Alessandro Grippa
Tre inediti
ESERCIZIO SULLA NEBBIA
prova a guardare, prova a coprirti gli occhi.
Giuliano Mesa
[…] la visione riparte
nel bianco completo. Guardare è decidere che la nebbia è calata senza poter fare altro: che aspettarselo che provenisse dai colli. Dove prima il paesaggio ora questo muro, di colpo inscenato fuori la finestra. E potrà sembrare che lo spazio stesso scompaia nel chiaro, tornando sui mobili, i libri, la stanza; riportando l’attenzione all’interno della casa. Confusi il dentro il fuori. Come se il pallore ci segua. Al contrario del sole, penseremo poi, che invece distolto
lo sguardo, si vede buio.
*
GLI ANGELI
Li ho dovuto fotografare in un catalogo. Sono troppo in alto.
Antonella Anedda
ci amano da lì, vegliando; se planano
nel sonno è il sogno di una terra
che fanno; non osano le tuniche,
non osano al frusciare,
non vedono che in chiari
sopralluoghi dal cobalto
verso misere sterrate.
e amano.
e noi siamo la scena, noi lo spazio aperto,
di scorcio la presenza
che batte con il piede;
ci sbirciano su tela
dandosi le spalle, miopi per eccesso
di fede. ci vedono
e hanno gli occhi chiusi,
ed è così che noi non siamo
compianti; ma i raggiunti
dallo spirito. esitano
e non esistono. ne siamo noi
origine, termine, discrimine.
commettono le loro vite
in brani, in toni musicali, accesi di cromie;
sono la nudità infantile
che certi poveri pittori di provincia impiegano
immortalando i figli nei panni di immortali,
li puoi sentire in quel vociare, in quelle corse
sulle ghiaie
e calano cineree palme, fronde rigogliose
e mortuarie verso queste nostre braccia tese aperte
come incroci
di noi che suggeriamo
in una dizione, con la nostra voce, a loro
la sola mira presa nella nostra direzione.
*
Allegoria
“Io sono un realista, dunque parlo per allegorie”
Giorgio Manganelli
“alcune cose a parole, altre con il loro senso sottinteso”
Quintiliano
la letteratura, se avviene, è bordo campo.
e non è mai tutto quello di cui disponiamo.
ordina le pizze, discutono al telefono
sul luogo, sull’orario. la lingua letteraria
lo ipnotizza col pensiero di punteggiatura
e conto (salato) delle pizze, delle sillabe.
si affaccia. alla finestra il panorama, la città.
la poesia è abitare le parole, pensa; l’ha detto
uno che fa musica, di professione. si ergono
le case, lungo il litorale, con modestia.
i mattoni disattendono, edificano aliud verbis,
aliud sensu. la comicità del resto è dire ciò
che è successo rendendolo insuccesso.
che firmare è stato necessario, è stato solo il nome
nella sua calligrafia. poi esce. pensa ho un figlio
ho la macchina una casa, il futuro avanti
dietro l’autobiografia. sono le 9 di sera
dove le cose vanno. si siede a bordo strada.
Fotografia di proprietà dell’autore.