Andrea Carloni – Inediti

Andrea Carloni, nato a Roma nel 1977, vive in Veneto. Ha pubblicato nel 2019 la raccolta di racconti premiati Chi mai in qualche dove, nel 2022 il romanzo Lissy è stata qui e la traduzione in forma poetica della silloge Musica da camera di James Joyce con postfazione di Enrico Terrinoni per Castelvecchi Editore. Conduce il canale/podcast Ritratto di Ulisse ispirato al romanzo di Joyce, con letture, ascolti e interviste ad esperti e appassionati come Michele Ciliberto, Gilda Policastro, Maurizio Ferraris, Claudio Strinati, Gabriele Frasca, Leonardo Colombati, Sara Sullam, John McCourt. Si occupa di poesia nel podcast Universi Precari del blog culturale Equi-libri Precari, Pubblica testi su riviste online come Nazione Indiana, Atelier Poesia, Limina, Poetarum Silva, Fogli Bianchi, Culturificio.
Profilo Instagram: @_andreacarloni_

 

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TRITTICO DEL POETA

 

 

1.3 Erano i poeti

 

Furibondi erano i poeti,
       fango alle ginocchia, sconvolti dal guado.
Piangono la riva di prima
       e temono la terra di dopo,
e ovunque un frastuono di tastiere e carta da riciclo.
       Uomini glabri e in carne li aizzavano,
con le voci sudate, sputi e linguaggi ribelli,
vecchie foto di litorali, molteplici canti di uccelli.

Squilibrati erano i poeti,
       tra le scuole elementari e le prefetture,
striati dal vento – sapeva d’estate, sapeva d’inverno –
       cotti dal debito – forse preventivo, forse consuntivo –
Le labbra gorgogliano distanti dalla schiene,
dalla teste, dalla pance e dalle ultime cene.

Convulsi erano i poeti,
       Ora, rileggetevi quanto basta e non siate troppo pesanti.
Da parte nostra, sillaberemo dolcemente mentre voi affogate presto:
una volta che il corpo è disfatto, il vostro canto durerà lo stesso.

 

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1.3 Were the poets

 

Furious were the poets,
       mud on their knees, shocked by the ford.
They mourn the former shore
       as they fear the after land,
and everywhere a din of keyboards and recycled paper.
       Tubby hairless men urged them on,
with sweating voices, spits and rebel tongues,
pictures of the same coasts, shifting birdsongs.

Deranged were the poets,
       between elementary schools and prefectures,
streaked by the wind – smelled like summer, smelled like winter –
       cooked by the bills – seemed like balance, seemed like advance –
their lips bubbling far from their back and after
their head, their belly, their very last supper.

Jerky were the poets,
       Now, proof-read just enough and don’t be too heavy.
For our part, we’ll spell it gently as you drown fast:
once the body is undone, your chants would still last.

 

*

 

2. Anatomia del poeta

 

bocca | prodiga del niente
guancia | schiocco pubescente
dito | rimira il presente
omero | osso non vedente
costola | donna efferente
unghia | sporco espediente
naso | punta ad oriente
culo | divario indulgente
mano | schiava onnisciente
fronte | senno apparente
lingua | verbo accingente
seno | gabbia decadente
piede | metro pendente
testa | vecchia permanente
braccia | leggi violente
spalle | gobba ottundente
fica | martire indolente
cazzo | reo impenitente
occhio | teste reticente

 

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3. Il poeta e i giorni

 

Se mai potrai procurarti un poeta
       (che sia maschio e di sedici anni)
       (che sia nel pieno delle forze e intenzioni)
       (che non getti la penna difronte al bianco della pagina)
       (che disegni il suo verso seguendone il solco)
       (che non si perda nel canone di altri poetanti)

Se lo terrai lontano dagli amori
       (che non si accalori, non figli né famigli)
       (che i poeti con prole si fanno importuni)

Se la sua lingua diverrà frugale
       (che non dispensa mai garbo una bocca animata di poeta)
       (che non abbia male risposte alle tue care domande)

Se la discesa di pioggia gli insegna
       (che è giunto il tempo di scuotersi dal sonno)
       (che operi al buio e al bagnato, come all’asciutto e alla luce)
       (che tu gli pungoli il dorso così come si flette la spiga)
       (che è triste afflizione per chi del poeta nel maltempo non dispone)
       (che sarà facile richiesta “prestami il poeta tuo” e duro il tuo scherno “esso è in stanza a poetare”)

Se a primavera il lavoro è compiuto
       (che ritocchi e decori i suoi versi per la fiera)
       (che rivolga preghiere a Calliope)
       (che non si faccia arida l’opera in estate)

Allora esponilo al sole e alle lodi
       (dagli focacce, carne di quaglia, tuberi speziati)

Allora lascialo in un vano ombroso
       (dagli limpido vino mesciuto in tre parti di acqua)

Allora concedi gioia al suo cuore
       (dagli la fama, i diritti e le celebrazioni)

Allora – e solo allora,
riposo al tuo poeta,
pace alla tua dimora.