Sonia Caporossi
L’ultimo naufragio di Ulisse
(a Dante)
Poi ci guardammo intorno: sull’acqua
si spalancava il vuoto, si inclinava
sul fianco la carcassa della nave
che trasportava morte; tra i flutti
gettai il mio remo infranto: a galla
non rimaneva altro che la vela
stracciata in mille scampoli, e l’idea,
che in noi recalcitrava, di morire;
per quanto, in quell’alito di vento
che misterioso scoperchiava il gorgo
restassimo convinti di quel piano,
ché il male non ci avrebbe mai toccato
perché eravamo intonsi dal peccato
nella definizione niceana; ma sola
dall’alto procombeva in noi la colpa
di quella hybris che ci genufletteva:
tentammo allora, invano, di implorare
la pia divinità protocristiana
ma l’eco della trenodia pagana
-le sole formule che noi conoscevamo-
rimase inascoltata: il maelstrom
si aprì come l’abisso all’improvviso; così
ciò che rimase salvo era l’onore
e poco altro; al Niente votati
come sempre, e alla Realtà, sebbene
l’ideale perdurasse all’infinito
rendemmo grazie al termine del mondo
e andammo a fondo -non altro era il Destino-;
se la curiosità uccide il gatto, è la superbia
la vera causa della nostra fine:
desideriamo noi restare in vita
sbracciando tra le anime del Lete
nella protervia ottusa e malcelata
che ci apparenta tutti al bel Narciso
e al paradosso di dirci Nessuno
contrapponiamo la segreta voglia
-nella memoria- di essere Qualcuno.
*
«ricordamelo tu, se proprio vuoi, chi sono
la nudità dell’essere invoca l’apparire
il vuoto dello specchio mi assiste incuriosito
mentre distillo in pianto le mie perplessità
cos’è la {nostalgia}, necrosi di un istante
pellicola di sangue ormai rappreso
membrana che si stacca rilassata tra le dita
dal cavo delle mani, dal morso dei {ricordi}
che cosa è la sostanza di un riconoscimento
e quanto può far {male} nel male fatto a un altro
per quanto ci risulti scartandone il pacchetto
ricordamelo tu che cos’è un dono
e nonostante il sole che circoscrive il volto
sebbene il suo calore ci riconosca vivi
rimane solo il {gelo} che di umano non ha nulla
e il taglio del cordone nella culla
l’attesa che rimargini {ferite} troppo antiche
nella clausura asfittica di un atrio d’ospedale»
(Da Taccuino della cura, di prossima pubblicazione per la collana Pensiero
Poetico, Terra d’Ulivi Edizioni)
Sonia Caporossi (Tivoli, 1973) è musicista, poetessa, prosatrice, critica letteraria e saggista. Ha pubblicato numerosi libri. Tra gli ultimi ricordiamo il saggio critico Le nostre (de)posizioni. Pesi e contrappesi nella poesia contemporanea emiliano-romagnola, con E. Campi, Bonanno, Acireale 2020; la curatela su G. Leopardi, L’infinita solitudine. Antologia ragionata delle poesie, Marco Saya 2020; le sillogi poetiche Taccuino dell’urlo, Marco Saya 2020, finalista al Premio Montano 2020 e Taccuino della madre (Edizioni Progetto Cultura 2021, collana Le Gemme); il libro di monologhi filosofici Opus Metamorphicum (A&B Editrice 2021). Dirige per Marco Saya Edizioni la collana di classici italiani e stranieri La Costante Di Fidia. Collabora con Poesia Del Nostro Tempo, Versante Ripido, Bibbia d’Asfalto. Dirige inoltre Critica Impura, Poesia Ultracontemporanea, disartrofonie e conduce su NorthStar WebRadio la trasmissione Moonstone: suoni e rumori del
vecchio e del nuovo millennio. Vive e lavora nei pressi di Roma.