Annarita Zacchi (1959-2022) ha insegnato italiano all’Università Europea di Firenze (EUI), ha collaborato con la New York University in Florence e ha tenuto laboratori di scrittura, camminate letterarie e di storia locale per italiani e stranieri. Tre i libri di poesia pubblicati: Rotte Terrestri, Teseo Editore 2014, Voi e lo sparso, Chipiuneart, 2015, Utopie del corpo, Arcipelago Itaca 2020, più una plaquette per un suo Reading, Lavoro e antilavoro. Sogno dell’insegnante errante. Per informazioni sul lavoro di Annarita Zacchi e per leggere alcuni suoi testi, qui il sito: LINK
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Di sollievo in sollievo, le strisce bianche le carte bianche
(Amelia Rosselli)
Di piedi, rientra di nuovo
sdraiata Pietrina Salaris e la corsia
si fa pubblico, lei danza tra
le bende e stringe al petto
la borsa dove immerge le dita,
pesci magri che scartano al buio.
E riprende il suo vagito
Pietrina, mi vuole testimone,
che mi accosti al suo niente
la nutra di piccole droghe
che mi hanno portato da fuori.
Salaris dorme nell’etere e sogna
mi dice la casa sul Bosforo persiane
chiuse, mani tese a rubarle la memoria.
Mi dice Salaris è nome balcanico
e fruga con le dita stecchite
il comodino comune le mie ciabatte
fatte sue, mentre insieme scende lento
il suo e il mio sangue lungo il rigagnolo
della flebo.
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sperare, per un attimo, di potermi rifare, a poco prezzo, una vita e una vista
a B.
apro il cassetto del tabacco
filtra il sole tra i denti
dei pettini d’osso
le mani al buio
sanno i cerchi
neri degli occhiali
senza lenti
che furono tuoi
si avanza ciechi
tra piccole memorie
*
dall’ospedale
all’alba qualcuno s’infila
le vene non reggono,
dighe chiuse
dal troppo cercare
la mente ha serrato
il colpo finale:
strada sbarrata
girano i bianco vestiti
con i loro aghi spianati
mentre fuori s’accende
la vita dei non trafitti.
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