© Fotografia tratta da WordPress di Paolo Valesio

Paolo Valesio, “Il Testimone e l’Idiota“, (La nave di Teseo, 2022)

Nota a cura di Emma Pretti

Per inquadrare questo ultimo libro di Paolo Valesio si può ben parlare di poesia sperimentale e/o di opera dall’impianto drammaturgico, per la presenza di più personaggi codificati che dialogano, interagiscono, anche se in modi inattesi. Entrambe le definizioni già dal primo approccio di lettura, risultano fondamentalmente esatte: l’opera si delinea come palcoscenico con quinte che si aprono sui protagonisti ma inglobano anche una platea di lettori immersi in una messinscena che fonde una tecnologia portatrice di voci fuori campo e nel contempo funziona da collante per sperimentazione e tradizione, inquadramento metatestuale e dialogo interiore, dove la coscienza e la presa di coscienza delle cose, sulle cose, si mantiene come fulcro di un meccanismo che muove drammaturgia e dramma dell’interrogazione inesausta.

Per la sua struttura inusuale credo di potermi spostare su un terreno altrettanto inconsueto, soprattutto se affiancato a un’opera letteraria: considero un po’azzardato, ma non del tutto errato, parlare anche di poesia ologrammatica. Si potrebbe obbiettare che l’ologramma riguarda quasi essenzialmente l’immagine e la visione e non ha niente a che vedere con la scrittura; tanto più che all’interno dell’opera di Valesio immagini e descrizioni sono ridotte al minimo e anche i luoghi, meticolosamente nominati al termine di diverse composizioni, sono trattati alla stregua di cartelli stradali. Scelte funzionali alla decisione di tener lontano il lirismo per portare avanti un discorso sostanzialmente meditativo. Valesio però ci presenta in modo dettagliato dei personaggi che si muovono in alternanza e interagiscono, abbiamo quindi delle presenze che man mano si fanno sempre più vive e vivificate dalle loro meditazioni, raccoglimenti, rispecchiamenti con il reale, da cui a loro volta creano un’ulteriore realtà mentale dove l’autore inserisce domande esistenziali e/o teologiche, oppure banalmente e volutamente qualunquiste : «…adesso non ricorda nulla/eccetto una specie, come/ una divisione in zone senza che fosse chiaro/di quale territorio si trattasse/dentro il continente dello spirito…».

Di presenze parliamo, cadute accidentalmente nel buio di un mondo trasparente, da cui scaturiscono delineate su un fondale dalla consistenza di vetro, fluttuano tra avvicendamento, interrogazioni e dubbi, scavi in se stessi, definendosi in rilievi tridimensionali: esterno/interno e l’atto giudicante di entrambe le dimensioni.

Specie nella seconda parte si fanno avanti due elementi femminili: una indubbiamente reale, l’altra solo supposta, presenze eteree, inafferrabili, entrambe incorporee, assolutamente funzionali alla tessitura  astratta dei dialoghi, che fungono da trama e ordito.

All’interno di un’architettura essenzialmente astratta, Valesio inserisce coraggiosamente l’espressione della scrittura creativa, che abbattendo pareti e barriere, permette di aprire a una realtà multidimensionale e pluristratificata. Il fatto che la protagonista femminile parli con i due personaggi senza apparire ma solo per posta elettronica o per telefono, avvicina a quella tecnologia capace di creare presenze virtuali, simultaneamente inafferrabili e reali. Il lettore si trova di fronte a una realtà interiore aumentata, quasi prismatica, e su questo fronte il discorso legato a una poesia ologrammatica trova una sua giustificazione.

Il principio della tecnica ologrammatica combina molte prospettiva diverse di un’immagine che prende vita dall’insieme di informazione che si hanno su di essa. La sua presenza nasce dalla combinazione di molte prospettive; così è la realtà, il suo apprendimento nella complessità. Un sistema ologrammatico mette in luce sistemi complessi, nel caso specifico dell’opera in questione, uno sviluppo di pensieri, riflessioni e interferenze.

Elaborare un concreto pensiero ologrammatico significa nel complesso considerare le parti dentro il tutto e il tutto dentro le parti.

Concludendo, è facile notare come nell’opera la poesia ologrammatica di Il Testimone e l’Idiota, si spinga verso una realtà aumentata, anche se nella fattispecie parliamo di una realtà interiore ampliata.

Non a caso nella sua prefazione al libro Alberto Bertoni parla di opera mondo come di uno spazio compositivo dove Valesio fa confluire le numerose direttive della sua produzione creativa e letteraria, che attraversano retorica e politica, teoria e mistica, dialogo interiore dispiegato senza freni verso un pensiero critico dalla vasta visuale temporale, spaziale e intima, polverizzando ogni residuo di lirismo.

Al contrario dal punto di vista tematico l’autore prosegue, servendosi di queste innovazioni formali – ma talmente radicate al contenuto da risultarne le uniche possibili – nel suo percorso incessante di interrogazione della coscienza attraverso riflessioni puntate un po’ ovunque e ovunque cada l’occhio e il pensiero del personaggio, domande seguite da riflessioni che sfociano in altrettante domande scagliate come “dardi” poetici puntati dovunque cada l’occhio e il pensiero dell’autore, possiedono l’urgenza di ricevere dall’esterno, dentro il silenzio di una coscienza che definirei insonne – col carico di ansietà proprio dell’insonnia – una risposta altrettanto interlocutoria così da esserne continuamente stimolate. Il mutismo ostinato della realtà, o meglio, la sua scorza opaca incalza, sprona l’io poetico a non fermarsi, ma indagare scrutando le labili apparenze di una tangibilità illusoria, le sue permeabili apparizioni, le fumose presenze da cui attendiamo epifanie, scaviamo cercando significazioni, conservando la speranza che ci conduca a una, seppur parziale, rivelazione.

 

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Paolo Valesio è poeta, narratore e critico, nasce a Bologna dove si laurea. Ottenuta in seguito la libera docenza, Valesio si trasferisce negli Stati Uniti, dove insegna a Harvard, New York University, Yale e attualmente alla Columbia University nella città di New York, dove è titolare della Cattedra “Giuseppe Ungaretti” in Letteratura Italiana. Egli dirige la rivista Italian Poetry Review presso la Italian Academy for Advanced Studies in America (situata nel campus di Columbia), e collabora a riviste e giornali italiani. Oltre a numerosissimi saggi, articoli, racconti e poesie sparse, Paolo Valesio ha pubblicato diciassette libri di poesia, due romanzi, una raccolta di racconti, e cinque libri di critica. Ha inoltre messo in scena un suo atto unico, e collaborato alla messa in scena di due opere teatrali tratte da due sue diverse raccolte di poesia. Da vari anni, Valesio è impegnato nella scrittura di cinque romanzi-diari, paralleli ma diversi, che costituiscono una Pentalogia narrativa ancora inedita (a parte alcune anticipazioni su riviste) e comprendente a questo punto  piu’ di 20.000 fogli manoscritti.

 

Emma Pretti risiede in provincia di Vercelli. Collabora con numerose riviste italiane e straniere con poesie, traduzioni, recensioni e racconti. Suoi testi poetici sono presenti nell’antologia Giovani poeti nati dopo il ’50, diretta da Edoardo Sanguineti e curata da Adriano Spatola. Il suo primo libro di poesia, Assurde presenze perfette, è del 1995 (Giardini editore). In seguito ha pubblicato Battaglie nane e la raccolta di poemi Viaggio da Ovest a Est (Istituti Poligrafici Internazionali – Pisa). Nel 2002 Economia del bosco (Caramanica Editore), A Caccia in paradiso, Edizioni Joker 2005 e la raccolta di liriche I giorni chiamati nemici edita dalla Società editrice Fiorentina (SEF) nel febbraio 2010, che apre la collana “Ungarettiana” diretta da Paolo Valesio e Alessandro Polcri. La raccolta è alla sua seconda edizione. A febbraio 2014 ha pubblicato Un guaio che non è stato preso in esame, Società Editrice Fiorentina (SEF), finalista al Premio Carver 2014. Suoi racconti sono apparsi sulle riviste Italian Poetry Review e Le colline di Pavese. Nel 2010 ha vinto il concorso indetto da Puntoacapo Editrice “La Vita In Prosa” con il racconto Randagi. È presente su samgha.wordpress.com con l’articolo Confidiamo in Discovery Channel, il poemetto Seneca nell’ora più quieta e altri racconti. Cura il blog emmapretti.wordpress.com. Nel 2017 pubblica presso Genesi il libro Modalità silenziosa.

 

 

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