È appena uscito nella collana Pippa Passes per la Editorial Buenos Aires Poetry, Luz de los infames: Testimonios. Questo meraviglioso libro è stato scritto da Viridiana Blanco Anzurez, poetessa mexicana di una certa rilevanza, ancora non conosciuta e tradotta in italiano. Lo dico subito, il testo ha una potenza di immagini e di dettato incredibile e allo stesso tempo una musicalità fuori dall’ordinario. Il lavoro offre poesie dure, reali ed è diviso in due sezioni simmetriche per numero di componimenti : una parte dedicata a temi tanatologici(Confesiones agónicas) , l’altra più densa incentrata sulla figura femminile (Los despojos de la lengua). Sono i temi trattati che spesso tolgono il fiato, colpiscono diritti allo stomaco. Ci sono suicidi, morti per violenza, per malattia, una enorme denuncia sociale contro stragi senza colpevoli; il tutto con tratti a volte visionari e con una parola che entra nelle viscere e ti fa capire come la poesia possa essere una lama, un capovolgimento, uno squartamento dei buoni sentimenti. Una poesia contro la falsificazione della parola data dal buonismo imperante tipica degli autori in cerca di pubblico e di vendite: la fallace e pinocchiesca “consolazione” per anime ingenue o la finta denuncia sociale che sfocia in noiosa predica (politically correct) che in realtà non interessa nessuno. In questi versi, invece, si sente l’odore del sangue, della morte, del vero disagio sociale: come dice anche il titolo stesso, delle testimonianze reali. Spero che qualche editore di buona volontà, legga questa autrice e si prenda il coraggio di pubblicare la sua opera che merita davvero ampi spazi internazionali.
Propongo qui, su suggerimento della stessa Blanco Anzurez, tre poesie sia in lingua originale, sia nella mia versione.
dalla sezione CONFESIONES AGÓNICAS :
XXIII
Sull’orlo della morte
si bestemmia due volte.
Tengo un elicriso in tasca e prego,
a causa tua la resurrezione,
in te affido l’ostilità del fuoco.
Nessuna saetta toccherà la mia fonte
nessun spirito mi camminerà nell’anima.
Il dio rosso non può distinguere le viscere.
Sto conversando con la terra,
sono tua,
mi accogli addormentata,
tiepida come il canto di un bambino.
Dopo aver superato i limiti
-tutto è niente –
dal mio sangue si è formato un crepuscolo
dalle mie ossa polvere fine di deserto,
chi mi accompagna aspira e loda il paesaggio.
Questa è una sorgente
senza volti né visioni dentro,
la pioggia ci resuscita
sembra che la luce gridi una speranza.
Per il dio rosso
è solo una questione di riposo
ti opporrai,
arriverà una nuova blasfemia.
XXIV
La morte ti obbedisce
hai la mano di dio alla tua destra
e i cimiteri si aprono alle voglie.
Le armi sono la tua giustizia.
Dalla tua frusta offri papaveri.
Rido e ballo
perché il sogno mi appartiene,
gli occhi e le mani del corpo nudo.
Non sei molto più della miseria di una discarica
che crede di essere l’inferno stesso
ma basta una fiamma per corromperti.
Rido
perché anche la terra
mangerà le tue mascelle,
la terra madre
che raccoglie i suoi figli
giusti e ingiusti.
Nella Cabaña del Toro*
il mio vestito non è più bianco,
divertitevi
il destino è lo stesso
per chi ha virtù aspre.
Come pensi di sopravvivere alla mia sepoltura?
Come pensi di vedere il mondo
se le vetrate sono già rotte?
XXV
Le Muse danzano al galoppo,
dalle gambe cadono cieli grigiastri.
La pazza, sentivano i rumori
era solo sporcizia sul pavimento
buchi di vespe nelle tempie.
Un divano rosso accoglieva i vinti
i ragazzi esalavano aceto e piscio.
È tutto, cavalcare nell’incendio
con i vapori della festa,
abbracciare la propria ombra
nella prova di un nome che soffoca.
Correre alle file del pozzo.
La pazza, la pazza
girava gonfia di piume
aveva fame e li divorò in fretta
senza rimorsi né dolori
in una nuvola di mosche.
Con la luce del mattino sono evidenti
scenari da crisi isterica,
le lingue finiscono di spazzare via le carogne.
Sono state sciacquate con la saliva
per disfare quel che resta
da consegnare ai parenti
e tornare vergini
al bordello dell’ultimo giorno.
Chi li sopporta trenta cadaveri?
Chi li nega e ripete che non gli appartengono?
Vieni a divertirti al Caballo Blanco*.
*La Cabaña del Toro e il Caballo Blanco, sono luoghi messicani dove si sono consumate delle stragi, con decine di morti, senza che i colpevoli venissero identificati. Nella strage del Caballo Blanco del 2019 morirono una trentina di persone, dopo che un gruppo armato sparò all’interno del locale, gettò benzina sbarrando le uscite di sicurezza. Molti morirono asfissiati e bruciati, da qui il tema della poesia.
XXIII
En los linderos de la muerte
se blasfema dos veces.
Guardo la siempreviva en el bolsillo y rezo,
por causa tuya la resurrección
en ti confío la hostilidad del fuego.
Ningún rayo tocará mi fuente
ningún espíritu andará mi alma.
El dios rojo
no puede distinguir las vísceras.
Entablo una conversación con la tierra,
soy de ti,
me recibes dormida,
tibia como el canto de un niño.
Después de pasar los límites
-todo es nada-
de mi sangre se ha formado un crepúsculo
de mis huesos un fino polvo de desierto,
quienes me acompañan lo aspiran
y alaban el paisaje.
He aquí un manantial
donde no hay rostros ni visiones adentro,
la lluvia nos resucita
tal parece que la luz vocifera una esperanza.
Para el dios rojo
es cuestión de reposar
ya te resistirás, ya llegará una nueva blasfemia.
XXIV
La muerte te obedece
tienes la mano de dios a tu derecha
y los camposantos se abren a tus ganas.
Todas las armas tu justicia.
De tu látigo concedes amapolas.
Río y bailo
porque el sueño me pertenece,
los ojos y las manos del cuerpo desnudo.
No eres más que la miseria de un basural
que cree ser el infierno mismo
pero sólo una flama te corrompe.
Me río
porque también la tierra roerá tus fauces,
la tierra madre
que recoge a sus hijos
justos e injustos.
En La Cabaña del Toro mi vestido ya no es blanco,
diviértanse
el destino es el mismo
para las virtudes agrias.
¿Cómo piensas sobrevivir a mi sepultura?
¿Cómo piensas ver el mundo
si ya los ventanales están rotos?
XXV
A galope las musas danzan,
caen de sus piernas cielos grisáceos.
La loca, avisaban los retumbos
y era solo mugre contra el suelo
agujeros de avispa en las sienes.
Un sofá rojo reunía a los vencidos
y muchachos exhalaban vinagre y orines.
Es todo, cabalgar en el incendio
con los vapores del festín,
abrazar la propia sombra
en el ensayo de un nombre que se asfixia.
Correr a las filas del pozo.
La loca, la loca
daba giros henchida de plumas
tenía hambre y los devoró con prisa
sin tientos en el pecho
sin dolencias y en el mosquerío.
Escenarios de histeria
con la luz de la mañana son evidentes,
las lenguas terminan de arrasar carroña.
Ellas fueron enjuagadas en saliva
para deshacer lo que sobra
entregarse a sus deudos
y volver virginales
al prostíbulo del último día.
¿Quién sostiene treinta cadáveres?
¿Quién los niega y repite que no le pertenecen?
Ven a gozar al Caballo Blanco.
*Extraído de Luz de los infames: Testimonios. Colección Pippa Passes, Buenos Aires Poetry. Argentina, 2021.
Per una maggiore conoscenza dell’autrice:
Nasce en Otatitlán Veracruz, nel 1985. Membro del Taller Literario de Tuxtepec Oaxaca, ed è stata capo redattrice della rivista letteraria Plan de los Pájaros. Ha pubblicato nei libri collettivi Tuxtepec en la vertiente poética, La fiesta de las letras, Tres ventanas a la literatura oaxaqueña, 40 barcos de guerra, Amantes de mar y tierra (Perú), Testimonio de una década, Desde el fondo de la tierra poetas jóvenes de Oaxaca, Atlixco la palabra escrita en el agua, Guelaguetza poética. Nelle riviste Plan de los Pájaros, Albatros, Bitácora Pública, tra le altre. Ha pubblicato una plaquette di poesía intitolata El café florece en abril, per la Universidad Autónoma de Querétaro. I libri di poesía En lo oscuro del vientre, sponsorizzato dalla Secretaría de Cultura del Estado de Oaxaca y Luz de los infames: Testimonios, per la Editorial Buenos Aires Poetry, colección Pippa Passes, Argentina, 2021. È stata curatrice di vari libri di poesia e narrativa, oltre a coordinare laboratori letterari per bambini, giovani e adulti. Nel mese di aprile 2017 vince il premio Ramón Figuerola, ai XXXI Juegos Florales di Coatzacoalcos, Veracruz.