Alessandro Grippa
(inediti)
Primo posto
Ritornano gli anni nelle cose non dette
che la carne conosce,
si doppiano le stagioni, i cicli
e gli aborti nei baci non avverati,
nei citofoni guasti. E noi come Isacco
orizzontali sulla carneficina.
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Veranda, discorso su un’ estate
_________________________a Piera/Pierù
– che brutto tempo, oggi, fuori –
il viale si intravedono dei bouquet di ombre dove anni fa
c’erano i ceppi della rosa a tracciare il confine tra cortile e orto.
– a maggio i
petali muoiono con la primavera –
E le spine
inclinavano la luce per sottrarla al cielo. Anche gli insetti
qui, anche i minuscoli pachidermi hanno voci che inseguono le foglie.
Voci silenziose, dappertutto.
– siamo stati tre volte a questa soglia; allora, adesso e mai più –
o altre banalità che vorrei scrivere al postino sul citofono.
Ma oggi penso a te. A quella volta che mi hai confidato
che il nostro tempo va da seme a seme. Agosto si chiude.
Finalmente l’erba torna ad essere una cosa insieme col futuro.
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I primi di noi
Tintinnano i bicchieri vuoti nella credenza, questa sera. La finestra continua a spalancarsi nonostante mi alzi
a chiuderla ogni volta, il cielo del tramonto butta la metà tra luce e buio come germogliano i tuberi, a volte, inaspettatamente. Credevo ci sdraiassimo assieme sul divano, guardando un po’ la tele. Invece sei rimasta in cucina
a contare le stoviglie, a chiedere la musica di vetro dei bicchieri, dando nomi diversi alla gatta,
uno per ogni sua vita. Domani sarà il mercoledì delle ceneri, dei frantumi. Le prime maschere si radunano sui carri,
una musica fortissima. Poi arrivi. Ti osservo scivolarmi accanto, restare tra il mio corpo e la scia della coperta come una massa di fogliame; con quel tuo pulsare attento, di rispetto a cose non ancora pronunciate. Sei stanca dal viaggio, si
vede, abbiamo trascorso tutto il giorno in auto. L’approssimarsi dell’inverno nei tuoi gesti è un lago senza sponde, quelle occhiate che lanci al vuoto, alle pareti; come un correre verso la stazione, e partire in direzione di posti mai
dati, forse, non ancora scoperti.
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(N.d.A.): Nella poesia Veranda, discorso su un’estate in bergamasco, Pierù, è il nome con cui si indicano i peperoni. Mio padre lo usa in modo affettuoso, per rivolgersi a sua madre, mia nonna Piera.
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Alessandro Grippa (Treviglio, 1988 ), vive da sempre a Caravaggio. Frequenta il liceo artistico Bruno Munari di Crema. Diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, sta ora perfezionando i suoi studi al biennio specialistico di Arti Visive. Nel 2009 è tra i fondatori di Caravaggio Contemporanea, collettivo di giovani artisti e curatori sorto con l’intento di promuovere le dinamiche artistiche e culturali nel territorio di Bergamo. E’ inoltre vice presidente dell’associazione GSI Lombardia Onlus, per la quale dal 2010 collabora come volontario a progetti di cooperazione tra Italia e Africa occidentale.
Foto di Giorgio Ferri