Antonio Bux
Luce del verbo impazzire
Il Convivio, 2021
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La luce di questa poesia viene dal cielo, che è qui declinato almeno sessanta volte, vero essere vivente, dotato di anima – si sposta l’anima del cielo in cielo – e di capacità metamorfiche, insieme al mare e alla terra – l’osservatorio celeste intatto, e il mare asciutto/ come fosse un’altra terra in cielo, e il cielo un’era// dove il mare vive mosso sempre. Altra luce viene dalle occorrenze di ‘tempo’ e di ‘vento’, che fanno quasi da imbastitura a questo nuovo lavoro di Antonio Bux, sesta e conclusiva raccolta di un’unica ponderosa che l’autore è stato costretto a suddividere per renderla pubblicabile.
Poesia con innegabile vocazione poematica, che racconta al lettore i pensieri visionari del poeta ( “Porta la vita come una bufera nel linguaggio, e fa del linguaggio bufera” ha detto bene Giuseppe Munforte a proposito di un’altra delle sei raccolte di Bux, La diga ombra). Si, perché siamo di fronte a un flusso pressoché inarrestabile di meditazioni filosofiche per epifanie e metafore ovvero a visioni naturalistiche ed oniriche che inducono speculazioni e profezie. Premessa a questa poesia è una integrale libertà di movimento, che accetta anche di sconfinare nel sogno e nella follia in nome dell’autenticità del dettato e si offre, paradossalmente, alla massima libertà d’interpretazione, quasi anelasse essa stessa ad essere decifrata.
Non mancano peraltro squarci di canto limpido, dove il verso incede sicuro e inanella certezze parlando, nientemeno, che d’amore:
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C’è un tramonto nell’amore,
lo dicono i cieli abbandonati;
lo vivono gli alberi che risalgono
la china d’ogni giorno, così la notte
sembrano il brusio di due bacianti;
ma c’è anche un canto innamorato
che nella sfera di qualche voce
a volte i sogni svela oltre le porte
e tutto il mondo sente quell’amore
nero, e impazzisce vedendo cento
mani toccarsi per intero se il canto
d’una farfalla libera altre farfalle
nel solo occhio di chi si ama;
perché c’è un tempo che non muore
ed è dirsi ti amo in tempo.
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Si diceva di una poesia densa e visionaria. Ne riporto alcuni versi ancora, tra i più belli: Il tempo che è per piangere, primo verso ‘raboniano’ della prima poesia; la primavera morta in un campo, così improvviso e struggente; un altro ora scrive i tuoi versi, evento temuto ma inconsciamente agognato da chi scrive; è la parola eterno // quella che un giorno si presenta/ sillabando dio, e dirà son qui fino alla morte, dove compare un dio in minuscolo, ma eterno; andare via restare ancora/ amarsi bene come fosse ieri, ancora un amore misteriosamente predicabile; l’ombra di rose fosse qui eterna// oggi il mio pianto ha spine felici, due versi con un’ombra bastevole e un pianto ossimorico; la radice di rimpatriare è questo/ sorridere anche morendo, meditazione, tra le molte, sulla fine.
Vorrei chiudere con una considerazione su una delle ultime poesie, quella che s’apre con il verso scelto come titolo della raccolta – Luce del verbo impazzire – e che condensa il donarsi alla vita, alla natura e all’amore e si risolve in una confessione finale: ma le parole io voglio amare. Sono dunque le parole il vero oggetto d’amore del poeta, e considerando che abbiamo finito di leggere l’ultima delle sei raccolte che costituiscono un unico libro, possiamo legittimamente affermare che tutto il lavoro poetico di Antonio Bux nasce dall’amore per la scrittura poetica, in libertà di pensiero e di parola.
Antonio Fiori
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Antonio Bux è nato a Foggia nel 1982. Ha pubblicato varie opere, tra le quali Trilogia dello zero (Marco Saya, 2012 – finalista Premio Montano, vincitore Premio Minturnae), Kevlar (Società Editrice Fiorentina, 2015 – Premio Alinari), Naturario (Di Felice, 2016 – finalista Premio Viareggio), Sasso, carta e forbici (Avagliano, 2018 – Premio Alfonso Malinconico), La diga ombra (Nottetempo, 2020) e Ponente (Joker, 2021). Ha pubblicato anche tre libri in spagnolo e uno in vernacolo foggiano. Come traduttore ha curato i volumi Finestre su nessuna parte (Gattomerlino Superstripes, 2015) di Javier Vicedo Alós, Bernat Metge (Joker, 2020) di Lucas Margarit e Contro la Spagna e altri poemi non d’amore (Nessuno Editore, 2020) di Leopoldo María Panero. Ha fondato e dirige il blog «Disgrafie», oltre che una collana per la casa editrice RPlibri e due collane per le Marco Saya Edizioni. Per Avamposto cura la rubrica Pardiez.