Adriana Tasin (Tione di Trento, 1959) si laurea in Scienze Naturali all’Università di Bologna e fino al 2021 insegna discipline scientifiche in Val Rendena, a Madonna di Campiglio ai piedi delle Dolomiti di Brenta, dove tuttora vive. Si dedica alla scrittura in forma poliedrica focalizzando in un secondo tempo l’attenzione sulla produzione poetica e ottenendo importanti riscontri. Nel gennaio 2020 pubblica la raccolta poetica Il gesto è compiuto, con puntoacapo Editrice; nel maggio 2022 pubblica la raccolta poetica Fatti reali immaginari, con Arcipelago itaca Edizioni, nel gennaio 2025 pubblica la raccolta poetica Voragini d’azzurro, con Interno Libri Edizioni.
Suoi testi compaiono in blog letterari, in giornali e riviste. Tra le numerose pubblicazioni antologiche preme segnalare in particolare la presenza di suoi testi nelle antologie Il fiore delle lacrime (curatela di Vincenzo Guarracino, puntoacapo, 2020), Distanze Obliterate (a cura di Alma Poesia, puntoacapo, 2021), Singolare/molteplice (a cura di Enzo Campi ed Enea Roversi, Premio Bologna in lettere, puntoacapo), Breviario del tempo (curatela di Vincenzo Guarracino, Edizioni Di Felice, 2023), I giorni invisibili (curatela di Monica Moka Zanon, Il Babi, 2023) e Distanze verticali (a cura di Irene Sabetta, Macabor, 2024).
Le sue poesie hanno ricevuto importanti riconoscimenti in concorsi letterari tra cui si ricordano Bologna in Lettere (2020, 2022, 2024), Guido Gozzano (2021, 2022, 2023), Lorenzo Montano (2020, 2021, 2022, 2023, 2024), Gianmario Lucini (2022, 2023), Chiaramonte Gulfi (2020, 2021, 2024), Tra Secchia e Panaro (2021, 2024) e Arcipelago itaca (2020, 2021).
Suoi testi sono stati tradotti in spagnolo, da Antonio Nazzaro, per il Centro Culturale Tina Modotti, e per le Scuole di Poesia di Cuba (in occasione della trentesima edizione del Festival Internazionale della Poesia dell’Avana).
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la parola urlata illeggibile [solo sentita
nel vago]
diseppellirono i poeti e gli alpinisti i
dissensi, ritrassero le carte copiative
nel secchio occhi recisi sassi lungo
i ghiaioni; la montagna matrioska
partorì frane, voci d’acqua cascate da
grotte buie, ciechi ci addentrammo
a tentoni nel labirinto carsico
disponendoci con torce di fuoco
*
le tenebre chiodarono il tempo al
legno, fu difficile per lo sciamano
seguire la direzione, scendere il secolo
a ritroso, oltrepassare i limiti stabiliti
dalle sue stesse mani, dai tanti fuochi
accesi, dai laghi temporanei sospesi,
tacere come pietra l’ululato del lupo
«hai detto qualcosa?»
ma lui non rispose
per un millennio tacque, poi disse:
«che cosa volete sapere?»
*
e dunque ci disse di partire, di tenere
a mente [al buio] sequenze appoggi
appigli e settanta gesti
ripetere tutto X volte nella testa
il corpo poi avrebbe echeggiato
– questo disse nient’altro
eravamo tra le montagne
ripetizione discendenza
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© Fotografia di Paola Grassi.