Amuleti, di Lorenzo Patàro

Lorenzo Patàro

Amuleti

Prefazione di Elio Pecora

Ensemble, 2022

.

Endecasillabo sovrano, padrone della silloge. Poesia che invita al canto salmodiato, ad essere accolta come suono. C’è tempo per capirla, prima devi nutrirtene soltanto. Ne resta affascinato Elio Pecora, che dice nella prefazione: Tutto – in questo continente di parole, di frasi, di cadenze – si avvolge in un ritmo denso e pacato.”

Veniamo però all’analisi dell’opera di Lorenzo Pataro. Non faccio alcuna fatica a condividere l’interpretazione di fondo data da Elio Pecora: gli amuleti raccolti non sono altro che le parole con cui il poeta convoca cose, uomini e animali; la parola è scoperta come un talismano capace di aprire una via di fuga dal dominio del reale o di offrircene una visione nuova. La realtà si trasfigura ad ogni verso pur restando tutta la concretezza delle cose nominate (il falco, un cappotto, una zappa). Notiamo talvolta nella visione l’aura del sogno oppure, al contrario, come in questo caso, un surplus di realtà:

.

Lo schianto della ghianda sulla terra

il fuoco nella casa di campagna

le ossa esposte al sole come una reliquia

tu che getti al sole le scapole sfibrate

nel baule antico del pagliaio, un vecchio

cappotto appeso a un chiodo veste

il freddo delle mura – si muove fra le travi


il grido e poi l’ala di qualcosa.

.

Una poesia che sa sorprenderci, che non teme d’aprire la porta del grottesco (ieri pendeva dal tuo orecchio/ il fegato in cancrena di un rondone), della preghiera (si sgola la distanza e si ammanta/ la preghiera di fonemi involontari), della prosa – Ricorda la visione. Io cospargo di ambra la tua pelle sbucciata dall’inverno. Insieme diventiamo secolari. Ci pieghiamo insieme al vento come fosse un dio-bambino che ci culla. E poi la scelta di un tu bellissimo, che sembra mutare ad ogni testo (una divinità, l’altro, se stesso). Un autore, Lorenzo Patàro, che ho scoperto con piacere, ben più che una promessa: una poesia da non perdersi.

Antonio Fiori

.

*

Ancora qui a dire del richiamo
tornato nel cielo a farti casa


di tutte le stagioni sotto il fico
a nascondere un amore clandestino


ancora qui a dire che è tutta questa vita
la vita attesa sulla porta come i cani


a fare le feste con le code vagabonde
al padrone che ritorna nella sera


ancora qui a dire queste mani
questa pelle e questa voce


a credere di esistere davvero

errando in cerchio nei corpi

come folli o menadi ubriache


ancora qui a dire questo fuoco
questa danza millenaria senza nome


qualcosa che circola nel sangue.

.

*

Spargo i miei organi in vendita sul letto
come Lego i bambini sul tappeto


tu leghi le ossa alle ringhiere
perché al posto delle ali

gli angeli ne facciano stampelle


i corpi sono scambi di lamiere
di croste marce di ferite


ieri pendeva dal tuo orecchio
il fegato in cancrena di un rondone.

.

*

Ci hanno detto che una nostalgia del seme
ci riporterà nelle braccia delle madri
uguali al primo vagito, nudi fino al midollo, scorticati,
vivi fino all’ustione, ci hanno detto che le aquile
torneranno a prenderci sotto l’ala spezzata,
tentati dallo svanire, dalla pace dei relitti
non avremo piume per il volo, ogni cosa
decolla e poi cade nella grazia dello stare,
ogni crepa che fiorisce come brilla e dimentica ogni male,
come striscia questa febbre questo ardore di volare
questo schianto verso tutto ciò che non ha nome,
ci hanno detto che ogni andare ritorna
nel suo centro primordiale, al primo coccio,
alla prima cellula animale, schegge verso il fuoco,
verso il nucleo glaciale di ogni era.

.

*

Lorenzo Patàro (Castrovillari, 1998), laureato in Lettere Moderne all’Università di Salerno, vive a Laino Borgo (CS), in Calabria. Ha pubblicato la raccolta “Bruciare la sete” (Controluna, 2018), finalista al Premio di Poesia “Solstizio” opera prima nel 2019. Sue poesie, edite e inedite, sono state pubblicate su riviste come Atelier, Poesia del nostro tempo, Avamposto poesia on line, Il sarto di Ulm – bimestrale di poesia, sul sito ufficiale di poesia della Rai (Poesia, di Luigia Sorrentino), sul quotidiano La Repubblica. Con alcuni inediti è tra i vincitori della ventisettesima edizione del Premio internazionale di poesia “Ossi di seppia” (Taggia, 2021). È presente nell’antologia “Distanze obliterate. Generazioni di poesie sulla rete” (Puntoacapo, 2021).