Gian Ruggero Manzoni
Inediti
Caricate le mani di attenzione
i passeri giungono a beccarne l’invito.
Le distanze divengono problemi geometrici,
ma l’afasia non la risolvi con un’equazione.
Da bambino urlavo verso le nubi,
e più gridavo, più il cielo si allargava.
Ora, che il tempo mi rende stretto di ambizioni,
mi basta pregare me stesso con la mente,
senza che la parola peggiori il silenzio.
*
Ogni merce va pagata su questa nave
che chiamerò: ragione.
Anche tu hai assistito al suicidio
della spigola.
Una volta presa all’amo,
senza più fuga, punta la testa
verso la massicciata,
e vi sbatte vi sbatte vi sbatte vi sbatte,
fino a stordirsi.
In ciò
l’indecisione non le appartiene,
perché, la prossima assenza di vita,
mai riesce a mentire.
*
Giocavamo a dadi sugli argini
delle saline.
La mia Romagna alza la bandiera
e si va, con sacchi e mestoli in spalla
e alla cinta.
Il mare del difetto lo solchi in apnea,
coi nodi da marinaio che ti pendono
dagli orecchi.
Ebbi addosso il tutto, e fui felice
di quella condanna.
“Io sono vostro padre e per bisogno
vi ho creato”… così dicevo
a chi incontravo per strada.
Ma eravate voi ad avermi generato,
in uno scambio
di assoluzioni e speranze.
Fotografia di proprietà dell’autore