La Storia è nelle cose
La Storia è nelle cose che permangono
oltre il tragitto di una singola vita
e lungo un tempo di scomparsa
delle esperienze comunitarie e civili.
Gli umani hanno nel sangue la morte.
Il meccanismo chimico è la sottrazione,
ogni giorno un giorno in meno.
Da qui gli spasmi contrattivi dell’attesa.
L’obolo da versare per raggiungere la luce
che ogni fede indica oltre la soglia
è l’abbandono delle fragilità della mente.
Nel mistero delle visioni perdute
si innestano le poche gioie vissute.
Si tende a porre fondamenta d’immortalità,
per riparare all’inesorabile scienza caduca.
Resta soltanto un’ipotesi: la speranza.
Spezie
Eucalipti e rose balbettano al tramonto
d’oro rosso all’orizzonte che ci è addosso.
Lo sciabordio ci stordisce di salsedine.
Nell’imbrunire che s’avventa sui bagnanti
cantano motivi antichi come scialli di seta.
Nel cielo si rincorrono mulinelli di stelle.
Sono forse, questi, odiati stereotipi?
Allora sono inesistenti anche quei tunisini,
padre e figlio, invecchiati troppo in fretta,
per falsa ignominia agli occhi di chi odia.
Sotto questo involontario cielo straniero
cercano riscatto dentro una tenda
fissata a terra e alle ruote di un’auto,
ai margini del sentiero adiacente al mare
sconfinato e freddo di Sciacca.
Domani la tenda come miracolo sarà
un gazebo ripieno di stoffe luccicanti.
Dal padre al figlio scorre la scienza di vita.
il giovane accetta i consigli e sogna,
sogna di tornare ancora agli intimi rumori
di sottofondo alle spezie della medina
nella Tunisi rutilante di clacson stonati.
che mai potrà scomparire dalla memoria.
Gli volteggia un pensiero dolce e vero:
la civiltà è quel viso di donna che si ama
non ciò che si vede e non si può prendere.
La sconfitta invisibile
Le parole del mondo cadono a grappoli,
riempiono i continenti fatiscenti,
umiliano il silenzio dei diseredati.
Dilaniato da molti poteri contrastanti
l’universo si dilata o si restringe
sotto i colpi di bengala delle false libertà.
Esplodono i temporali dello spirito
in attesa di improbabili palingenesi.
Gioca facile l’illusione di successo
nel cratere bollente di domande inevase.
Dove viene tessuto il mistero delle
trame invisibili che straziano
le speranze di riscatto dai soprusi?
Certo, la ragione ha avuto buon effetto
per secoli illuminando le sorti,
e tutti gli dei straziati da Titano
hanno infine rinunciato ai loro vezzi,
sono scomparsi senza lasciare recapiti!
Uomini e donne vaganti nelle scelte
non hanno saputo trovare le strade,
si sono persi nell’incertezza dei desideri,
e si sono sorpresi sudditi di tiranni.
Le verità sono molte e confondono.
Gli inermi, i pazienti, i vergognosi,
si sono fermati nella valle del nulla.
Un gruppo si è spinto nel deserto.
Sopravvivono di sole, serpenti e rari sterpi.
Indisturbati e miti nelle loro solitudini,
hanno scoperto un dio che ascolta e non parla.
I capitoli della loro storia sono semplici,
raccontano vicende di rinascenze
mentre la terra inospite li smentisce.
Cose di ieri e di oggi, molto somiglianti.
Segnali di un tempo dubbio negli spazi,
finzione di realtà senza logici sensi.
Io, singolo esemplare in cerca di amici,
sono testimone delle ere cicloniche
che non hanno insegnato le convivenze,
e dell’attesa della risolutiva evoluzione.
Notizia sull’autore
Ottavio Rossani (Sellia Marina, 1944), vive a Milano, dove si è laureato in Scienze Politiche e sociali all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Poeta, scrittore, pittore e regista teatrale. Giornalista – 40 anni al Corriere della Sera – ha viaggiato come inviato speciale nei vari continenti e ha incontrato potenti e umili negli ambiti della cultura, della politica, della cronaca. Ha scritto poesie, saggi storico/letterari, racconti.
Ha pubblicato le raccolte di poesia: Le deformazioni (1976), Falsi confini (1989), Teatrino delle scomparse (1992), Il fulmine nel tuo giardino (1994), Hogueras (1998), L’ignota battaglia (2005), Riti di seduzione (2013), Soverato (2019) e La luna negli occhi (2019; premio Camaiore 2020); i saggi: L’industria dei sequestri (1978), La tragedia italiana da Sossi a Moro (1978), Leonardo Sciascia (1990), Le parole dei pentiti (2000), Stato società e briganti nel Risorgimento italiano (2002); il racconto storico: Servitore vostro humilissimo et devotissimo (1995).
Attualmente collabora su quotidiani, riviste e siti web, con editoriali sociopolitici e con articoli di critica letteraria, in particolare con “il Quotidiano del Sud”. Dal 2007 èresponsabile del blog POESIA sul Corriere della Sera on line (poesia.corriere.it)