Per Biancamaria Frabotta, di Stefano Bottero
Di Biancamaria Frabotta ricorderemo molte cose.
Ricorderemo gli insegnamenti, così densi della verità della lotta, del non accettare. Ricorderemo il pensiero critico, così preciso, così teso a scavalcare i limiti delle verità troppo facili, delle formule ingannevoli. Ricorderemo la devozione all’accademia, ai suoi studenti, ai suoi colleghi, ai corridoi enormi della facoltà di Lettere, allo studio della poesia. Ricorderemo gli occhi, così capaci di accantonare i cedimenti all’inopportuno, eppure così tanto aperti alla vastità del dolore degli altri. Ricorderemo la voce, così esile e profonda da far tremare le fondamenta stesse dei modelli secolari maschili, senza senso. Ricorderemo gli amici che ha perso, i dispiaceri che ha vissuto come tutti per lo sciogliersi dei legami – per lei, sempre, la cosa più importante. Ricorderemo i giorni di primavera, in cui la sua poesia ha fatto e fa danzare le coincidenze terrene fino a renderle spirito, ragione, parole di augurio, sentimento dell’eterno. Ricorderemo la lista delle cose non dette, infine, lasciate da parte per mancanza di tempo, occasione o spazio. Ricorderemo la scomparsa, così dolorosa, del due maggio scorso.
Poi dimenticheremo. Il tempo passerà su questi giorni e ne imbiancherà i dettagli. Biancamaria persona, Biancamaria amata, Biancamaria stretta a noi come maestra, rimarrà finché avremo forza e le forze, a poco a poco, vengono meno.
Rimarrà la sua poesia, grande. Unico dispositivo a trascendere i passaggi obbligati della memoria, rimarranno i versi. Ricorderanno noi – testimonieranno i suoi passi, il suo fiorire come donna.
Il suo essere stata, essere, guida di alcuni, poeta di tutti.