Valeria Di Felice “Il battente della felicità” (Ladolfi, 2019) – Lettura di Leandro Di Donato
Valeria Di Felice “Il battente della felicità” (Ladolfi, 2019)
Lettura di Leandro Di Donato
Con Il battente della felicità Valeria Di Felice ci consegna pagine dense e, insieme, lievi di un canto d’amore a voce piena, che scopre se stesso e si meraviglia della sua potenza. È lo stupore di capire che è stato un giro di secondo/a invertire la rotta del tempo e che le parole taciute, quasi fossero dotate di una forza propria, si sono dischiuse a segnare il principio di una nuova primavera, ed è, ancora, la consapevolezza di una nuova condizione, quel saremo solo io e te, che ridefinisce per intero le mappe della terra e del cielo, a chiedere altri luoghi ora che il tempo ha accolto l’avvenimento che taglia, con il filo del prima e del dopo, l’addensarsi dei giorni attorno a questa vertigine (che) è cuore /reso leggero con il passo/del coraggio. Coraggio ci vuole, infatti, per evitare che la vertigine diventi il gorgo delle carceranti vesti della colpa/orpello delle madri incapaci di rinascere donne. Ad ogni incrocio, ad ogni angolo girato e ad ogni alba appesa ai fili del nostro orizzonte, si ripropone il dilemma di come scovare il varco e definire il prezzo da pagare per trovare lo spazio in cui affermare la scelta di chi preferisce morire tra i vivi/che far finta di vivere tra i morti. Solo così si potrà abitare quell’universo che ci guarda ardere e mai bruciare.
Quasi consegnando una ideale torcia, che illumina rigenerando la sua luce, questi versi, che chiudono la prima sezione del libro, Sullo schienale del mare, ci portano all’apertura della seconda sezione, Intermezzo, che con il riordino dei ricordi e l’emergere della coscienza della propria incompiutezza – mancavano le vocali dell’esser donna – accoglie la sfida e l’ardore di un rischio inatteso: quello di essere felici. Il battente della felicità, che apre la terza sezione e dà il titolo al libro, è il frutto maturo, riconosciuto senza ipocrisie e vissuto con voluttà, di un amore che ha aperto corpi e dispiegato vele e trova, grazie ad un diverso alfabeto, le parole per raccontare la favola di venire al mondo. L’impeto amoroso dei corpi scandisce i battiti di una gioia piena, che trova in se stessa le proprie ragioni, e celebra il compimento di un moto che ha rovesciato il delitto dell’attesa nella piena affermazione della declinazione dell’esserci che accoglie e protegge la bianca spuma che giace al fondo/tornata a riva sulla cresta della sua onda/ con l’arcana verità di venire al mondo. Il venire di nuovo al mondo, la nascita nuova ogni volta dentro una carezza, uno sguardo, un incontro è il vero io narrante di questo libro, impreziosito dai disegni del Maestro Gigino Falconi che porge il suo racconto autonomo e solidale, un controcanto armonioso che intreccia segni e parole. Il battente della felicità è quindi un canzoniere d’amore che vince la sfida, davvero difficile, di trovare accenti originali per cogliere e condividere, come solo la poesia può fare, l’incanto della manifestazione di quel magma incandescente e primigenio che batte incessantemente le vene del mondo e delle vite, che chiamiamo amore.
Per questo, anche per questo, le poesie di Valeria Di Felice sono in realtà un canto di vita che chiede il suo segreto e necessario adempimento e, in questo realizzarsi scopre e offre, a chi vorrà prestare ascolto e attenzione, parole per altri canti e luce per altre rivelazioni.
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