Andrea Accardi
Anteprima editoriale “Frattura composta di un nome” (Ladolfi 2020)
Capitolo IX
La domenica è molle, convalescente, il mondo ha un’evidenza che ti ferisce. La chiesa moderna suona le campane di sempre.
Si va fuori con il treno, dentro città vere, fra tralicci spaventosi.
Capitolo XII
La piazza all’ora di pranzo è tutta luce e schiamazzi. Un rapace azzurro e silenzioso fa uno strano contrasto con il mondo di sotto. Lo diresti volare da fermo.
Un tipo si pulisce il naso fino in fondo, quasi gli prudesse l’intelletto.
Capitolo XIV
La prima volta che hai visto il manifesto è stata alla stazione, e intanto dai treni salivano e scendevano, i piedi affondavano nel fango.
D’istinto hai guardato se ci fosse anche lei.
Capitolo XVI
La mappa non distingue tra il giorno e la notte, e neanche tra la notte e il buio in cui si balla vestiti con il peggio. Si scende dalle scale come in una galleria, in un’oscurità di sudore e alcol.
Diventi te stesso nel momento in cui scompari.
Fotografia di proprietà dell’autore