© Fotografia di Sergio Racanati

Giulia Niccolai, una testimonianza dal film “Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia”

Di Sergio Racanati. A cura di Massimo D'Arcangelo.

 

         Ascolto e riascolto la tua voce, le tue voci. Sono nel mio studio a Bisceglie. In uno dei miei studi qui a Bisceglie, in un luogo affascinante di fronte al mare, con un trullo, dei camper e un grande orto. In realtà è la dimora di una delle mie migliori amiche, Chicca, che sta realizzando il suo sogno. Creare un eco-villaggio. Uno spazio/tempo fuori dalla frenesia urbana e fuori dalle maglie del sistema dominate.

 

SERGIO RACANATI nel suo studio presso IL TRULLALLERO di Chicca Di Terlizzi, ottobre 2024, photo Chicca Di Terlizzi, courtesy archivio CAPTA
SERGIO RACANATI nel suo studio presso IL TRULLALLERO di Chicca Di Terlizzi, ottobre 2024, photo Chicca Di Terlizzi, courtesy archivio CAPTA

 

         Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia è il titolo del mio film d’artista realizzato nell’aprile del 2022 con Manuela Gandini, dedicato a Giulia Niccolai (Milano, 21 dicembre 1934 – Alassio, 22 giugno 2021), protagonista della neoavanguardia artistica e letteraria italiana, attiva a partire dagli anni Cinquanta, prima come fotogiornalista, poi come poetessa, scrittrice, artista verbo-visiva, traduttrice, monaca buddista. Legata alle esperienze più avanzate della sperimentazione poetica del Gruppo 63, Niccolai è redattrice di «Quindici» (1967-1969), fucina di elaborazione critica e politica diretta da Alfredo Giuliani, poi da Nanni Balestrini, a cui collaborano alcune tra le menti più brillanti dell’epoca. Nel 1972 fonda con Adriano Spatola TAM TAM.

 

          Linee/tratteggi di memoria, tracce/bagliori indelebili di scrittura. Ricordi ‒ quasi sogni ‒ abitati e costellati da nomi, volti, corpi che intrecciano storie, racconti, comunità. Conosco Giulia per le sue scritture, da quando avevo 16 anni e comprai per un puro errore il suo GREENWICH. Ero convinto fosse un libro sulla storia della cittadina inglese perché quell’estate l’avrei visitata. Un trip inenarrabile: un libro di poesia con versi, completamenti sussunti dall’atlante fisico e politico, con nomi di fiumi, laghi, montagne, paesi e città, uniti da assonanze/dissonanze. Una creazione di nonsense di grande musicalità e profondità.
Il film non ha nessuna presunzione di ricostruire la biografia di Giulia, né la sua bibliografia, né tanto meno la scansione temporale delle sue meravigliose fotografie.

 

         Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia è frutto di una mia visione avvenuta quando è salita sul palco del Teatro Out Off per il centenario della nascita di Joseph Beuys, invitata da Manuela Gandini che curava una sezione di cinque giorni di azioni, incontri, performance e talk da pubblicare on-line. Conoscevo Giulia per la sua poesia-visiva, essendo particolarmente attratto dalle avanguardie e dalle neo-avanguardie. Questo è il legame più intrinseco che avevo con Giulia. Per me la scrittura si configura come un’indagine intorno ai meccanismi discorsivi che danno forma all’esperienza sociale e politica contemporanea e alla questione dell’archeologia del presente in cui le narrative irrisolte costituisco i frammenti di un discorso sull’impossibilità di vivere il tutto e si consegnano come reperti archeologici al nostro stesso tempo presente.

 

MANUELA GANDINI, GIULIA NICCOLAI, SERGIO RACANATI sul set del film/opera in casa di G. Niccolai, giugno 2021
MANUELA GANDINI, GIULIA NICCOLAI, SERGIO RACANATI sul set per film/opera in casa di G. Niccolai, giugno 2021

 

         Il film cerca di ricucire le vicende singolari nella storia letteraria italiana, della cultura e del clima degli anni sessanta e settanta e storie private di amicizie e relazioni senza mai cadere nella dimensione documentaristica.
È un possibile ritratto di Giulia, nella sua meraviglia di donna. Donna con fascinazioni multiple. Giulia con la macchina fotografica. Giulia con la tastiera della macchina da scrivere, poi con il computer. Donna e monaca tibetana. Giulia dal sorriso smagliante, dalla gioia di vivere la meraviglia della vita, degli incontri, delle possibilità.

 

          È un film di prossimità, mi piace autodefinirlo così. Un film interamente girato sorseggiando dell’ottimo tea caldo in preziosa compagnia di Manuela Gandini che conosceva Giulia da tanti anni, avendo fatto insieme molte conferenze, convegni, lecture, trasmissioni radiofoniche. Manuela e Giulia sono legate da una grande forza, della pratica e insegnamento Buddista.

 

sul set Sergio Racanati per il film con e di Giulia Niccolai, foto di Manuela Gandini, 8 giugno 2021
sul set Sergio Racanati per il film con e di Giulia Niccolai, foto di Manuela Gandini, 8 giugno 2021

 

         Ho trascorso e condiviso con Giulia e Manuela ore strepitose nella sua casa in Via San Michele al Carso 18, a Milano. Ore di sospensione dal tempo/spazio mentre fuori la città di Milano cercava di risvegliarsi dal lockdown del Covid19.
Il film è interamente girato all’interno delle mura domestiche di Giulia. E’ un film in presa diretta. Una lunga chiacchierata tra amici intorno al tavolo della sala.

 

Still tratta dal film "Vuoto: geografia di un sentimento di un'insolita ragazzaccia" di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA
Still tratta dal film “Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia” di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA

 

         La scena è tutta occupata dalla grande e straordinaria eleganza di Giulia seduta alla sua sedia davanti alla libreria con in cima due sue opere di poesia visiva di estrema contemporaneità.
Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia inizia con Giulia che mi apre la porta della sua casa, e con voce decisa esclama: <<Weilaaaaaa, eeeeee stavi facendo il film già!>>

 

Still tratta dal film "Vuoto: geografia di un sentimento di un'insolita ragazzaccia" di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. archivio CAPTA
Still tratta dal film “Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia” di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. archivio CAPTA

 

          Poi ci ritroviamo a sfogliare le fotografie di quando era bambina e ragazza. Una modernità assoluta, un bianco e nero attualissimo. Freschezza eterna.

 

Still tratta dal film "Vuoto: geografia di un sentimento di un'insolita ragazzaccia" di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto: archivio CAPTA
Still tratta dal film “Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia” di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto: archivio CAPTA

 

         Con Manuela, intorno al tavolo e l’obbiettivo aperto della mia Canon EOS 5D, abbiamo parlato dei suoi viaggi, del suo vissuto, della sua vita privata e pubblica. Inizia il racconto del suo giro per l’Italia con una macchina fotografica. Su un’autovettura, arriva dal Nord al Sud per comporre un ritratto del Paese appena uscito dalla guerra.

 

Still tratta dal film "Vuoto: geografia di un sentimento di un'insolita ragazzaccia" di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA
Still tratta dal film “Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia” di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA

 

         Poi fotografa in America l’età dei Kennedy, in particolare Robert; ritrae Castro alle Nazioni Unite e gli altri politici dell’epoca. Abita da un amico che ha condiviso la casa con Stanley Kubrick, glielo presenta e lei lo ritrae; poi va ad Harlem. Ritorna in Italia e fotografa la Milano degli anni Sessanta, la Roma di Fellini, Giosetta Fioroni, Alberto Arbasino e tanti e tante altre.

 

         Il film, ovvero i racconti di Giulia sono un continuo spiazzamento. Sono dei repentini cambi di luoghi, di tempi, di storie, di scenari. Una vera meraviglia!
Narrazioni di un mondo che non sarà più replicabile. Con Giulia se ne va uno dei personaggi più straordinari della cultura italiana, defilato, non appariscente, ma certamente uno dei più originali, profondi e consapevoli.

 

Still tratta dal film "Vuoto: geografia di un sentimento di un'insolita ragazzaccia" di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto: archivio Capta.
Still tratta dal film “Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia” di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto: archivio Capta.

 

         Ad un certo punto mi sono trovato catapultato nel Sessantotto: la sfera politica divorava la nuova letteratura avanguardista. Giulia intraprende un altro percorso, un’altra strada. A Roma conosce un giovane poeta, Adriano Spatola. Grazie ai suoi racconti sono entrato nelle bolle dell’iperuranio, nella non fine, della potenza di Spatola, compagno di vita di Giulia per anni.

 

         La narrazione continua, con l’obbiettivo della Canon aperto, giungendo al capitolo di Mulino di Bazzano. Siamo nel 1972, nel pieno della bagarre politica, Giulia insieme a Corrado Costa e Adriano Spatola, fonda la rivista TAM TAM. Qui il clima ‒ afferma Giulia ‒ è veramente caldo. Effervescenza e creatività allo stato puro. Si stampano libri e libretti e si riunisce tutta una generazione di scrittori e poeti che continua l’esperienza della poesia sperimentale degli anni Sessanta.

 

         A Mulino di Bazzano, Giulia scrive poesie, e sono “poesie concrete”: è il momento della poesia visuale che si rifà alle avanguardie del Novecento, ma anche agli sperimentalismi americani degli anni Cinquanta. TAM TAM diviene realmente un centro attivo di cultura: si crea e si stampa la poesia fuori dagli schemi e dai modelli letterari tradizionali. Si scopre, si pratica un nuovo modo di scrivere in versi e in anti-versi, aprendo, spalancando e illuminando nuove strade alla letteratura underground italiana.

 

Still tratta dal film "Vuoto: geografia di un sentimento di un'insolita ragazzaccia" di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA
Still tratta dal film “Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia” di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA

 

         Con apparente leggerezza, Giulia ha raccontato delle sue profonde amicizie con Manganelli, Balestrini, Costa e Villa.
Ad un certo punto, nel film si vede aprire una cassettiera. Avevo desiderio di vedere e toccare con mano la sua poesia visiva nella forma di opera d’arte: sono entrato dentro quella scrittura, dentro le trame del suo poetare.
Sembravano realizzate poche ore prima del mio arrivo a casa sua. Ultra moderne, attuali, più forti delle miriadi di tag che invadono le città o delle grafiche di un disco trap fresco di stampa. Un vero e proprio shock. Un segno minimale. Deciso. Sovversivo. Visionario.

 

Still tratta dal film "Vuoto: geografia di un sentimento di un'insolita ragazzaccia" di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA
Still tratta dal film “Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia” di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA

 

         La parte centrale dello svolgimento del film è dedicato alla pratica spirituale di Giulia Buddista.
Nel 1990, dopo un apprendistato come buddista, Giulia Niccolai si fa monaca e prende i voti in India. Giulia segue l’enigma dell’eternità come abolizione del tempo, dimensione che la poesia insieme alle religioni e alla scienza indagano da sempre. Di meditazione in meditazione, di poesia in poesia, tutto diventa più etereo, più rarefatto, più sottile, per poi dissolversi.

 

Still tratta dal film "Vuoto: geografia di un sentimento di un'insolita ragazzaccia" di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA
Still tratta dal film “Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia” di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA

 

         Al settimo e ultimo giorno delle riprese, ho chiesto a Giulia di salutarci, recitando un mantra: ha scelto di recitare il mantra della guarigione. Ha chiuso gli occhi ed è andata nella luce eterna. Eternità che mi ha confessato di aver conosciuto ed esperito con Manganelli, con il quale parlava a lungo di questo tema: solo lui comprendeva l’eternità. Il film si conclude così: Buio e la voce di Giulia che recita il mantra e poi tutto si dissolve.

 

Still tratta dal film "Vuoto: geografia di un sentimento di un'insolita ragazzaccia" di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA
Still tratta dal film “Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia” di Manuela Gandini e Sergio Racanati, regia di Sergio Racanati. Foto archivio CAPTA

 

Sergio Racanati

 

 

 

*        *        *

 

 

 

 

*        *        *

 

 

Poesie scelte da Poemi & Oggetti. Poesie complete (Le Lettere, 2012)

 

 

Como è trieste Venezia

                  a Charles Aznavour e Adriano Spatola

Igea travagliato
trento treviso e trieste
di disgrazia in disgrazia
fino pomezia.
Como è trieste Venezia…

 

da GREENWICH, 1971

 

 

 

*

 

 

Palermo-Orgosolo

 

Ortisei donnalucata?
Lanusei donnafugata?
Ansiei leonessa amatrice?
Premilcuore flumendosa lampedusa
Crevalcuore formosa generosa signora pulita!
Raddusa agira il regalbuto
Sciacca siracusa il racalmuto.
Cianciana cianciana contessa Entellina…
Alto ulassai
Acuto ussassai
Staiti muta femmina morta!

 

da GREENWICH, 1971

 

 

 

*

 

 

Il soggetto è il linguaggio

 

Un’idea di rivalsa: la rappresaglia
o la vendetta della parola pensata
(compiere il gesto di inventarsi una lingua
compiere l’atto con cui ci si appropria del linguaggio).

Anche se contigui o sovrapposti vicendevolmente
individuo e parola sussistono come soggetti separati:
non un reciproco di parole e di cose
ma il gusto della manomissione.

Le cose esistono per essere dette
e la lingua racconta. Oltraggia a sua volta
in un linguaggio già violato da altri
avere il linguaggio è un modo di essere.

Il soggetto è dunque il linguaggio
con cui perpetrare una personale violazione.

 

da Sostituzioni 1972

 

 

 

*

 

 

Harry’s Bar Ballad

                  (un cocktail per Marcello Angioni)

 

È sempre imbarazzante per un tedesco chiedere
zwei dry martini
potrebbe chiedere
zwei martini dry
ma se chiede
zwei martini dry
gli danno i martini senza il gin.
È costretto a berseli?
No
perché lui e sua moglie
vogliono zwei dry martini
e NON zwei martini dry.
Potrebbe chiedere
zwei mal dry martini
che tradotto in italiano diventa
due volte tre martini.
Allora gliene danno sei.
Sei un bevitore di dry martini?
Fanno diciotto.
Sei, sei dry martini?
Sei più sei dodici
sei per sei trentasei?
Non voglio né dodici né trentasei martini
voglio del gin perché sono G. N.
Giulia Niccolai.
Des dry martini! Neuf!
Pas des vieux bien sûr madame…
Anche un americano che chiede
nine dry martini
corre il rischio di non riceverne neanche uno
se il barman lo prende per un tedesco.
Dix dix dry martini!
Non je dis pas je dis pas je dis pas!

Settembre 1977

da Russky Salad Ballads  1975-1977

 

 

 

*

 

 

La storia geografica

                  a Laura Lepetit

 

Vado spesso a Milano
e vivo tra Milano e Mulino di Bazzano
nel senso di
quindici giorni qua e quindici giorni là
e non nel senso di
Piacenza
che sarebbe a metà strada.
Sarebbe ed è
a 60 km. da Milano a 60 km. da Mulino.
Anche Melano è a 60 km. da Milano
ma a 180 da Mulino
essendo Melano a nord di Milano
e Mulino a sud.
Questa poesia la sto cominciando a Brescia. (Continua)

Me voici à Paris. De la fenêtre de mes amis
je vois le Parc Montsouris.
Je souris même si j’exagère avec la rime
parce quele parc n’est pas mon sourire
c’est une montagne de petits rats qu’on ne voit pas.

Eccomi a Parigi.
Dalla finestra dei miei amici
vedo il Parc Montsouris.
Sorrido anche se esagero con la rima
perché il parco non è il mio sorriso
è una montagna di piccoli topi che non si vedono.
Traducendo in italiano ho eliminato la rima
e sono arrivata a 14 versi come prima. (Continua)

È viaggiare che porta a fare giochi di parole
o sono i giochi di parole che si fanno viaggiando
o sono le parole che giocano e viaggiando fanno
e dove portano.
Si vede si vede eccome si vede
che sto traducendo Gertrude Stein.
Ma se sono portata a fare giochi di parole in proprio
se continuo a viaggiare e a scrivere poesie
come si farà a vedere finita la mia traduzione
di The Geographical History of America.
Beh l’inizio c’è già nel titolo e io sono a buon punto.

Ora per un pò sto ferma a Milano
vado avanti con la storia
e anche la poesia                  (Continua)

 

da Prima e dopo la Stein 1978-1980

 

 

 

*

 

 

Meditazione 4

(Autoritratto)

 

Anni 67, altezza 1,70, peso 85,
la testa rapata come una palla
da biliardo in conformità alla
regola delle monache tibetane.
Un libro di memorie pubblicato
da poco, dal titolo Esoterico
biliardo
, in conformità al taglio
dei capelli. (Questo per l’anagrafe
e la cronaca).

Dentro? Dentro, bene. Superate
le malattie infantili, le crisi di
crescita e d’identità, superati i
grandi amori, i testi poetici e di
traduzione, la depressione, nonché
quella sciocca esigenza di auto-
affermazione. Superato il gran
peso del passato con la sua
densità da “passato” di verdura,
la sua vischiosità, così disturbante
nel perseguire i nove livelli
di concentrazione e pacificazione.

In concomitanza alla presa di
coscienza di questo dissolvimento
del passato – divenuto impersonale
grazie agli insegnamenti e alla
costante pratica della meditazione –
la sensazione fisica di aver sgomberato
quel passaggio in linea retta
che dal centro della fronte porta
alla pineale (Cartesio), alla sua
magica essenza non duale: l’unità
con il tutto, dove sgorgano spontanee
e incessanti, pace e compassione.
Così, al momento della morte
– mi auguro – non lascerò altre
scorie ferrose al Kali Yuga,
e la partita doppia chiude in pari,
poche storie!

Aprile 2002

 

da Sei meditazioni 1999-2003

 

 

 

*

 

 

Io mi presentavo sempre come
“traduttrice”, se poi mi capitava
di aggiungere: sono anche poeta,
immancabilmente l’interlocutore
mi correggeva: vuoi dire “poetessa”?
La volta successiva, con un’altra persona,
se dicevo: sono anche poetessa,
venivo comunque corretta con un:
vuoi dire “poeta”?
Insomma, una beffa.
Ora sono monaca.

 

da Frisbees della vecchiaia 2001-2011

 

 

 

*        *        *

 

© Fotografia: Archivio Capta.