Francesco Tripaldi — Inediti

 

Francesco Tripaldi è un avvocato specializzato in materia di protezione dei dati personali. Vive a Milano. Ha pubblicato “Il machine learning e la notte stellata” (Collana Gialla – LietoColleEditore, 2019) e “L’individuo superfluo” (Ronzani Editore, 2022) con prefazione di Vincenzo Costantino Cinaski. Nel 2020 compone i testi delle canzoni “Gargoyles”, “Livido” e “Mantra” per il progetto musicale “Nikita”. Suoi lavori sono stati selezionati in diversi concorsi letterari, apparsi in svariate riviste e antologie e tradotti in spagnolo dal Centro Culturale Tina Modotti.

 

 

 

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20.08.2023

 

Ad ognuno dei 5 parametri dell’indice Apgar si assegna un punteggio da 0 a 2
ed i relativi valori vengono poi sommati tra loro per determinare il risultato finale.

Prima della patente di guida,
prima della maturità,
prima ancora della coscienza stessa di sé,
veniamo valutati,

ed è per questo
                e per tutti gli esami a venire

che io brindo a te ed a tutte le stelle del cielo
che tu possa esser sempre nave,
mai passeggero,
che ovunque tu vada possa essere sempre cittadino,
mai straniero,
che qualsiasi strada ti si pari innanzi
tu possa essere non impronta
ma passo,
che il tuo essere qui ed ora
possa essere sempre vita vera
e mai esistenza presunta.

Astro, cerimonia, parto, apparato,
diaframma, varco, cosmogonia,
prostaglandine, luce.

Brindo alla volpe fiammeggiante
– che possa suggerirti le mosse più scaltre –
brindo al mitico uroboro
– che possa infonderti l’inesauribile energia dell’universo –
brindo all’obelisco interminabile
– che possa insegnarti a perforare le dimensioni parallele –
brindo a te ed a tutte le stelle del cielo
che possano regalarti sempre rotte chiare,
propositi fermi e munizioni infinite
affinché tu sia per sempre testimone,
non vangelo.

Porta, innesco, spira, epidurale, porto,
placenta, sparo, sutura, respiro.

Mentre tua madre,
nel segreto dell’utero,
minava i tuoi cromosomi per assicurare la tua esistenza
ad un registro biologico unico,
io correggevo il sugo di sale.
Mentre tua madre
aggrappata alle maniglie del letto,
pareva manovrare un’astronave
prima di un salto intergalattico,
io m’immaginavo un carrello della spesa in fiamme
lanciato lungo una ripidissima discesa
               inarrestabile e devastante, come un’improbabile cometa, esplodere a fine corsa
in una voce che diceva:

“Indice di Apgar 10,
adatto alla vita”.

 

 

 

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Creatura

 

In piedi,
in fondo allo stanzone,
aggrappata all’attimo
come d’uva spina grappolo
eri alito
levatosi dal monte
in un soffio di polline nuovo
poggiata come unguento,
sciroppo di salice o
balsamo,
sull’erpice o lama spartigrano
a separare la verticalità dell’uomo sul creato,
quasi un fluido non-newtoniano
che varia la propria viscosità all’applicazione di una forza,
porosa come pomice,
assorbivi atomo e animo
fasciandoli in garza
per la semina d’aprile.

Io mi aspettavo mi avresti insegnato tutto,
o se non tutto quantomeno qualche trucco,
a separare il caglio dalla via lattea
per farne primo sale galattico,
che mi avresti svelato segreti di stato di altre latitudini
o
ad arrotolare sigarette di sambuco e tabacco,
che avresti corretto il mio sorriso amputato in un taglio di quart’ordine
con un impasto di ciglia lunghe e mastice.

Speravo che mi avresti insegnato ricette di pappa reale,
o a seminare cartucce floreali
per azioni forestali di guerriglia
ma purtroppo sei riuscita soltanto a mostrarmi
quanto sarcasmo può contenere,
a volte,
             la parola
                           meraviglia.

 

 

 

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La dieta di Giuda

 

Ho scritto una frase per te
nel bagno di quel bar
ma in essa si riconoscerebbero mille di noi:
i nostri peccati hanno sempre un nome e un cognome,
attraverso sentieri tattili
ci raggiungono la spalla
con un tocco inaspettato.

Giuda
ha rovesciato il sale sul desco di Cristo,
ma rompendo il sacro patto
ha quantomeno risolto i problemi di ipertensione
di fedeli e non.

 

 

 

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© Fotografia di proprietà dell’autore.