Dimitris Angelís (???????? ???????) è nato ad Atene nel 1973. È una delle voci più importanti e più personali della nuova poesia greca. Laureato in filosofia, è stato direttore della rivista letteraria Nea Efthini e attualmente lo è di Frear. Ha scritto diversi libri di poesia, di saggistica e di racconti. Con la raccolta Anniversario ha vinto il premio Porfyras ed è stato finalista del premio Nazionale di poesia.
Dimitris Angelìs
(inediti)
traduzione dal greco di Emilio Coco
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INFANTICIDIO
Per tutta la notte mi chiamò la poesia appena nata.
La mattina seguente la trovai coperta di sangue.
«Perché hai tardato tanto, non sei arrivato in tempo»,
balbettò prima di spirare.
Come arrivare in tempo? Stragi di indifesi, incendi,
segni segreti incisi sui cardini delle porte,
l’indifferenza della gente.
Ed Erode che appariva sempre al momento
critico fra gli alberi,
pulendo il coltello con quel gesto suo familiare;
Erode, il grande mercante,
il riconosciuto moralista
il mondo antico, noi
che una volta fummo giovani
noi bambini.
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Sois sage, ô ma Douleur, et tiens-toi plus tranquille.
Tu réclamais le Soir, il descend, le voici.
CHARLES BAUDELAIRE
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NOTTURNO
Sois sage, ô ma Douleur, et tiens-toi plus tranquille.
Tu réclamais le Soir, il descend, le voici.
CHARLES BAUDELAIRE
E io, notte, eterna notte, mio tenero amore,
che altro potevo opporre alle tue labbra? Un
misero cavallo, armi insignificanti e un corpo asciutto
a cui dolevano la luce della luna e i tuoi oleandri.
Con questo poco vissi. Garzone di magazzino e trasportatore
per necessità, scrivendo versi per i sepolcri
senza un cartone di latte per il bambino e i muri
che lacrimano muffa e scorpioni per la pena..
E io, notte, impetuosa notte, mia scontrosa amante,
con i tuoi canti popolari, le epilessie e i tuoi scadenti
ospedali psichiatrici
mi sono ormai stancato e sono diventato pericoloso per la vita che
non ho vissuto – adesso,
mi butto nelle cunette dei viali insieme ai cani morti, aspettando
la confessione di Dio. E nella mia sonnolenza, inarrestabile
scrive risuscitata
la mano mozza di Cervantes.
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GIARDINI E ALTRE COSE
E sto qui, vecchio di trentatré anni aspettando la riva
la crocefissione del mio compleanno, contando nella nebbia
dell’isola di fronte
scie di fumo degli amici cari che se ne sono andati.
Per quei nomi benedetti del ricordo, giardini ancestrali
mi accusano: piante carnose, animali cornuti
che non meritavo; e di nuovo nomi
annotati nel quaderno con una croce, in assenza sempre
dei corpi. E che parli unicamente nel fiume l’acqua
e l’erba alta. Esisti? A che ora? Nella poesia? Niente
come una notte indifesa tra i pini; tutto pietrificato intorno
come lo hai lasciato: fotografie di rassegnazione, bruciate.
Rimane la casa col giardino.
E odo il latrato del cane dell’anno passato
e aspetto che tu esca dal pozzo per parlare.
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ANNIVERSARIO
Quel giorno arrivò tutto in ritardo: le ambulanze, i medici,
le imprescindibili fiale per la donazione del sangue.
Avanzarono il fiele e l’aceto. E molte mosche. Invitava
generosamente la morte a speranze e aureole.
Due quartieri affondarono avvelenati dal tuo dolore.
Con altri alberi ci parlava adesso la separazione. Imbalsamava
nel cimitero gli atti del congedo, quell’odore
nell’atmosfera della camera sterilizzata, sapendo
che sarebbe arrivato l’oblio. Salterà implacabile la vita
i nostri momenti
epici, le sere sul lago di Vuliagmeni; il tuo agosto passato.
Solo la terra, contro i nostri desideri, pesante.
Gelido il tempo. E questo passerà. Come ogni cosa.
Alleluia.
Fotografia di proprietà dell’autore.