Dov’è l’inizio?
Frammenti per Charles Wright
I
«Non siamo mai stati realmente eliocentrici». Il pensiero della luna è ancora troppo terrestre. In questione c’è una certa, tenace geometria. Occorre montare una metrica cosmica – per insediarci prossimi «al grande respiro, al grande arabesco». Insediarci nella distanza dalla stella, creature del desiderio. Il desiderio è la misura della distanza dalla stella – una metrica solare, finalmente.
II
«Nessuna cosa è dove la parola manca», ma «Che ci sia o meno la parola, c’è ancora spazio per la nuova vita». Il luogo è un altro: «Noi parliamo da una perdita di parola». Nella perdita da cui parliamo non è in questione nessuna origine («Dov’è l’inizio?»); assomiglia, piuttosto, a un’insorgenza.
III
A insorgere nella perdita è il tempo, il «boia dissolutore» che «ci mordicchia le falangi». Ovvero ci mangiamo le unghie. È una questione di alimentazione: la postura che abbiamo assunto, la nostra prossimità alla stella, alimentata nel tempo, col tempo, nella forma della sua perdita. Questa forma è la densità del mondo.
IV
Se Dio è tutto e dappertutto non c’è spazio per nient’altro. Perché il mondo emerga è necessario lo tzimtzum, la graziosa automutilazione del Signore. Eccola la perdita che intesse il mondo, la tramatura da cui insorge. Quando il mondo sarà annientato «qualcuno, / invisibile nella lunga notte, dovrà pur soccorrerci». Per il profeta Jeannot non è di domenica che riposa il Signore: è di notte, quando fa buio nelle piantagioni di cacao, in quelle di caffè, quando nessuno può lavorare i campi. Nella notte Dio è ritratto, silenzioso – qualcos’altro, allora, opera in nostro soccorso, per la nostra salvezza: «l’assiuolo di un angelo, inevitabile liturgia».
Mattia Tarantino
* * *
Step-children of Paradise
Oscuro lunare, la coda dell’orsa al triage degli alberi del gelo,
il cortile una profonda
tabula rasa, dov’è l’inizio?
Che ci sia o meno la parola, c’è ancora spazio per la nuova vita.
La nostra l’abbiamo svuotata dentro l’ansietà dei forse
facendo un po’ questo e un po’ quello
mentre il tempo, il boia dissolutore, ci mordicchia le falangi
lasciandoci il ricordo e l’ultima sua celia,
sfocata carta del cielo illune.
Quando il mondo sarà annientato qualcuno,
invisibile nella lunga notte, dovrà pur soccorrerci.
Quando il mondo smetterà di esistere, amigo,
qualcuno dovrà pur raccoglierne il peso.
Sabato di pioggia, stasi di gennaio e mal di denti
nella bocca l’assiuolo di un angelo, inevitabile liturgia.
Viviamo la vita come incostellate stelle, prossime
al grande respiro, al grande arabesco.
Stelle sparse. Non volute.
traduzione di Giovanni Ibello
* * *
Mattia Tarantino (Napoli, 2001) dirige Inverso – Giornale di poesia e fa parte della redazione di Atelier. Collabora con numerose riviste, in Italia e all’estero, tra cui Buenos Aires Poetry. Per i suoi versi, tradotti in più di dieci lingue, ha vinto diversi premi. Ha tradotto Verso Carcassonne (2022) e Poema della fine (2020). Tra i suoi ultimi volumi Se giuri sull’arca (2024) e L’età dell’uva (2021).
Giovanni Ibello (Napoli, 1989) vive e lavora in provincia di Reggio Emilia. Nel 2018 vince il premio Città di Fiumicino per la sezione opera inedita con una prima ed embrionale versione del poemetto Dialoghi con Amin. Nel 2020 una sua antologia poetica viene selezionata e pubblicata in Russia dall’editore Igor Ulangin per la collana «Contemporary Italian Poetry» diretta dal critico e slavista Paolo Galvagni. Nel gennaio del 2021 inaugura la rubrica «I poeti di trent’anni» curata da Milo De Angelis per la rivista «Poesia» di Crocetti. Nel 2022 pubblica la versione definitiva di Dialoghi con Amin per l’editore Crocetti-Idee editoriali Feltrinelli. Il libro si aggiudica diversi premi tra cui il premio Lerici Pea e il Premio Mauro Maconi (sez. Under 40). Nel gennaio del 2024 la casa editrice Macabor pubblica il volume «Luce cariata dall’avvenire. Testimonianze critiche per la poesia di Giovanni Ibello». Dirige il portale della rivista «Atelier» dove cura una rubrica di traduzioni poetiche.
* * *
©️ Fotografia di SLOWKING.
Fonte: Wikimedia Commons.