Marco Mittica – Inediti

Marco Mittica (Chivasso, 1982) vive e lavora in provincia di Torino. Collabora con alcune realtà culturali nazionali ed è socio benemerito della Fondazione Leonardo Sinisgalli di Montemurro. Alcune sue poesie sono presenti in antologie, riviste e blog letterari (tra cui: La morte per acqua; Inverso – giornale di poesia; Poeti Oggi).

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IL POZZO DI CRIZIA

 

Attorno al pozzo di Crizia
non si ozia più: verrà
chiuso domani, di comune
accordo con Timeo, al quale
Proteo ha predetto in sogno
il ripetersi di una catastrofe
passata. Se fosse ancora vivo
riderebbe dell’oracolo…
Ma i morti non ridono: mangiano
fave e malva in silenzio, parlano
al buio, non temono biliorse.

Fu forse
contro atei e pagani che Orosio scrisse:
“Atalante aderente a Locri ed attaccata
alla terra fu dal repentino impeto del
mare scavezzata e ridotta in isola fu
desolata”.

CHAMPOLLION A TORINO

 

Sotto le sette punte di luce
davanti al tempio di Hathor
un uomo del sesto nomo
traccia i confini dello scavo:
Io reggo il paletto faraone
in un deserto d’erba falba
e così per cinquanta volte
si compie il rito di Dendera
Stringo la corda di misurazione
con Seshat. Rivolgo i miei occhi
ai movimenti delle stelle:
In questa scacchiera la Dea
ritrova la sua preghiera

Passeggiando per Père-Lachaise
mi sono ricordato che
“la strada per Menfi e Tebe
passa da Torino”: rendo
fermi gli angoli del tempo

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L’ULTIMO EMIGRANTE

 

Ho perso il mio uovo nel toromiro!
Gli otto squali increduli hanno sospeso
il raro banchetto per sghignazzare
con la sterna fuscata e la mia anima
è frustrata, vaga tra i petroglifi
atri di Orongo – la folla infestante
attende il Tangata manu voltandomi
le spalle – gli elasmobranchi arenati
si scompisciano ancora. Ma tu ordinamelo
Ko Te Riku ed io tornerò domani
a fare il sovescio dei Moai delle
altre tribù. Poi inevitabilmente
so che mi toccherà partire: solo
allora mi ricorderò del sogno
di quell’uomo, quel vecchio Makemake
che vive tra Chiuduno e Vitorchiano.

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METRO A DIREZIONE ANAGNINA

 

Salendo a Cornelia, e volendo andare
a San Pietro, bisogna scendere a Ottaviano.
Se ti addormenti rischi di svegliarti
a Furio Camillo, con le oche starnazzanti
nella testa e urlando al controllore:
Non auro, sed ferro, recuperanda est patria!
Il sonno fa brutti scherzi il 3 agosto, con l’afa
che ti annebbia i ricordi, la memoria – i bagordi,
la baldoria di ieri a Testaccio.
Sta di fatto che Brenno si è preso Roma
e passeranno millenni prima che accetteremo
che le monete vengano coniate col ferro,
a nulla valendo il monito di Giunone
né di tutti gli altri dei.
Nel frattempo, al ritorno, non ricordo più
cosa devo prendere da Cornelia per tornare
a Casetta Mattei.

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SECONDA CLASSE

 

Tu dici che i tuoi avi erano guelfi bianchi
con Dante e non ignavi come invece sostenne
tra i banchi delle medie il supplente di mate
Appoggiata sulle sedie guardavi dalla finestra
quelle forme chiare alla stazione di Picerno
Ricordo la tua maglia la gita sull’Averno
mentre io ti leggevo Beppe Salvia – venne
un veltro poi un altro – e ancora millantando
l’ascendenza mi dicevi: “Anche mio padre
è nato a Potenza nel ’54”