Natasha Sardzoska
Poesie da “Osso Sacro” (InternoPoesia 2020)
Anteprima editoriale
palinsesti romani
sento la voce di mio padre
accanto alla sinagoga nel ghetto ebraico
si scrosta dalle facciate ocra arancione
e si infila tra i sanpietrini
non è imprigionata
nemmeno amareggiata
è solitaria
randagia e muta
come se fosse un? tsunami
come se fosse un vincitore inaspettato
che con amore approda alla giustizia della storia
di notte i gabbiani atterrano sul selciato
di nascosto sbocconcellano i resti di cibo tra le pietre
e restituiscono insù al cielo
la voce, polvere di luce radiosa:
vi è troppa bellezza in questo mondo
è ineluttabile
è inevitabile
ma la voce di mio padre
non potrà più
sussurrarla
*
il mondo ti ha lasciato
la primavera non fiorisce più per incanto
e tu non potrai nemmeno assaggiarla
i tuoi giardini di rosmarino chiedono perché non ci sei
il sole di aprile scalda le tue persiane incrinate
ma tu non ti rallegrerai più nemmeno dei soli ingombranti
nemmeno di quei lenti che tramontano dietro la luna
d’altronde non ci sarà più nessuna luna
tranne questo ago della solitudine
cristallo sperduto in cima alla foresta sorda
specchio del passato che ulula
come se fosse un branco di lupi
affamati a mezzanotte
e si infrange triste e pallido
tale quale un sole sperduto
fuoruscito
dalla propria orbita
infilando il filo
l’asse delle mie agonie
roma, 4 aprile, 2019
*
giochi senza (li)miti
il sangue si addensa solo con le torce
verso il cielo sollevate
per abitudine apparecchiamo la tavola
con battaglie perse per regni sconfitti
con salmone vino caviale
e natura morta
e con parole proibite
che non si devono pronunciare
perché solo l’illusione ci nutre
e tutto quello che è niente
e tutto quello che è di nessuno
buttati via da tutti i lati del mondo
inarrivabili ladri di tempi
inghiottiamo solo i nostri inganni
ma mai
le nostre verità
Fotografia di proprietà dell’autore.