Recensione di Luca Benassi
Credo sia esperienza di ogni lettore trovarsi di fronte a libri che hanno una spiccata esigenza di farsi prioritariamente questione letteraria agli occhi di critici consortili e pubblico disattento e assuefatto, e libri che offrono poesia come un pezzo di vita, a tratti bruciante, a volte regalata come il fiore più bello. I primi sono spesso inutili, i secondi necessari tanto per chi scrive quanto per chi legge. Mi vengono in mente questi pensieri mentre mi accingo a buttare giù qualche riga per Un’ossatura per il volo di Raffaela Fazio edito da Raffaelli editore, con una prefazione di Giovanna Rosadini. Non è un caso che Salvatore Ritrovato, il quale firma una sentita nota di commento che chiude il volume e che chiama in causa il suo essere critico e padre a un tempo, riferisca come il libro sia «tanto innocente quanto esigente». Si tratta in effetti di una scrittura esigente, in quanto necessaria, e innocente, perché senza infingimenti: l’autrice, alla soglia dei cinquant’anni, mette insieme un numero di testi dedicati ai figli David e Juliette uguale ai suoi anni, andando a raccogliere poesie pubblicate nelle raccolte precedenti, alle quali aggiunge un certo numero di inediti a chiusura del volume. Il libro si dipana in cinque sezioni che ripercorrono idealmente fasi e crescite, conquiste e gioie della relazione madre-figli, fino allo sboccio dell’adolescenza, senza tuttavia seguire tappe pediatriche o cronologie di sviluppo.
Che sia un dono per i figli ormai vicini a farsi adulti, un’esigenza personale di raccoglimento e meditazione o un’offerta al lettore di uno spaccato vitale e profondissimo di sé, non sta al sottoscritto stabilirlo, salvo raccogliere la necessità di un libro che si è andato componendo negli anni – nella gioia estrema, nella preoccupazione, nella fatica della cura – e che oggi trova un punto fermo editoriale per poi proseguire nella scrittura (così immaginiamo) di pari passo con la vita. Sono forse tutte queste cose insieme a rendere il testo tenerissimo (innocente direbbe Ritrovato) e incandescente nel raccontare l’esistenza che nasce e si sviluppa al di sopra e oltre il nostro tempo e le nostre possibilità, come racconta la poetessa nei versi che richiamano la lezione di Gibran dei figli che sono frecce lanciate verso l’ignoto di un domani dove non ci saremo: «Io sono legna e tu sei freccia./ Tu l’ago e io la stoffa./ Tu sei il colore che si proietta.»
Sbaglierebbe tuttavia chi vedesse in questo libro un semplice canto della maternità e della genitorialità dal quale invece Fazio si discosta evitando così il rischio di una facile e scontata retorica. È questo invece un libro sulla conoscenza e sull’amore (o meglio sull’amore che è la più alta forma di conoscenza) che si nutre della relazione e della reciprocità che si sviluppa e trova compimento nel passare delle stagioni. Si veda il testo del 2011, Di voi, di me, che apre il libro: «Forse un giorno scoprirete, miei bambini/ che non mi conoscete/ come si sa la storia di un paese/ i fiumi, la bandiera o i suoi confini./ E infatti di me esiste/ ciò che cambia/ davanti al vostro passo forestiero./ Non posso che esser questo/ per intero:/ tunnel di vento/ scavato e riscavato nel presente/ franoso e puntellato, opera d’arte./ Ma spero scoprirete, miei bambini/ la luce che ci unisce/ e senza forma/ dà forma/ a ogni stormire di stagione:/ non c’è altra conoscenza/ che l’amore.»
La prospettiva della poetessa è quella di una reciproca conoscenza che trova fondamento nella dinamicità del cambiamento attraverso il quale si cresce insieme. L’infanzia non è il territorio edenico nel quale si compie l’innocenza della fanciullezza e la gioia della maternità guardate con nostalgico romanticismo, bensì un luogo fatto di incontro e scontro nel quale si apprende insieme l’arte difficile del vivere e dell’amarsi. Tale mestiere, il cui tirocinio familiare sembra non terminare mai di fronte alle complicazioni della vita, è fatto di un continuo e fecondo scambio, di un sinallagma dell’affetto nel quale il genitore impara non meno dei figli: «Un graffio la picca/ che brucia sfrontata./ Corruccio. Litigio./ E un tempo di scarto./ In mezzo la porta./ Ma tu/ che hai quattr’anni/ ritorni. E sei nuova. Di sole./ Io aspetto che spiova/ coi piedi bagnati/ ché è lenta la stizza a passare./ Da te così devo imparare/ il colpo di tacco, il sorpasso/ che dice:/ rinasci/ qui, adesso.»
Il nocciolo del libro è tutto in questa fecondità del crescere insieme. Già il titolo – che rimanda a quelle strutture ossee dei volatili che per la loro leggerezza e fragilità consentono il volo – racconta di un formarsi interno e nascosto dei figli nella relazione con la madre e la raccolta nel suo complesso è il resoconto di questo fragile passaggio nelle tempeste della vita al termine delle quali ci si aspetta e ci si ritrova («Così dentro al silenzio/ ancora ascolto /la lotta che sferrate/ la burrasca/ sperando che finisca.// Tornate.// Ricordate:/ io vi aspetto.»). Si tratta di un volo essenziale posto su direttrici e contatori diversi: è il gioco della maturità della madre e dell’adolescenza dei figli che fiorisce, della condivisione che si fa apprendimento e dello scontro attraverso il quale determinarsi e diventare adulti. Raffaela Fazio osserva e attraversa tutto questo con leggerezza e profondità per regalare versi di una bellezza limpida in ogni fase di scrittura. Crescere – sembra dirci la poetessa – è osservare la vita da angolazioni diverse, per nutrire il rispetto che consente la scelta e allo stesso momento trovare l’orizzonte comune nel quale incontrarsi per scambiare lo sguardo o rimanere in silenzio. È questa la prospettiva dell’ultimo testo della raccolta Birdwatching che sembra aprire a un futuro fatto di libertà e legame a un tempo: «Ci appostiamo./ Voi tra i giunchi/ io su un piano./ È dal fianco del monte/ ch’io aspetto/ il levarsi di un segno./ Voi studiate/ lo stagno, chi scende/ a beccare l’insetto./ E poi a sera/ ci scambiamo gli appunti./ O restiamo in silenzio.// Forse un giorno/ quei voli diversi/ bucheranno la linea del tempo// fino a noi nuovamente./ E noi tre a guardarli/ a guardarci distanti/ ma uniti/ su uno stesso orizzonte.»
Non vi è dubbio come Un’ossatura per il volo sia un libro ancora aperto, un dono destinato a crescere con il lettore, come crescono i figli insieme all’amore della madre. Per adesso voliamo con questa pagine – fragili, innocenti e forti a un tempo – in attesa del futuro e della poesia.
* * *
Punteggiatura
Staccatevi un poco
perché vi metta a fuoco
perché vi legga col giusto respiro.
Al fiato insegnate il riposo
siatene il tempo sospeso
che rende
meno labile il senso
e il buio
più orecchiabile nota di fondo.
*
Ora di punta
Come in un’eterna
ora pendolare
in cui il corpo è sorretto
dal vicino
e superfluo
è perfino un appiglio
così anch’io rimango in piedi
grazie a voi
che vi moltiplicate
ogni giorno un pochino
e aderente
al vostro bisogno
mi tenete
non mi lasciate
spazio sufficiente
per uno scarto muto
che un po’ somigli
a un pensiero di morte
a una caduta.
*
Al mio risveglio
eri la carne con una fattezza
la mai esistita prima
l’indifesa l’esposta la tutta gettata
contro il mio esserci
che d’improvviso
si faceva presa
in altezza
del tuo esteso cadere
dentro al tempo stupito.
Da allora
in eterno
la mia notte
non è più una ma due:
alla più fragile e bella
non spetta il ritorno
perché è l’indizio l’inizio
del tuo giorno.
*
Lontano
Si vede ˗ già avvenuto ˗
il mutamento:
non l’attimo in cui accade.
A lungo sono stata
io il recinto
e il verde che vi offrivo.
Vi sento
vi sentivo
nel crescere del tempo.
Ma dove, quando il salto?
Il vostro corpo pare
venire da lontano.
Ignoro
così tanto delle strade
che vi portate dentro.
Mi scopro
ormai piccola misura.
E questo mi consola
perché posso fermarmi
finalmente
felice che la sosta
sia anticipo del Giorno
e non arresti
davanti a voi lo spazio
il passo che vi apre
a nuovi avvistamenti.
*
Il mio tempo
cammina sul crinale.
Ritenta l’equilibrio
tra gli opposti:
una valle nascosta lo precede
una piana gli succede
lo trascende.
Quando il mio tempo
pende
sul più azzurro versante
intravede
la sua stessa fine
il suo segno più in basso
come il rotolare
di un sasso
nell’erbetta nuova.
E nella vita
che senza me prosegue
forse un ricordo
di quel lieve
franare:
prova
in fondo
che oltre la morte
solo l’amore
è guardia di frontiera.
* * *
Raffaela Fazio (Arezzo, 1971) lavora come traduttrice a Roma, dopo aver vissuto dieci anni in diversi paesi europei. I suoi titoli universitari e post-universitari comprendono: lingue e politiche europee (Grenoble), traduzione e interpretariato (Ginevra), scienze religiose e arte cristiana (Roma). È autrice di due guide di iconografia cristiana: “Face of Faith. A Short Guide to Early Christian Images” (2011) e “La corona che non appassisce: l’escatologia nell’arte funeraria dei primi cristiani” (2020). Ha pubblicato varie sillogi poetiche, tra cui: “L’arte di cadere” (Biblioteca dei Leoni, 2015) con prefazione di Paolo Ruffilli; “Ti slegherai le trecce” (Coazinzola Press, 2017) con postfazione di Francesco Dalessandro; “L’ultimo quarto del giorno” (La Vita Felice, 2018) con prefazione di Francesco Dalessandro; “Midbar” (Raffaelli Editore, 2019) con prefazione di Massimo Morasso; “Tropaion” (Puntoacapo Editrice, 2020) con prefazione di Gianfranco Lauretano; “A grandezza naturale 2008-2018” (Arcipelago Itaca, 2020) con prefazione di Daniele Barbieri; “Meccanica dei solidi/ Solid Mechanics” (Puntoacapo Editrice, 2021) con prefazione di Paolo Ruffilli e postfazione di Giancarlo Pontiggia; “Un’ossatura per il volo” (Raffaelli Editore, 2021) con prefazione di Giovanna Rosadini e nota di lettura di Salvatore Ritrovato. Nel 2021 è uscito il suo primo libro di racconti come vincitore del primo premio Narrapoetando 2021, “Next Stop. Racconti tra due fermate” (Fara Editore, 2021). Si è inoltre occupata della traduzione dal tedesco di Rainer Maria Rilke, le cui poesie d’amore sono state raccolte in “Silenzio e Tempesta” (Marco Saya Edizioni, 2020), e della traduzione delle poesie di Edgar Allan Poe, riunite in “Nevermore. Poesie di un Altrove” (Marco Saya Edizioni, 2021). I suoi libri hanno ricevuto segnalazioni e premi in vari concorsi letterari. Fa parte lei stessa della giuria di due premi. Ha partecipato ad antologie, festival di poesia, letture collettive.
© Fotografia di Dino Ignani