Elena Miglioli, “Gli alberi lo sanno” (PeQuod, 2024)

Nota di Silvio Raffo

Leggendo i versi della silloge ‘Gli alberi lo sanno’ di Elena Miglioli, non posso non pensare alla lirica di Emily Dickinson ‘Quattro alberi in un terreno solitario’. Uno dei temi più spesso trattati dalla poesia di tutti i tempi è il rapporto fra l’uomo e il mondo della natura. Il regno naturale, ben lungi dall’essere considerato dal semplice punto di vista realistico e descrittivo, viene in poesia trasfigurato in una specie di “paysage d’âme”, soprattutto dal cosiddetto Simbolismo in avanti.

 

La prospettiva in cui si pone Elena Miglioli dinanzi alla natura è quella di chi ne è affascinato, perché coglie negli aspetti della “più dolce delle madri” (ancora Dickinson) i variegati frammenti di un Mistero, i tasselli di un mosaico che non può essere privo di un senso, a noi nascosto. Gli alberi sono tra i più eloquenti vessilli di questo Mistero. Hanno una voce, hanno una radice e una linfa vitale che li anima di una speciale energia, molto più potente di quella umana, limitata e condizionata da ogni sorta di bisogni. Vivono una condizione di superba solitudine. 

 

È Friedrich Nietzsche a porre in bocca al Creatore queste parole riguardo agli esseri umani: “Nella prossima vita voglio piantarli come alberi, affinché apprendano la solitudine”; ma la loro non è una condizione dolorosa, non sono vulnerabili come noi umani. Gli alberi possono anzi rappresentare sublimi icone di superiore imperturbabilità e serenità, addirittura di saggezza, oltre che correlativi oggettivi di una baudelairiana “élévation”.

 

Elena Miglioli in più di una lirica di questo snello ed elegante volumetto dal titolo accattivante illustra con limpido garbo tale concetto. 

 

 

Svegliarsi albero
le fronde fra i capelli
sapere più del cielo
e farsi bastare la terra
tremare a ogni passo
tacendo i suoi segreti
trasecolare fino alle radici.
Restare fermi dove si è messi
stare così: in pace con se stessi.

 

Nei versi dell’autrice c’è una grazia intellettuale innata e un’eleganza malinconica che commuove. Pur non avendo (volutamente) più potenza di un soffio, la poesia di Miglioli vibra in profondità. È come la “gioia leggera” pascoliana che “trascorre le tremule foglie dei pioppi”. E lei scrive : “Dove il filo è così teso da tremare/si tira per fermare una verità/che a vederla poi ci piange ogni mare”.

 

La consapevolezza dell’autrice che gli esseri umani sono “la goccia di mercurio/dal termometro in frantumi/schizzata a distanza astrale” suscita quasi una dolce invidia nei confronti di questi giganti dei campi fissati al suolo in poderose radici millenarie.
In un’altra poesia si legge: “Siamo sempre divisi/ restiamo a metà/Siamo già. E non ancora”.  Queste parole ci ricordano un altro testo, che forse inconsapevolmente riecheggia il celebre e angoscioso quesito pascoliano in ‘Vertigine’: “Chi ferma a voi (uomini) quaggiù le piante?”.

 

Riflettere sulla potenza e la maestosa sovranità degli alberi induce a ridimensionare ogni forma di ridicolo antropocentrismo. Proprio come accade quando osserviamo il cielo notturno, e non possiamo non chiederci leopardianamente “Che fai tu luna in ciel?”.
La domanda esistenziale torna sempre implacabile a visitarci, e se il silenzio degli alberi viene interrotto in qualche fortunata circostanza da un tremolante fruscio, possiamo riconoscere in quella lieve alterazione l’indizio di un qualche significato recondito, di una ‘trascendenza nell’immanente’? Forse non è da considerarsi  circostanza casuale il fatto che le Sibille affidassero le loro profezie alle foglie degli alberi.

 

 

 

Silvio Raffo

 

 

*        *        *

 

 

 

 

*        *        *

 

 

Elena Miglioli ha pubblicato i libri Ho la parola sulla porta di casa (poesie, 2021), Non sono briciole (racconti, 2021), Spengo la sera a soffi (poesie, 2018, preceduta dall’omonima plaquette nel 2016), Rimango qui ancora un po’: storie di vita e segreti di longevità (saggistica, 2015, coautore Renato Bottura), La notte può attendere: lettere e storie di speranza nelle stanze della malattia terminale (saggistica, 2013). Giornalista, vive e lavora a Mantova come responsabile ufficio stampa e comunicazione dell’Azienda socio sanitaria territoriale. È fra gli organizzatori del Mantova poesia-Festival internazionale Virgilio.

 

 

*        *        *

 

© Fotografia di Nicola Malaguti.