“Ora ti offro la brace della mia pena”, le poesie scelte di Maria Liscio

A cura di Piergiorgio Viti

Di Piergiorgio Viti

C’è, nel dettato poetico di Maria Liscio (Orta Nova 1921- Perugia 2021), una vocazione alla chiarezza, alla non fraintendibilità del messaggio; questo nitore, questo dire senza orpelli, rappresenta l’atto di coraggio di una donna che, tramite la poesia, sembra voler riscattare il ruolo arcaizzante a cui la donna stessa è spesso consegnata, emanciparsi, insomma, dalle convenzioni sociali che talora impone la provincia italiana, e non solo, a una donna, per di più scrittrice. Essere donna, vuol dire invece, per Maria Liscio, essere parte integrante, non marginale, di una società; così come essere poeta vuol dire rivolgersi a tutti usando democraticamente la lingua di tutti, evitando quindi fingimenti o astrusi orfismi. Tali notazioni, fornite in apertura, mi sembrano imprescindibili se ci si vuole avvicinare all’opera della Liscio, vieppiù se si guarda al dato biografico: Maria Liscio, proveniente da una famiglia di illuminata borghesia, ha frequentato l’università, si è laureata ai tempi della Seconda guerra mondiale e ha partecipato attivamente, nel 1946, al voto, per poi approdare all’insegnamento; inoltre, è stata parte integrante del movimento femminista e ha contribuito, appunto uscendo dalle convenzioni sociali della donna “angelo del focolare”, alla vita culturale di Perugia, dove era arrivata, partendo dalla Puglia, da ragazza, organizzando letture e conferenze, in particolare con l’associazione “Il merendacolo”, dove spiccava la presenza di un altro ragguardevole poeta, Walter Cremonte. Insomma, qui più che altrove, vita e opera coincidono, in una simbiosi che è specchio riflesso di una poesia limpida, asciutta e degna di assoluta considerazione; il libro uscito per Arcipelago Itaca, “Poesie scelte”, con la cura di Piergiorgio Viti, è la summa di questo percorso poetico e di vita.

NELLA CASA

Mi parve che ci fosse
tanto calore in te
da poterne scaldare
tutta una vita.
E invece non era che una vampa
rapida,
fatua fiamma
se appena annotti.
Ora ti offro la brace
della mia pena,
quella pietà
di cui non sei capace
e poso la mia mano
sui tuoi occhi inquieti di scontento.
Cruccioso inamovible
rifiuti il dono.
Siamo
in una casa di strette mura
a girarci
come mondi
ciascuno per un’orbita lontana.

NON LO SAPEVA

La giovinezza dai caldi capelli
rivolta all’età stanca disse:
Rassegnati  Lo disse con protervia
ma quella non si sdegnò
Si era rassegnata sì
pure si vedeva tal quale era stata
in quella guancia in quel gesto
regale di baldanza   Era lei (era stata)
quell’arroganza
quel flutto prorompente ridente
lei quella! In lei viveva
anche se l’altra – no –
non lo sapeva

ALL’ELBA

Velelle – ci dice il marinaio – noi
le chiamiamo velelle
Le piccole meduse blu
che hanno al centro dell’ovale
come una vela alzata trasparente
Portate dalla corrente
sono a migliaia e migliaia
e sono niente:
così presso la riva
non possono che morire
abbassano la vela
si appiattiscono
nella loro agonia    blu
più del mare

Dalle “Poesie scelte” di Maria Liscio (Arcipelago Itaca, 2024)

Foto di copertina di Anna De Lauretis

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Raccolte di poesia:
Sopra i silenzi, Rebellato, Padova 1973, Guerra, Perugia 2009
Ichnusa, Rebellato, Padova 1975
Per frammenti di giorni, Lalli, Poggibonsi 1987
La parola, Campanotto, Udine 1993
Come un’inettitudine, Amadeus, Padova 1995
Cono d’ombra, Guerra, Perugia 1999
Resistenza del mezzo, Guerra, Perugia 2001
In corpi da commiato, Guerra, Perugia 2004
A te, di là da venire, Guerra, Perugia 2006
L’ora tarda, Guerra, Perugia 2008
Poesie scelte, Arcipelago Itaca, 2004
Prosa
Infanzia, toccata e fuga, Guerra, Perugia 2009