Conrad Aiken (Savannah, 5 agosto 1889 – Savannah, 17 agosto 1973) è stato un poeta, scrittore, critico e editore americano, esponente di spicco dell’imaginismo, insieme a Ezra Pound. Tra i suoi riconoscimenti più prestigiosi si annoverano: il Premio Pulitzer per la poesia, conferitogli nel 1930, per la raccolta: Selected Poems (1929) e il “National Book Award”, conferitogli nel 1954, per la raccolta: Collected Poems (1953). La sua poesia dal titolo: Music I Heard è stata musicata da numerosi compositori, compresi Leonard Bernstein e Henry Cowell. Grande consenso di critica ottenne la sua biografia: Ushant. Prima di morire ricevette dal governatore della Georgia, Jimmy Carter, (prima di diventare il 39° Presidente degli Stati Uniti), il titolo di: “Poet laureate of Georgia”. In Italia, è stato pubblicato qualche racconto di genere fantastico, mentre resta pressoché inedita la sua produzione poetica. Conrad Aiken
( Inediti )
Traduzione di Emilio Capaccio
*
ANNIHILATION
While the blue noon above us arches,
And the poplar sheds disconsolate leaves,
Tell me again why love bewitches,
And what love gives.
It is the trembling finger that traces
The eyebrow’s curve, the curve of the cheek?
The mouth that quivers, when the hand caresses,
But cannot speak?
No, not these, not in these is hidden
The secret, more than in other things:
Not only the touch of a hand can gladden
Till the blood sings.
It is the leaf that falls between us,
The bells that murmur, the shadows that move,
The autumnal sunlight that fades upon us:
These things are love.
It is the ‘No, let us sit here longer,’
The ‘Wait till tomorrow,’ the ‘Once I knew —’
These trifles, said as I touch your finger,
And the clock strikes two.
The world is intricate, and we are nothing.
It is the complex world of grass,
A twig on the path, a look of loathing,
Feelings that pass —
These are the secret! And I could hate you,
When, as I lean for another kiss,
I see in your eyes that I do not meet you,
And that love is this.
Rock meeting rock can know love better
Than eyes that stare or lips that touch.
All that we know in love is bitter,
And it is not much.
ANNICHILIMENTO
Mentre il mezzogiorno blu si china su di noi,
e il pioppo getta foglie sconsolate,
dimmi ancora perché l’amore incanta,
e quello che l’amore dona.
È dito tremante che traccia
la linea delle sopracciglia, la linea della guancia?
È bocca che freme quando la mano carezza
e non può parlare?
No, non in questo, non in questo è nascosto
il segreto, più che nelle altre cose:
non solo il tocco di una mano può rallegrare
fino a quando il sangue non canta.
È la foglia che cade in mezzo a noi,
le campane che sussurrano, le ombre che si muovono,
la luce autunnale che si attenua su di noi:
queste cose sono l’amore.
È il ‘No, lasciateci stare qui più a lungo’,
‘Aspetta fino a domani’, ‘Una volta ho conosciuto —’
queste bazzecole, dette quando sfioro il tuo dito,
e l’orologio segna le due.
Il mondo è intricato e noi non siamo nulla.
È il complesso mondo dell’erba,
un fuscello sul sentiero, uno sguardo di disprezzo,
sentimenti che passano —
Questi sono il segreto! E io potrei odiarti,
quando curvandomi per un altro bacio,
vedo che nei tuoi occhi non ti trovo,
e quell’amore è questo.
Roccia che incontra roccia può conoscere l’amore
meglio degli occhi che fissano, delle labbra che toccano.
Dell’amore conosciamo l’amaro
e questo non è molto.
*
MULTITUDES TURN IN DARKNESS
The half-shut doors through which we heard that music
Are softly closed. Horns mutter down to silence,
The stars wheel out, the night grows deep.
Darkness settles upon us; a Vague refrain
Drowsily teases at the drowsy brain.
In numberless rooms we stretch ourselves and sleep.
Where have we been? What savage chaos of music
Whirls in our dreams? We suddenly rise in darkness,
Open our eyes, cry out, and sleep once more.
We dream we are numberless sea-waves, languidly foaming
A warm white moonlit shore;
Or clouds blown windily over a sky at midnight,
Or chords of music scattered in hurrying darkness,
Or a singing sound of rain
We open our eyes and stare at the coiling darkness,
And enter our dreams again.
LE MOLTITUDINI RUOTANO NELL’OSCURITÀ
Porte accostate da cui abbiamo sentito musica
dolcemente racchiusa. Sussurrano corni sotto silenzio,
fuori ruotano le stelle, la notte cresce profonda.
L’oscurità viene a poggiarsi su di noi; un vago refrain
stuzzica sonnolente il cervello assonnato.
In innumerevoli stanze ci allunghiamo e dormiamo.
Dove siamo stati? Che caos selvaggio di musica
turbina nei nostri sogni? Improvvisi sorgiamo dall’oscurità,
apriamo gli occhi, gridiamo fuori e ci riaddormentiamo.
Sogniamo di essere infinite onde del mare
a schiumare languidamente una riva calda illuminata di luna;
o nuvole ventilate su un cielo di mezzanotte,
o corde di musica disciolte ad affrettare l’oscurità,
o un suono che canta la pioggia.
Apriamo gli occhi e fissiamo l’avvolgente oscurità
e vi entrano un’altra volta i nostri sogni.
*
THE ROOM
Through that window — all else being extinct
Except itself and me — I saw the struggle
Of darkness against darkness. Within the room
It turned and turned, dived downward. Then I saw
How order might — if chaos wished — become:
And saw the darkness crush upon itself,
Contracting powerfully; it was as if
It killed itself, slowly: and with much pain.
Pain. The scene was pain, and nothing but pain.
What else, when chaos draws all forces inward
To shape a single leaf? …
For the leaf came
Alone and shining in the empty room;
After a while the twig shot downward from it;
And from the twig a bough; and then the trunk,
Massive and coarse; and last the one black root.
The black root cracked the walls. Boughs burst
the window:
The great tree took possession.
Tree of trees!
Remember (when time comes) how chaos died
To shape the shining leaf. Then turn, have courage,
Wrap arms and roots together, be convulsed
With grief, and bring back chaos out of shape.
I will be watching then as I watch now.
I will praise darkness now, but then the leaf.
LA STANZA
Attraverso quella finestra — ogni altro essere estinto
eccetto se stesso e io — ho visto la lotta
dell’oscurità contro l’oscurità. All’interno della stanza
ha ruotato e ruotato, si è calata giù. Poi ho visto
come l’ordine potrebbe farsi — se il caos lo volesse:
e ho visto l’oscurità premere su se stessa,
contraendosi fortemente; era come se
volesse sopprimersi, lentamente: e con molto dolore.
Dolore. La scena era il dolore, niente di più che il dolore.
Che altro, quando il caos concentra tutte le forze interiori
per plasmare una singola foglia? …
Perché la foglia è venuta
sola, splendendo nella stanza deserta;
e subito dopo il colpo del ramoscello che vi cade;
e dal ramoscello un ramo; e poi il tronco,
massiccio e grossolano; e alla fine una nera radice.
La nera radice ha crepato i muri. I rami hanno fatto saltare
la finestra:
Il grande albero ha preso possesso.
Albero degli alberi!
Ricorda (quando viene il tempo) come è morto il caos
nel plasmare la foglia lucente. Poi voltati, abbi il coraggio,
di dirimere i rami e anche le radici, sii scosso
dal dolore e porta nuovamente il caos fuori dalla forma.
Io mi metterò a guardare come ora sto guardando.
Mi metterò a lodare l’oscurità adesso, e dopo la foglia.
Emilio Capaccio è nato il 16 maggio del 1976. Ha vissuto a Campagna, provincia di Salerno. Si è laureato in Economia e Commercio all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Vive a Milano dove lavora nel settore della sanità pubblica. Alcune sue poesie sono state inserite in varie antologie dalle case editrici: Pagine e Aletti Editore. Finalista ai concorsi: “I Poeti dell’Adda 2012”, “Il Federiciano 2013” e “Viaggio di Versi, III edizione”, a cura della rivista “Poeti e Poesie”. Si e classificato al 2° posto nel concorso letterario nazionale: “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie 2015”. Ha pubblicato in formato e-book: Malinconico Oscuro, traduzioni di poeti sudamericani inediti, con prefazione di Giorgio Mancinelli. Ha collaborato con la rivista internazionale di poesia: “Iris News”. Sue traduzioni e poesie sono presenti su vari siti, blog e nella rivista “Il Foglio Clandestino, Aperiodico Ad Apparizione Aleatoria”. Ha pubblicato la raccolta poetica: Voce del Paesaggio, edita da Kolibris Edizioni 2016, con prefazione di Massimo Sannelli. Come curatore e traduttore ha pubblicato le raccolte inedite: Radice, del poeta spagnolo José Luis Hidalgo, Giuliano Landolfi Editore, 2017, e Princesse Amande, della poetessa francese Lucie Delarue-Mardrus, LietoColle, 2017.
Fotografia di proprietà dell’autore.