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IscrittoLuglio 28, 2021
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Roberta Ioli, Il confine dell’isola, Faloppio (Co), Lietocolle, 2018
Lettura a cura di Paolo Senna
Il mito non come inesauribile raccolta di storie e carriere vitali ma come paradigma di esistenze possibili è il nucleo su cui si fonda Il confine dell’isola di Roberta Ioli. La tradizione è data, dunque, ma si rinnova, capace di una prolificità che inventa (nell’accezione, non secondaria, del “ritrovare”) e si rimodula secondo toni antichi e tuttavia modernissimi: il mito, in quest’ottica, stipula un patto saldo tra passato e presente, pone in essere, e quasi impone, la reciprocità tra quanto accaduto e quanto accade o può accadere; rifugge gli scarti di una archeologia fossile e diventa invece fertile strumento di conoscenza anzitutto verso se stessi e la propria storia, perché in esso siamo anche noi. Il confine dell’isola realizza tutto questo attraverso il passaggio sulla scena di cinque figure mitiche – Telemaco, Euriclea, Penelope, Odisseo, Calipso – che altro non sono che cinque maschere (o ancora: paradigmi) dell’essere umano, magari anche intesi come momenti o azioni differenti dell’anima e dell’io poetico: la speranza, la cura, l’attesa, l’inganno, l’incanto. Cinque figure e al contempo cinque metafore di vita o di passaggi necessari alla vita: perché è nell’esperienza dell’uomo attraversare lo stupore per la bellezza, la consapevolezza della caducità, l’apprensione dell’attesa, la paziente, amorevole attenzione verso un’altra vita che cresce e si forma.
ANILA HANXHARI è nata a Durazzo, in Albania, attualmente vive a Milano. Ha pubblicato le raccolte poetiche Io tu e l’Anima (Ianieri 1997), Assopita erba dell’est (Noubs 2002), Cicatrici d’acqua (Noubs 2007, con prefazione di Giuseppe Conte), Brindisi degli angeli (La Vita Felice 2012, con prefazione di Maurizio Cucchi), Tiro a sorte la libertà (Tabula Fati 2016, con presentazione di Davide Rondoni), Amore emana (Meta Edizioni 2017). È presente, fra le altre, nelle antologie Nuovissima poesia italiana (Oscar Mondadori 2005, a cura di Antonio Riccardi e Maurizio Cucchi), La parola che ricostruisce. Poeti italiani per l’Aquila (Tracce 2009), a altro ancora e sue poesie sono state pubblicate su «Specchio» de “La Stampa” e numerose altre riviste. Ha vinto vari premi, tra cui il Premio Camaiore-Proposta 2002, il Premio Matacotta opera prima 2003, il Premio Valle Senio, il premio Poesia nella vita 2011, Premio Bogdani Prishtina e tanti altri.
Gabriele Borgna (Savona, 1982) vive a Porto Maurizio (Imperia). Suoi testi sono presenti su svariate antologie, siti e riviste letterarie. Premi e riconoscimenti sono stati attribuiti al suo scrivere nell’ambito di numerosi concorsi nazionali e internazionali per la poesia edita e inedita. È stato giudicato tra i migliori autori under 35 italiani (Biennale di Alessandria - 2016). È del 2017 la sua silloge d’esordio “Artigianato Sentimentale” edita da Puntoacapo Editrice con prefazione di Giuseppe Conte – presentata al Salone Internazionale del Libro di Torino e al Festival Internazionale di Poesia di Genova.
ALEJANDRA SZIR (Buenos Aires, 1971) vive e lavora nei Paesi Bassi. È scrittrice, traduttrice, insegnante di spagnolo e coordinatrice di laboratori di scrittura creativa. Nel 1987 ricevette una menzione d'onore per il suo romanzo Memorias de Ana Juana (Prima Biennale Giovani di Buenos Aires, giuria Adolfo Bioy Casares). I suoi volumi di lirica pubblicati sono Extrañas palabras (1998, menzione d'onore concorso Diario de Poesía 1997), Suecia (2006, Premio Nazionale per poeti in erba) e Cuaderno (2009). Sono state pubblicate sue liriche nelle antologie Poetas Argentinas, 1961-1980 (2007) e Si Hamlet duda le daremos muerte (2010). Nell’ambito degli studi olandesi e latino-americani all’Università di Leida, ha rivolto la sua attenzione al poeta e romanziere olandese Jan Jacob Slauerhoff e ai suoi viaggi in Argentina; il suo saggio del 2017, Las fronteras del yo. Entre señora, prostitutas, indios y gauchos, ne rappresenta il risultato. Nel 2018 ha collaborato col poeta Antonio Cruz alla redazione del numero monografico della rivista letteraria spagnola Ravenswood Magazine, De todos modos la vida entera está perdida; numero dedicato alla vita e all’opera di Slauerhoff.
PATRIZIA FILIA (St. Jean de Maurienne, 1953) vive e lavora nei Paesi Bassi dal 1982, dopo aver trascorso vent’anni a Torino. È regista teatrale, scrittrice e traduttrice. Ha pubblicato in Olanda il monologo Medea (1996); la raccolta poetica De schaduw van het park (2013); il dialogo Sapfo (2015); il ricordo In de Mokumse jaren (2016); Negli anni di Mokum (2017) e nel 2018 il ciclo poetico Astarte. Sempre nello stesso anno escono le edizioni De eenzamen / Il solitario con poesie di Jan Jacob Slauerhoff e Blues con poesie di Kees Klok.
Nino De Vita (Marsala, 8 giugno 1950) è uno scrittore e poeta italiano in lingua siciliana. È riconosciuto come una delle voci poetiche più interessanti e rigorose della letteratura contemporanea. Esordisce nel 1984 con la raccolta di versi Fosse Chiti (premio "Cittadella"), a cui fa seguito una trilogia in dialetto siciliano: Cutusìu, (2001, premio "Mondello"), Cùntura (2003, premio "Napoli") e Nnòmura (2005, premio "Salvo Basso" e "Bartolo Cattafi"). Nel 2011, sempre con Mesogea, è uscito Òmini (premio "Viareggio" della giuria), nel 2015 il romanzetto in versi A ccanciu ri Maria, nel 2017 Sulità e nel 2019 Tiatru.
Atelier intervista Christian Sinicco: “Più fluidi nell’osservare.Oltre la fase promozionale dei poeti” 1) A proposito dell’acceso dibattito dei giorni...
Francesco Gabellini è nato nel 1962 a Riccione. Ha pubblicato cinque raccolte di poesie in dialetto romagnolo: “Aqua de silénzie” (Acqua del silenzio, 1997) per l’Editore AIEP; “Da un scur a cl’èlt” (Da un buio all’altro, 2000); per le Edizioni La vita felice; “Sluntanès” Pazzini Editore, 2003; “Caléndre” Raffaelli editore 2008; “A la mnuda” Giuliano Ladolfi Editore 2011. Le sue opere sono risultate vincitrici o finaliste in numerosi concorsi letterari nazionali e sono state pubblicate su varie riviste culturali. Con il monologo in dialetto romagnolo “L’ultimo sarto” è stato finalista nel 2005 alla 48ª edizione del Premio Riccione per il teatro. Nel 2009 riceve il Premio Franco Enriquez per la drammaturgia. Negli anni 2010 e 2011 il monologo “Detector” viene portato in scena dall’attore Ivano Marescotti in vari teatri d’Italia, tra cui il Teatro dei Filodrammatici di Milano. Nel 2015 si classifica al secondo posto al Concorso Nazionale di Poesia Guido Gozzano. Nel 2016 pubblica un libro che raccoglie cinque monologhi per il teatro, sempre in dialetto romagnolo, dal titolo “Zimmer frei”, Il Vicolo Editore. Sempre durante il 2016 è risultato vincitore del Premio Galbiate di Poesia e secondo classificato al Premio Renato Giorgi di Sasso Marconi. Nel 2017 con il monologo “Iper” vince il Premio Franco Enriquez per la drammaturgia.
Fabio Michieli è nato a Venezia nel 1971, Fabio Michieli si è laureato in Lettere Moderne nell’ateneo lagunare (Ca’ Foscari) con una tesi su Niccolò Tommaseo e il suo racconto storico Il duca d’Atene, base dell’edizione critica e commentata pubblicata nel 2003 presso Antenore (Padova). Suoi interventi critici dedicati a Tommaseo sono apparsi in rivista («Quaderni Veneti», «Giornale storico della letteratura italiana») e in volumi miscellanei (l’ultimo contributo risale al 2016 e apre alla conoscenza della formazione poetica del letterato di Sebenico). Nel 2008 ha pubblicato, presso i tipi L’arcolaio, la raccolta di poesie Dire, e dirige, per la medesima casa, le collane «Fogli di critica» (insieme a Gianfranco Fabbri) e «Fuori collana». Fa parte del Comitato Scientifico di Carteggi Letterari Le Edizioni. Nel corso del 2015 alcune poesie della raccolta Dire sono state tradotte in portoghese da Josè Soares e Serena Cacchioli, e pubblicate nel nr. 20 (settembre 2015) della rivista «Telhados de Vidro». È apparso in traduzione francese (a cura di Silvia Guzzi) e tedesca (a cura di Anna Maria Curci). Sue recensioni sono apparse sia in rete sia in rivista (“l’immaginazione», Italian Poetry Review). È, insieme ad Anna Maria Curci, direttore, caporedattore ed editor del lit-blog «Poetarum Silva».
Franca Alaimo "Vite ordinarie" (Ladolfi Editore)
Lettura a cura di Guglielmo Peralta
“Giovanna amava la musica che fanno certe parole (...): «Rosa za-gra-bien-sis»”.
Siamo agli inizi del romanzo, e il sopraddetto enunciato è il biglietto da visita, la prima tessera che introduce, che dà inizio alla composizione del grande “ritratto” della nostra Autrice. È un dato biografico importante, connotativo, che lascia intuire una propensione, una disposizione dell’anima annunciando, quasi in modo predittivo, la futura passione di Franca Alaimo per la poesia: un amore più avanti dichiarato e che il linguaggio rende manifesto con la carica fortemente espressiva delle sue figurazioni e con le descrizioni minuziose, curate nei minimi particolari, della natura e dei tratti fisici e psicologici dei personaggi. È un dire che scaturisce dalla memoria e che, attraverso i ricordi, evolve in una rete “sinestetica”, in una felice consonanza di percezioni, volizioni, sentimenti, emozioni, che è vita psichica, «esperienza vissuta», nel senso dell’Erlebnis diltheyano, cioè come l’insieme dei contenuti essenziali colti dalla coscienza nel suo fluire e in grado di ampliare l’orizzonte dell’esperienza personale, per acquisire un’esperienza storica, del mondo, e quindi per comprendere le ragioni dell’agire umano, che sono sempre di natura psichica, spirituale.