© Fotografia di Peter Clark

Golnoosh Nour – “Impure Thoughts” (Verve Poetry Press, 2022)

Traduzione di Piero Toto in esclusiva per Atelier Poesia

Dogs Masquerading as Wolves

 

I was not cursing, but cruising

looking for a boy

ethereal and deranged

as you, for this danger is easier than confessing,

‘I miss you,’ or ‘I’m sorry I hurt you,’ or worst of all

‘You hurt me,’ yes, it is my portentous pride, my

anaemic violence, the arrogance of my flesh, this glass

shield of mine will eventually cut me – a happy ending –

my head is full of death already.

 

 

Cani mascherati da lupi

 

Non bestemmiavo, gironzolavo

alla ricerca di un ragazzo

etereo e squilibrato

come te, perché è più facile un pericolo del genere che confessare

“mi manchi” o “scusa se ti ho ferito” o peggio ancora

“Mi hai ferito”, sì, è il mio orgoglio portentoso, la mia

anemica violenza, l’arroganza della mia pelle, il mio scudo

di vetro finirà per tagliarmi – un lieto fine –

in testa ho già un fiume di morte.

 

 

*

 

 

Cemetery

Always, I end up in ruins, no

matter where I start; I must

be taking the wrong pills, the

wrong boys, the wrong schedules; I

must’ve said yes to a murderous tendency.

 

The ruins might be warm or cold, I prefer them

hot, so I can sweat all my urges that are choking me

          a serpent around my neck – I don’t think I

am even breathing correctly. Mother should’ve killed

me when I was a foetus, not when I was a teen.

 

Mother! I’m still bleeding, why can’t you hear me

scream? Listen to my blood, and it will

confess what we’ve done wrong.

 

 

Cimitero

 

Finisce sempre in rovina, non

importa da dove parta; forse

scelgo le pillole sbagliate, i

ragazzi sbagliati, i programmi sbagliati; devo

aver assecondato una tendenza omicida.

 

Le rovine possono essere calde o fredde, io le preferisco

calde, così posso smaltire tutte le pulsioni che mi soffocano

          un serpente intorno al collo – non credo nemmeno

di saper respirare. Mia madre avrebbe dovuto

uccidermi quando ero ancora un feto, non da adolescente.

 

Madre! Qui sanguino ancora, perché non senti

le mie urla? Ascolta il mio sangue, confesserà

le nostre colpe.

 

 

*

 

 

Of Rumours and Regrets

 

The rumours are often correct

I was born with regrets. The largest one:

In that sizzling café: when he stretched his neck towards me

over our table so I’d smell his cologne (something Noir, in fact I

remember the exact brand, but this is not a perfume advert, it is a

poem, or at least it is begging to be one) when he threw his neck at

me to smell it/ him, I should’ve kissed it!

The scented throat of his, my lips full of quivering hysterics

a kiss of mine might’ve slashed his throat but

it would’ve been worth it.

And this revelatory regret only comes to me

a week a month a year after the lost moment when

I’m in the bath, dirty and sick like

a drugged-up visionary.

 

 

Di dicerie e rimpianti

 

Spesso le dicerie sono fondate

Sono nata in preda ai rimpianti. Il più grande:

In quel torrido caffè: quando lui seduto al tavolino allungò il collo

verso di me per farmi annusare la sua colonia (qualcosa tipo Noir, anzi ricordo la
marca esatta, ma qui non si fa pubblicità a un profumo, è una poesia, o almeno ci
prova ad esserla) quando allungò il collo per farsi/farmelo annusare, avrei dovuto
baciarlo!

La sua gola profumata, le mie labbra cariche di fremiti isterici

un mio bacio avrebbe potuto tagliargli la gola ma

ne sarebbe valsa la pena.

E l’epifania di questo rimpianto mi arriva solo

una settimana un mese un anno dopo il momento perduto

nella vasca da bagno, io sporca e malata come

una tossica visionaria.

 

 

*

 

 

Towards Gods

 

I turn my mouth into a wound

my eyes into the moon

before leaving the nest

 

one never knows what urges

await our surrender

and what desires our permission

 

but I am the only one I contradict

by carrying myself from one battle

to the next, I am tired and obscene

 

trembling through my shameless

powers, painful and impure

in my godless quest for purity

 

 

Verso gli dei

 

Trasformo la mia bocca in ferita

gli occhi in luna

prima di lasciare il nido

 

non si sa quali pulsioni

attendano la nostra resa

e quali desideri il nostro assenso

 

ma io sono l’unica a contraddirmi

trascinandomi di battaglia

in battaglia, sono stanca e oscena

 

e tremo attraverso i miei poteri

spudorati, sofferente e impura

nel cercare una purezza senza Dio

 

 

*        *        *

 

 

 

 

*        *        *

 

 

Golnoosh Nour è una poeta, scrittrice di prosa e docente universitaria iraniana residente nel Regno Unito, dove insegna letteratura e scrittura creativa. La sua raccolta di racconti The Ministry of Guidanceand other stories (2020) e la sua raccolta di poesie Rocksong (2021) sono state entrambe selezionate per il premio Polari. Le poesie qui pubblicate sono tratte dalla sua ultima silloge IMPURE THOUGHTS [PENSIERI IMPURI] (2022). Attualmente Golnoosh sta lavorando a un’altra raccolta di poesie incentrate sul tema del desiderio.

 

 

Piero Toto è un poeta bilingue residente a Londra, dove lavora come traduttore dall’inglese e come senior lecturer in traduzione presso la London Metropolitan University. In Italia ha pubblicato la silloge tempo 4/4 (Transeuropa Edizioni, 2021), segnalata al Premio Internazionale Mario Luzi 2021. Sue traduzioni dall’inglese e inediti in italiano sono rinvenibili su «Atelier», «Interno Poesia», «Laboratori Poesia», «Menabò online», «La Repubblica» e «Queerographies». Le sue poesie in lingua inglese sono apparse su riviste e blog letterari britannici e internazionali. Twitter/Instagram: @pierototoUK. 

 

 

© Fotografia di Peter Clark