Mary Barbara Tolusso – Inediti

TOLUSSO MARYBMary Barbara Tolusso è nata a Pordenone e vive tra Trieste e Milano dove lavora come giornalista. Ha pubblicato alcune raccolte di poesia e i romanzi L’imbalsamatrice (Gaffi) e L’esercizio del distacco (Bollati Boringhieri). Ha tradotto Giacomino da Verona per il volume Visioni dell’aldilà prima di Dante (Mondadori). Alcuni suoi versi e racconti sono presenti in antologiche tra cui Velocità della visione. Poeti dopo il Duemila (Fondazione Mondadori) e I mari di Trieste (Bompiani). Ha vinto il Premio Pasolini (2004) e il Premio Fogazzaro (2012). Mary Barbara Tolusso 
Inediti

*

Tu dici che ogni foglia è lucida
come un coltello, che ogni cosa vive, cresce,
non si può fermare, eppure non ho colpa
se mi hanno dato un nome.

Mio padre e mia madre erano in fiore.
                                      Ma non per molto.

Così bestemmio, racconto il falso, scrivo poesie,
ah queste cicale che bruciano nel verde, prorompono,
si moltiplicano e prosperano al di là
di ogni possibilità, queste bestie viziate vivono.

(A te invece ho dato tutto. E tu sei morto)

*

I rimpianti fanno povere le cose, fanno l’amore
storto. Dicono che chi pensa al passato invecchia
prima. Dicono di non girarsi mai verso la fine.
Il ricordo è un esile risveglio di corpi, mani
mobili universi in agguato…
Il mondo è sottile
          tutti erano già in cammino
nella feroce precisione di un nome
che ritorna al tavolo di un bar, dentro
la tazza di caffè, in fondo a un nome: ora…
Per cui non dirmi chi hai amato
in passato, né chi potrai avere in futuro.
Il tempo è una cosa seria.

*

Così hai salvato la memoria nell’ora
strana che a carponi fino al bianco
della bocca, fino al bacio della mamma. Vieni,
medita, vieni. Anche questa notte
passerà. Il cielo è innocente.
Poteva andarci meglio, essere ferro,
elio, marchingegno, si poteva
collassare all’infinito come un buco
nero in acque dolci, minuto errore
di cronologia o segno che precede l’infinito.


Fotografia di © Dino Ignani