da Atelier 84
“Il Nobel e Sanremo”
Roberto Deidier, da Atelier Valadon
Le venature crepuscolari ed ermetiche, con le quali Roberto Deidier ci conduce a Montmartre nell’atelier parigino di Susanne Valadon, la madre del pittore Utrillo, vanno considerate come un piccolo omaggio al secolo scorso, la cui rievocazione («Del millenovecentoventicinque») non puo? non far pensare alla gozzaniana fotografia che ha ispirato L’amica di nonna Speranza, mentre altre allusioni («E crocifisso al palo il calendario», «L’ho crocifisso al palo») ci riportano al Quasimodo degli Anni Quaranta. […] Durante il passaggio dall’inesteso all’esteso, dal se? al reale, dalla misura lirica dell’atti- mo al canto, che richiede un “oltresignificato” in un’accezione che, secondo Elio Pecora, «comprende appressamento e stupefazione, raggiungimento e perdita», l’autore propone una poesia capace di squadrare il mondo mediante un linguaggio comunicativo che non rinuncia a un’intrinseca purezza calata nella quotidianita? e che contemporaneamente e? capace di assaporarne vibrazioni, ritmi ed evocazioni. […]
Giuliano Ladolfi
*
Una porta, cent’anni, una capriola
Piu? indietro, ancora, fino a quelle voci
Di donne – le ciminiere lontane,
Impensabili fumi sulle ardesie
Di questi tetti, il villaggio, le strade
Di porta in porta raccogliendo i panni
Con la madre, lei sola un universo
E crocifisso al palo il calendario
Del millenovecentoventicinque.
*
Mestieri, ne aveva fatti troppi
Prima sarta, fiorista, pasticcera
E l’uomo che la mise sulla pista,
Domatore di tutti quei cavalli,
Era un’ipnosi come il cerchio strano
Tra lei e quella gente che pagava.
Ma funzionava, cosi? doveva andare,
Illudendosi come illude il bene.
e? tutto a posto, intanto si diceva
Tornando a sera nel suo carrozzone:
Meglio qui che girare tra le case
E quelle voci, sempre quelle voci
Con le loro cantilene dimesse.
*
Il mio desiderio non e? chiaro
Ma il cielo dei miei quadri e? finito.
Li?, sul cavalletto dei nudi, dei ritratti
L’ultimo vaso non e? colmo dei miei fiori.
Roberto Deidier nasce a Roma il 31 agosto 1965. Il suo esordio poetico avviene nel 1989, sulla rivista «Tempo presente»: alcune sue poesie sono presentate da Elio Pecora, con cui instaura un lungo sodalizio affettivo e letterario. Nell’autunno di quell’anno, con gli amici Marina Guglielmi e Fabrizio Bolaffio, inizia a pubblicare un piccolo quaderno di poesia, «Trame»: il titolo è suggerito da Amelia Rosselli, prima lettrice delle poesie di Deidier e prima collaboratrice della nuova rivista, che prosegue fino al 1996. In poesia ha pubblicato Il passo del giorno (1995), con prefazione di Antonio Prete e la copertina di Piero Guccione; Premio Mondello opera prima. Libro naturale, (1999) e Il primo orizzonte, (San Marco dei Giustiniani). Nel 2011 pubblica con Empirìa, un singolare quaderno di traduzioni, Gabbie per nuvole, senza i testi originali a fronte: un viaggio sentimentale tra le poesie che sono state importanti nel suo percorso di formazione. Del 2014 è Solstizio (Milano, Mondadori, collana Lo Specchio)
Fotografia dell’autore di Domenico Stagno
La silloge inedita è leggibile per intero sul nr. 84 di Atelier
ABBONAMENTI O ACQUISTO DEL SINGOLO NUMERO
INFO, QUI:
La silloge inedita è leggibile per intero sul nr. 83 di Atelier
ABBONAMENTI O ACQUISTO DEL SINGOLO NUMERO
INFO, QUI: