Giovanna Frene (Asolo, dicembre 1968), poeta e studiosa, è stata scoperta da Andrea Zanzotto. Tra gli ultimi libri di poesia: Sara Laughs, D’If 2007; Il noto, il nuovo, Transeuropa 2011; Tecnica di sopravvivenza per l’Occidente che affonda, Arcipelago Itaca 2015; Datità, (1a ed. Manni 2001), postfazione di A. Zanzotto, Arcipelago Itaca 2018. È inclusa in varie antologie, tra cui: Grand Tour. Reisen durch die junge Lyrik Europas, Hanser 2019; Nuovi Poeti italiani 6, Einaudi 2012; Poeti degli Anni Zero, Ponte Sisto 2011; New Italian Writing, “Chicago Review”, 56:1, Spring 2011; Parola Plurale, Sossella 2005. Come critica militante, co-dirige la rivista on line “Inverso. Giornale di poesia” e collabora con varie riviste, tra cui “Semicerchio” (cartacea) “Antinomie” (on line) e “Ibridamenti” (on line). È Dottore di ricerca in Storia della lingua, e ha pubblicato saggi e recensioni sul Settecento (Metastasio) e sul Novecento in volumi e riviste accademici. Dal gennaio 2023 insegnerà scrittura poetica nella ‘Bottega di Narrazione’ di Giulio Mozzi. Vive a Pieve del Grappa (TV), o altrove.
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Dal poemetto inedito “DIPLOPIA 9 AGOSTO 378 d.C.”
I have returned here a thousand times,
thought history cannot tell us its location.
(Frank Bidart, The return, in Desire)
XVII.
del tutto immobili nella loro sete da ore
i soldati romani vennero investiti
dal fumo dei tanti piccoli incendi appiccati dai nemici
come presagio del loro destino
XVIII.
proprio quando per la vicinanza del buio
tutti erano convinti che la cavalcata del conte Ricomene
avrebbe perlomeno rinviato la battaglia,
furono i cavalieri della guardia del reggimento degli Scutari
a provocare lo schieramento dei Goti
a non resistere al consueto richiamo
del sangue
XIX.
fu mentre i due schieramenti cozzavano come navi rastremate
a squassare l’armonico fluttuare dell’onda oplitica
che a uno sguardo più ravvicinato avrebbe rivelato
i volti terrorizzati dei soldati romani morti sul posto
piombò come un fulmine su montagne altissime
la cavalleria dei Goti con un contingente di Alani
che sfracellò l’ala sinistra dei cavalieri romani,
quella parte sempre invincibile della storia
XX.
una battaglia iniziata quasi casualmente, infine oscurò la luce
con la polvere delle terribili urla
del blocco compatto di carne in agonia
paralizzato dalla sua stessa unione
assieme alla schiuma dei cavalli
fino a ricoprire l’intera orbita terrestre
XXI.
i fanti romani sfiniti combattevano su i cadaveri dei loro compagni
scivolando continuamente sul terreno
completamente cosparso di sangue
vendevano cara la pelle
al miglior offerente
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Nota. Le stanze I-XVI del poemetto sono uscite ne “L’ULISSE”, ‘Metamorfosi dell’antico’, n. 23, novembre 2020, con il titolo provvisorio di Antichità romane. Il poemetto completo è stato scritto nell’estate 2020.
Le vicende del triennio di scontri tra l’imperatore d’Oriente Valente e il capo dei Goti Fritigerno, che ebbero come esito finale la sconfitta romana nella battaglia nei pressi di Adrianopoli (9 agosto 378 d.C.), sono narrate da Ammiano Marcellino (330-400 d.C.) nel XXXI libro delle Res Gestae; il loro racconto viene ripreso e commentato da Alessandro Barbero nel libro 9 agosto 378. Il giorno dei Barbari. La citazione da Frank Bidart si riferisce alla battaglia di Teutoburgo.
© Fotografia di Dino Ignani