Negli inediti che oggi Federico Italiano ci consegna c’è un’attenzione al liminale, al marginale, allo scarto. La sua è, in questa sede, un’elegia del residuo, del “frattempo” quotidiano. Tra la notte e il giorno, tra la neve e la sua attesa, tra l’essere e l’essere traccia avviene qualcosa di decisivo: il predominio del bestiale sull’antropico, il sogno, il manifestarsi della vita nel suo disfacimento. «Gli uccelli sono sempre i primi / pensieri del mondo» scriveva Caproni e per Italiano si presume possano essere anche gli ultimi, capaci di ripulire le nostre ossa — come il corvo che apre La grande nevicata — o almeno di prendere il sopravvento quando «non si ode / nulla d’umano», sul fare dell’alba. Del resto, noi esseri viventi siamo qualcosa di trascurabile: «squame, scaglie, petali», rimasugli di fanali sbrodolati nella brughiera, come ripetuto ossessivamente nel ghazal — che testimonia la continua sperimentazione formale dell’autore. Ma è nell’ultimo testo che la sospensione prende corpo e la neve diventa promessa, desiderio di sparizione, mentre il paesaggio urbano si trasfigura nelle orme della lepre, nel «cacciatore / e il suo cane», in una specie di déjà-vu.
Valentina Furlotti
* * *
Immagine creata con l’intelligenza artificiale sulla base di “Ghazal del residuo”.
* * *
Coro mattutino
C’è un momento tra il mattino e la notte
in cui non senti macchine passare,
né una voce, né tacchi, non un’eco, non si ode
nulla d’umano e lo spazio tra le case e gli alberi
appartiene soltanto a loro – merli
cornacchie, capinere, cinciallegre,
parrocchetti e gabbiani, coi loro rochi appelli
le loro stridule lamentele, un gre-
ve coro mattutino di becchi dodecafonici,
irato, scuro, spaventoso – finché non senti
una moto, no, un taxi scivolare timidamente
accanto al marciapiede, poi pneumatici
squittire contro il cordolo –
e per un attimo ti senti in salvo.
*
Ghazal del residuo
Una squama, una scaglia, un petalo – siamo residui,
materia oscura, oscuro velo, siamo residui.
Siamo i superstiti, briciole di matzah sul parquet,
seme evaporato sul lenzuolo, siamo i residui
della sete, oncia d’acqua tiepida nella caraffa
mai servita, svuotata nel lavello, siamo residui
di pelle e peli sulle piastrelle del bagno, polvere dietro
l’armadio, lanugine ombelicale, siamo residui
siamo piume di fagiano sul campo di colza in inverno,
silenziosi rimasugli del terrore, siamo i residui
di un fanale rosso, sbrodolato nel buio della brughiera,
macchia di sangue prima che il sole cali, siamo i residui
di una combustione, girasoli secchi e neri
tra la gramigna paralizzata da brina e sale, siamo residui
spoglie di un poltergeist, denti di spettro e peli di cane
sparpagliati lungo i filari, tra la terra e il sole, siamo i residui
dei nostri tradimenti, else di spade nel fango, scheletri
nei ghiacci, fragranze di sesso sul polpastrello, siamo i residui
di mille battaglie, le invisibili mura di Agincourt, navi
achee delle nostre gelosie, siamo farfalle, siamo i residui
appiccicosi del miele, alveari abbandonati, memoria
di polline ed esagoni, di aculei e ali, siamo residui
siamo gli ultimi – squame, scaglie, petali.
*
Aspettando la neve
Ora attendo la neve anche qui a Roma,
un manto bianco, un panno sotto cui
nascondermi, una lingua
di sole due parole – non ora –,
fiocchi del frattempo; spero che il cielo
strappi questo poster blu a tinta unica
e mostri quell’intonaco in cui brulicano
legioni di colori, sogno il nuvolo,
il plumbeo sopra la collina – l’orma
della lepre, il cacciatore
e il suo cane, il camino che ricama
corsivi sullo schermo
in default della troposfera –
e il tiepido prodigio che ci aspetta all’interno.
* * *
Federico Italiano, nato nel 1976 a Galliate, in provincia di Novara, vive a Roma, dove insegna Letterature comparate all’Università La Sapienza. Poeta e saggista, ha esordito con Nella costanza (Atelier, 2003) e ha pubblicato altre cinque raccolte: L’invasione dei granchi giganti (Marietti, 2010), L’impronta (Aragno, i domani, 2014), Un esilio perfetto. Poesie scelte 2000-2015 (Feltrinelli, zoom, 2015), Habitat (Elliot, 2020) e La grande nevicata (Donzelli, 2023). Le sue poesie, incluse in numerose antologie in Italia e all’estero, sono state tradotte in oltre quindici lingue e hanno ottenuto vari premi e riconoscimenti. Per l’editore tedesco Hanser ha curato, insieme a Jan Wagner, l’antologia Grand Tour. Reisen durch die junge Lyrik Europas (2019). Sempre per Hanser è uscita la raccolta Sieben Arten von Weiß (2022), una selezione della sua opera poetica tradotta da Raoul Schrott e Jan Wagner. Studioso di poesia e teoria della traduzione, ha tradotto in italiano Variazioni sul barile dell’acqua piovana (Einaudi, 2019) e Autoritratto con sciame d’api (Bompiani, 2022), entrambi di Jan Wagner.
* * *
© Fotografia di Dino Ignani.