Sergio Bertolino La sete Marco Saya, 2020 pp.78, euro 12,00 . Poesia che denuncia l’erranza, l’insicurezza, l’indecisione; che dichiara una...
Viviana Viviani Se mi ami sopravvalutami Controluna, 2019, pp.71, Euro 10,90. Prefazione di Franz Krauspenhaar Postfazione di Giuseppe Cerbino ....
Gisella Blanco Melodia di porte che cigolano Eretica Edizioni, 2020, pp. 82, Euro 13,00 Illustrazioni di Francesco Mitelli L’indecenza della...
Guglielmo Aprile Il talento dell’equilibrista Giuliano Ladolfi Editore, Borgomanero, 2018 . (Resistere al mare?) . Un libro generoso di versi,...
Giovanni Orelli, L’opera poetica. Con inediti, introduzione di Pietro Gibellini. Con una nota critica di Massimo Natale, Novara, Interlinea, 2019,...
Carmelo Pistillo (a cura di) Arthur Rimbaud Una stagione all’inferno La Vita Felice, 2020 pp. 220, euro 18,00 Sono ben...
Guglielmo Aprile Farsi amica la notte Giuliano Ladolfi Editore Borgomanero, 2020 . Scrive Ladolfi nella prefazione che il rapporto di...
L’ombra lunga della Torre di Siena segna l’ora amena dell’aperitivo, la meridiana in Piazza del Campo «dettava i ritmi lenti...
Fabio Franzin "Corpo dea realtà - corpo della realtà"
(Puntacapo editore)
Lettura di Piergiorgio Viti
(Puntacapo editore)
Lettura di Piergiorgio Viti
Esco di casa dopo aver visto lo struggente “Sorry we missed you” di Ken Loach e mi torna in mente “Corpo dea realtà - Corpo della realtà” (Puntoacapo editore) dell’ottimo Fabio Franzin, letto meno di un mese fa. Il libro, già vincitore del V premio Fortini, e il film sembrano viaggiare su binari paralleli: la precarietà esistenziale e la disgregazione dei rapporti umani, schiacciate entrambe dalle coercitive regole del mondo del lavoro. Sì, quel lavoro che logora, consuma, che sembra in grado di annullare persino la vita stessa dell’autore veneto, classe 1963, poeta-operaio come lo fu, a suo tempo, Luigi Di Ruscio, il quale per anni lavorò in una fabbrica di chiodi in Norvegia. La dura condizione lavorativa, già ampiamente trattata da Franzin nelle precedenti sillogi, come per esempio in “Fabrica” (a quando una ristampa?) assume sempre di più i connotati di un Purgatorio dove la natura umana è continuamente violata. Alla crisi economica, sociale, antropologica non si può che opporre però una sterile resistenza, per cui “Scrivere è cancellare”: al poeta rimangono soltanto le parole, le poche parole “per resistere/, per rimanere a galla nel fondale della storia.”. Paradigma di questa strenua resistenza è il testo “Partigiano della terra”, tra i più notevoli; in una vasta area in cui sorge il centro commerciale di Marcon, l’autore nota l’unica casa contadina rimasta; il “partigiano della terra” , fra mega supermarket, outlet, parcheggi e rotonde, mai arresosi al cancro della speculazione, è lì che continua a vivere la sua vita semplice, arcaica, tuttavia forse per questo più autentica. La condizione da “sopravvissuto” fa dire a Franzin, in una chiusa-manifesto pregna di umana compassione, che “mi sento fratello/ di quest’ultimo partigiano della terra”.