Elena Ramella
Inediti
Il blister delle pastiglie
era un luccio argentato
gravido di uova bianche.
Sulle squame era tatuato in nero
il suo nome, otto volte
su ognuna di esse.
Ogni attacco
è la paura di un altro attacco,
implodo e mi frammento,
mi scompongo e mi decompongo.
Ed io ti chiedo
“rimettimi insieme,
rimettimi a posto”.
Infestata come una casa maledetta,
spasmi e tensioni
e fili metallici dietro le tempie.
*
Il dolore riflesso
di un arto fantasma,
la parte di me che è stata amputata,
la presa di coscienza mai avvenuta.
Ci sono traumi, ferite,
che più il tempo si allontana
più fanno male,
contro ogni logica.
La stranezza ed il senso di straniamento,
“ti sento ancora qui,
eppure non ci sei”.
I nervi sono impazziti,
non distinguono più il vero dal falso.
*
A luci spente,
una carezza, la mia schiena
e la mia spina dorsale,
una rifrazione di luce.
Come un gatto,
i nervi della pelle attraverso la stoffa,
segnali rapidi, scintille
invisibili attraversano il corpo.
La parte di te
che è rimasta dentro di me.
La parte di me
che è rimasta dentro di te.
A luci spente,
un raggio obliquo tra i tuoi occhi
il riflesso di una lama
pronta a ferire.
Fotografia di proprietà dell’autore.