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Atelier Poesia
IscrittoLuglio 28, 2021
Articoli1.155

Vaghellis Chronis – Tre inediti (traduzione di GIORGIA KARVUNAKI)

???????? ?????? 1Vagghelis Chronis è nato a Stavroupoli, piccola cittadina al nord est della Grecia. Ha studiato letteratura inglese alla Oxford School of English and Shipping al City of London Polytechnic. E’ alto dirigente del gruppo Latsis. Ha pubblicato sette raccolte di poesie. Le ultime sei presso la prestigiosa casa editrice Kastaniotis. La sua raccolta di poesie ‘Youth in Hell’ ha ricevuto il premio per la poesia dell’Accademia greca delle scienze. Inoltre ha ottenuto il primo premio dell’Odysseus Awards, il Concorso internazionale di poesia londinese.

Giorgia Karvunaki (www.giorgiakarvunaki.com) lavora ad Atene come traduttrice, promotrice culturale e ricercatrice storica. Collabora con diverse riviste.
Le sue traduzioni di opere teatrali sono state messe in scena in Grecia e in Italia, e nel 2018 le è stato conferito il Premio Luigi Pirandello dall'Istituto Italiano di cultura d’Atene. Membro dell'International Theatre Institute (ITI) e rappresentante per il premio Internazionale di poesia Nosside, dal 2007 è anche National Convener (per la Grecia) della Commissione internazionale per la storia delle istituzioni rappresentative e parlamentari (ICHRPI).

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Miklavž Komelj – poesie (traduzione a cura di Ravel Kodri?)

KOMELJMiklavž Komelj (Kranj, 1973) poeta, saggista, traduttore, editor letterario e storico dell'arte ha al proprio attivo dodici raccolte poetiche, due libri di narrativa ai quali si aggiungono diversi saggi sulla letteratura e sull'arte. Sono sue inoltre traduzioni verso lo sloveno da svariate lingue europee e mondiali (Pier Paolo Pasolini, Ferdinando Pessoa, César Vallejo, Karoline von Günderrode, Alejandra Pizarnik e Djuna Barnes). Ha curato edizioni postume di autori sloveni (Jure Detela, Vojko Gorjan, Jaša Zlobec, Sre?ko Kosovel). E' stato sinora insignito di numerosi premi letterari: Premio Jenko, Premio Veronika, Premio Rožanc (poesia e saggistica), nonché di quello della Fondazione Prešeren, massima onorificenza culturale slovena.

Ravel Kodri? (Sofia, 1951) triestino di lingua slovena, docente di pianoforte, saggista, traduttore ed interprete di conferenza accreditato presso le istituzioni europee. Nel 2019 ha assolto nel Granducato di Lussemburgo un corso universitario di scrittura creativa con il poeta lussemburghese Jean Portante ed ha collaborato ad un laboratorio di traduzione poetica con Elisa Biagini, Andrea Inglese, Loretto Raffaelli ed Elio Pecora.

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Marco Colonna “Ho scritto questo salto” (Fara editore, 2019) – Lettura di Valerio Ragazzini

COLONNAMARCOCOPMarco Colonna "Ho scritto questo salto" (Fara editore, 2019)

Lettura di Valerio Ragazzini 


Questa riflessione sull’ultimo libro di Marco Colonna dal titolo Ho scritto questo salto (Fara Editore, 2019) nasce principalmente da un disaccordo, da una stonatura. Nella prefazione scritta da Pietro Caruso leggo: “La poesia di Marco Colonna è cosmogonica come orizzonte e molecolare come scrittura. Per cercare di penetrare la sua poesia bisogna provare le emozioni del funambolo. Mai guardare in basso, procedere a testa alta, asciugarsi le mani con il gesso della razionalità senza grossolanità dell’esistenza greve”. Per quanto alcune di queste affermazioni possano essere giuste, mano a mano che procedevo nella lettura, verso dopo verso mi accorgevo che in quelle poesie non ritrovavo quel sentimento di sprezzo del pericolo propria del funambolo.
Quando penso ad un uomo che percorre una fune tesa nel vuoto, non provo un senso di leggerezza. Restare sospesi a molti metri di altezza, per noi che non abbiamo le ali, comporta paura, concentrazione, pericolo e soprattutto tempo. Tempo per imparare le leggi che regolano l’equilibrio, tempo per cogliere i capricci del vento e dialogare con le correnti che cercano di spazzarci via come polvere. Così, dopo un lungo lavoro, numerose cadute, si inizia a cogliere un granello, un’infinitesima parte della levità che provano gli uccelli in volo.
Ma per fortuna non ho trovato nulla di funambolico in Colonna. Se c’è una cosa di cui proprio non sentiamo il bisogno, è proprio di poeti che ci dicano che va tutto bene. Diffidare sempre dai poeti sprezzanti che lodano il bel cielo del mattino o che vi esortano ad apprezzare la vita per i doni che ci ha dato. “Lo scrittore non è un responsabile padre di famiglia, ma è piuttosto un figlio ribelle che obbedisce al proprio demone” diceva Claudio Magris.

In tutto il volume di poesie, dietro al salto, alla libertà conquistata, c’è sempre un’ombra dolorosa che s’affaccia su di un abisso.

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Hilde Domin – una poesia, commento di Clery Celeste

DOMINHilde Domin, una poesia 


Commento di Clery Celeste 



Di noi 

Si leggerà di noi nel futuro.

Mai avrei voluto suscitare nel futuro
la pietà degli alunni.
Mai essere su un quaderno di scuola
in questo modo.

Noi, condannati
a sapere
e non ad agire.

La nostra polvere
non tornerà mai terra.

Ritorno con una certa urgenza a questa poesia di Hilde Domin (pubblica Del vecchio editore, traduzione a cura di Paola Del Zoppo) che dice già tutto nella sua forma di roccia verticale. Leggere la Domin è scalare su roccia, necessita di una lunga preparazione al dolore e al silenzio. Necessita del digiuno, per scalare bisogna essere lievi, risalire la verticalità privi di ogni superfluo. Lo spazio bianco della pagina impone l’esercizio del respiro, dobbiamo reimparare a respirare, abbiamo ora il tempo per far retrocedere la lingua. In questi giorni di chiusura dove le mura di casa ci contengono e ci comprimono, ci salvano e ci ingoiano, leggere Hilde Domin è un esercizio di silenzio. Nei suoi versi possiamo ritrovare la stessa comune sorte: “noi, condannati/ a sapere/ e non ad agire”.
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Donatella Nardin “ Rosa del battito “ Fara Editore Rimini 2020 – Lettura di Fabrizio Bregoli


NARDINDonatella Nardin “ Rosa del battito “ Fara Editore Rimini 2020

Lettura di Fabrizio Bregoli

 

“Buttate pure via / ogni opera in versi o in prosa. / Nessuno è mai riuscito a dire / cos’è, nella sua essenza, una rosa.” (“Concessione”, da “Res amissa” in “L’Opera in versi”, Mondadori – 1998): così dice Giorgio Caproni in una sua poesia, affermazione che anche Donatella Nardin crediamo possa sottoscrivere, come emerge dalla lirica in chiusura a questa raccolta, che a questa raccolta dà anche il titolo, dove sono riscontrabili significative corrispondenze con il testo di Caproni: “altro non resta se non l’amore, / rosa del battito // per l’enigma che siamo”.
Poesia e mistero si interrogano nei versi della Nardin, perché è “il non detto” il centro nevralgico della poesia, soltanto questo sa offrire “da solo il suo senso profondo”. Siamo partiti - in modo non convenzionale - dalla fine, a rovescio quindi, per mettere da subito in evidenza la dichiarazione di poetica che è alla base di questo nuovo lavoro di Donatella : l’assunto della inconoscibilità dell’esistenza, in cui siamo tuttavia immersi con le nostre vite, sempre alla ricerca di un “polline di suono” (C. Rebora) che si presti a offrire uno spiraglio di comprensione, prospettiva a cui solo l’amore autentico sembra assolvere.
È poesia della perdita quella che Donatella Nardin ci offre, nella forma di un dialogo prima di tutto con sé stessa perché possa diventare tramite verso l’altro, tentare un ricongiungimento con quanto abbiamo perduto, con chi abbiamo lasciato, restituirci alla dimensione della “comunione dei vivi e dei morti” (G. Raboni) nella rispettiva compresenza.
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Cesare Mongodi – tre inediti

MONGODICesare Mongodi nasce a Lugano nel 1963 da genitori italiani. Cresce a Mesenzana (provincia di Varese) e poi segue la famiglia che si stabilisce a Lugano dove frequenta il liceo. Dopo una laurea in economia (HEC Losanna) e tre anni nella finanza internazionale, ottiene una laurea in letteratura francese (con una tesi sulla poesia di Pierre-Albert Jourdan) e italiana. In seguito ad un brevetto in Analisi Transazionale, pratica la mediazione al Liceo di Morges (Svizzera), dove insegna tuttora francese, italiano e comunicazione. Nel 2018 fonda la società APERO (Action Poétique Écoles Romandes) che si prefigge di promuovere l'insegnamento della poesia contemporanea nelle scuole e stimolare la creatività e le iniziative poetiche degli allievi in classe nello spazio pubblico. Autore di due raccolte in francese presso l'editore ginevrino Samizdat: Pieds-de-biche, 2009 – nominato libro del mese d'aprile 2010 dal sito www.culturactif.ch e primo premio dell'Académie européenne des Arts di Moudon – e Ciao Papà, 2012. Poesie in francese pubblicate nella raccolta collettiva Creuser les voix (Samizdat, Genève, 2012) e nelle riviste La Revue de Belles-Lettres (Losanna), Le Scribe (Moudon), N4728 (Angers). Poesie in italiano nella rivista BlocNotes (Bellinzona, 2017). Letture di poesie nella rubrica “anthologie vidéo” del sito www.poesieromande.ch. Scelta di poesie edite ed inedite in italiano e francese sul sito personale www.cesaremongodi.com.

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Valeria Di Felice “Il battente della felicità” (Ladolfi, 2019) – Lettura di Leandro Di Donato

DIFELICECOPValeria Di Felice "Il battente della felicità" (Ladolfi, 2019)


 Lettura di Leandro Di Donato

 

Con Il battente della felicità Valeria Di Felice ci consegna pagine dense e, insieme, lievi di un canto d’amore a voce piena, che scopre se stesso e si meraviglia della sua potenza. È lo stupore di capire che è stato un giro di secondo/a invertire la rotta del tempo e che le parole taciute, quasi fossero dotate di una forza propria, si sono dischiuse a segnare il principio di una nuova primavera, ed è, ancora, la consapevolezza di una nuova condizione, quel saremo solo io e te, che ridefinisce per intero le mappe della terra e del cielo, a chiedere altri luoghi ora che il tempo ha accolto l’avvenimento che taglia, con il filo del prima e del dopo, l’addensarsi dei giorni attorno a questa vertigine (che) è cuore /reso leggero con il passo/del coraggio. Coraggio ci vuole, infatti, per evitare che la vertigine diventi il gorgo delle carceranti vesti della colpa/orpello delle madri incapaci di rinascere donne. Ad ogni incrocio, ad ogni angolo girato e ad ogni alba appesa ai fili del nostro orizzonte, si ripropone il dilemma di come scovare il varco e definire il prezzo da pagare per trovare lo spazio in cui affermare la scelta di chi preferisce morire tra i vivi/che far finta di vivere tra i morti. Solo così si potrà abitare quell’universo che ci guarda ardere e mai bruciare.

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Anna Elisa De Gregorio “L’ombra e il davanzale” (Seri editore) – Lettura di Francesco Accattoli

DEGREGORIOCOPAnna Elisa De Gregorio "L'ombra e il davanzale" (Seri editore)

Lettura di Francesco Accattoli

 

“LA SOTTILE LINEA TRA L’OMBRA E IL DAVANZALE. SULLA POESIA DI ANNA ELISA DE GREGORIO”.

S’intitola “L’ombra e il davanzale” l’ultimo lavoro della toscana (ma anconetana d’adozione) Anna Elisa De Gregorio, pubblicato per i tipi della Seri Editore, un libro impreziosito da tredici illustrazioni di Francesco Pirro e da una nota introduttiva di Maria Grazia Calandrone. La raccolta si compone di due sezioni: la prima, eponima, comprende venticinque testi, tra liriche e prose poetiche, scritte tra il 2016 e il 2019, come riporta la “Clausola” alla termine della raccolta; la seconda sezione, dal titolo Sotto il guscio del cielo, riunisce ottanta haiku, genere letterario nel quale la De Gregorio ha saputo negli anni distinguersi (nel 2008 viene insignita del Premio Nazionale Haiku organizzato dall’Associazione Italiana Amici del Haiku, patrocinato dall’Ambasciata giapponese e dall’Istituto giapponese di cultura a Roma.). La scelta del titolo ci pone sin da subito dinanzi alla sottile linea che separa uno spazio ontologico dove le opposte forze si incontrano: il davanzale, simbolo dell’ostensione alla vita, si protende sino quasi a toccare la zona oscura, d’ombra appunto, dove “s’affollano i rovelli” (Stardust). Già nella prima lirica incontriamo quello che sarà il tema attorno al quale si raccolgono i testi, in particolar modo quelli appartenenti alla prima sezione: in Die Null si svela il luogo dove funambolicamente la voce della poetessa attraversa il suo tempo, una zona di confine, tra una “conciliante sospensione” e il risveglio, o in chiave più escatologica, tra la morte (l’ombra) e lo spazio antropico estremo (il davanzale), “mentre stiamo vivendo”.

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Dal sottovuoto. Poesie assetate d’aria (Samuele editore, 2020) – A cura di Matteo Bianchi

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