Mario Fresa è nato nel 1973. Ha compiuto gli studi classici e musicali e si è laureato in Letteratura italiana. Come poeta esordisce nel 1999, presentato su «Specchio della Stampa» da Maurizio Cucchi. Altri suoi testi poetici appaiono nell’antologia Nuovissima poesia italiana (Mondadori, 2004), e sulle riviste «Caffè Michelangiolo» (n. 3, 2003), «Paragone» (n. 60-62, 2005) e «Nuovi Argomenti» (vol. 45, Mondadori 2009). È del 2002 la raccolta prefata da Maurizio Cucchi Liaison, cui fanno seguito Costellazione urbana («Almanacco dello Specchio» di Mondadori, n. 4, 2008), il poemetto Alluminio, prefazione di Mario Santagostini, 2008, Uno stupore quieto, introduzione di Maurizio Cucchi (La collana, Stampa, 2012). Ha curato l’edizione critica di un poema di Gabriele Rossetti, Il Tempo, ovvero Dio e l’Uomo (nella collana «I Classici» di Carabba, 2010), e l’edizione e la traduzione dell’Epistola De cura rei familiaris di Bernardo di Chiaravalle (Società Editrice Dante Alighieri, 2012). Collabora a giornali e a riviste e ha tradotto dal latino e dal francese. Firma la rubrica Sguardi sul periodico «Gradiva. International Journal of Italian Poetry», di cui è redattore.
Mario Fresa
(inediti)
1.
«Il tarlo imbocca la strada della rovina». Risata dell’amico paziente.
Mi pettinavo, adesso, ripetendo sottovoce il caro
nome della parente fittizia
(Non sarà lei a salvarmi! Così gridavo, tastando un poco
nel buio; fingendo, cioè, di non dormire).
Questo è il primo resoconto. Subito dopo:
una mite resistenza alle richieste degli ansiosi
profittatori; inerzia, millanterie (poche, diciamo:
però notevoli); quindi, posizioni piuttosto calcolate,
come segnali di profezia.
Qualche altra possibile definizione: «sembra che parli
annunciando il proprio testamento; eppure, allo stesso tempo,
sembra augurare, vedi, la morte a quelli
che lo stanno ascoltando.»
Una vittoria finale che è, in fondo, un sentimento di debolezza,
di indecisione.
2.
Addormentarsi, distendersi (semmai sperando un incidente,
una specie di fortunosa soluzione). Così le donne del corteo, lentissime,
quasi sincere: se fosse vissuto più a lungo…
Niente di più difficile, cioè, di ritornare sulle prime notizie:
cambiato il colore dei capelli;
forse uno o due chili in più; la si ricorda, forse, meno attenta
a certe strane fissazioni (il calcolo continuo dei biglietti; la sete
che non finisce mai; e la paura degli insetti, veri o
immaginari). E allora il risultato è questo:
la donna lo ha incontrato solo una volta.
Non può essere lui, sicuro.
5.
Fortuna, però, che la frase l’abbiamo compilata
(quella con le parole: cane, volpe, campo).
E allora tutti ripetiamo, addossandoci alla porta,
cose gentili che adesso ci rallegrano tanto.
E il conto è presto fatto.
Eppure il famosissimo bifolco – lucida testa, corpo ingombrante;
si muove a scatti, a sbalzi; e parla poco, e basso,
e male – non si fa vivo da più di un mese.
Quindi aggiunge una specie di firma
che sembra quasi un taglio, così sottile
e trasparente che si allarga fino a sciogliersi,
fino a sparire.
Sembra che non ci sia mai stato, qui.
Mario Fresa è nato nel 1973. Ha compiuto gli studi classici e musicali e si è laureato in Letteratura italiana. Come poeta esordisce nel 1999, presentato su «Specchio della Stampa» da Maurizio Cucchi. Altri suoi testi poetici appaiono nell’antologia Nuovissima poesia italiana (Mondadori, 2004), e sulle riviste «Caffè Michelangiolo» (n. 3, 2003), «Paragone» (n. 60-62, 2005) e «Nuovi Argomenti» (vol. 45, Mondadori 2009). È del 2002 la raccolta prefata da Maurizio Cucchi Liaison, cui fanno seguito Costellazione urbana («Almanacco dello Specchio» di Mondadori, n. 4, 2008), il poemetto Alluminio, prefazione di Mario Santagostini, 2008, Uno stupore quieto, introduzione di Maurizio Cucchi (La collana, Stampa, 2012). Ha curato l’edizione critica di un poema di Gabriele Rossetti, Il Tempo, ovvero Dio e l’Uomo (nella collana «I Classici» di Carabba, 2010), e l’edizione e la traduzione dell’Epistola De cura rei familiaris di Bernardo di Chiaravalle (Società Editrice Dante Alighieri, 2012). Collabora a giornali e a riviste e ha tradotto dal latino e dal francese. Firma la rubrica Sguardi sul periodico «Gradiva. International Journal of Italian Poetry», di cui è redattore.
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