Angelo Lumelli, “Le poesie” (edizioni del verri, 2020)

Nota di Antonio Fiori

Un’occasione unica per conoscere la poesia di Angelo Lumelli. Le edizioni del verri di Milano pubblicano infatti tutte le poesie dell’autore facendone un libro a sé, unico forse nel genere antologico, perché i testi sono stati tutti riscritti per l’occasione e pubblicati a ritroso, dall’opera più recente a quella d’esordio. L’introduzione, indispensabile per chi non conosce già Lumelli, è di Eugenio Gazzola ed è avvincente e ricca di notizie, anche biografiche (seppure “lui fa sembrare irrisorio e ininfluente qualsiasi dato personale concreto che lo riguardi e riguardi il suo lavoro”). Una poesia che nasce nella Milano del 1970, nel gruppo di via Col di Lana – Lumelli, Coviello, De Angelis – che poi s’allarga a Porta, Majorino, Raboni e Fortini.

Dentro questa poesia le vicende biografiche affiorano all’improvviso ed hanno in realtà un peso fondamentale – come nel 2008, in Un’insistente variazione, dove riappare la maestra del poeta, convocata con veci di madre e sensualità di donna (il papavero è una gonna della festa // indietro è vietato guardare – la maestra sta in piedi alle spalle / alte cosce sotto il grembiule – con le cosce impedisce di arretrare). L’origine e l’essenza stessa della poesia, per Angelo Lumelli, è nella inesauribile ricerca della parola necessaria, nella continua coazione a ripetere la prova, fino a riscrivere un’altra volta la propria opera intera nel vano tentativo di renderla definitiva.

 

 

Antonio Fiori

 

 

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passano al volo soluzioni
come palloncini nelle fiere
non sempre scoppiano
qualcuno vola via
sembrava tutto tranquillo
tra i passanti in piazza Cadorna
ma tutti interrogavano
nella folla senza sosta
anch’io chiedo in giro
se sono io la risposta.

 

[da vocalises (2008) – 1. un’insistente variazione – qui a p.39]

 

 

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VII

 

Sempre si dirige
né ha fine l’arrivo
veloce biancore
in questi salici
è il vento
mentre guardi
quelle fughe fittizie
come l’alba nell’imbrunire
fogliame che galoppa
senza mai fuggire.

 

[da trattatello incostante (1980) – 2. imitazioni e preghiere – qui a p. 95]

 

 

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6

 

c’era d’aspettarselo:
il tempo si mangia i tavoli le sedie
inutile fermarlo con le mani
ma sul suo corpo si calmava
le unghie brillavano nei sandali
le gambe si innalzavano.

 

[da cosa bella cosa (1977), qui a p.112]

 

 

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Angelo Lumelli vive alla Ramata, tra il Piemonte e la Lombardia dell’Oltrepò. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Cosa bella cosa (1977), Trattatello incostante (1980), Bambina teoria (1980), Seelenboulevard (1999), Per non essere l’acqua che amo (2008) e i romanzi: Un pieno di super (2005), La sposa vestita (2006). Ha tradotto Novalis, Peter Rosei e Friedrich Torberg.

 

 

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© Fotografia di Sarah Talita Silvestri