KEMENY

Tomaso Kemeny- “Nella bolgia della vergogna” (inedito)

KEMENY

Tomaso Kemeny (Budapest 1938).Dal 1948 vive a Milano ed è professore ordinario di Letteratura Inglese presso l’Università di Pavia. Ha scritto articoli, saggi, libri sull’opera di Ch.Marlowe, Coleridge, Shelley, Byron, Scott, Thomas, Pound e Joyce. Ha pubblicato libri di poesia, a iniziare con Il guanto del sicario (New York, 1976), e proseguire con Qualità di tempo (Milano, 1981), Recitativi in rosso porpora (Udine, 1989), Il libro dell’angelo (Milano, 1991), Melody (Milano, 1997), Desirèe (Milano, 2002) e Se il mondo non finisce (Faenza, 2004). Ha composto il testo drammatico La conquista della scena e del mondo (rappresentato per la prima volta nel 1996) e ha pubblicato il romanzo Don Giovanni innamorato (Milano, 2002). Ha curato e tradotto l’opera di Lord Byron (Segrate, 1993) e volto in italiano l’epilio Ero e Leandro di Ch. Marlowe (Milano, 1994) e Poesie scelte di Jozsef Attila (Roma, 2005. Premio speciale per la traduzione, Giuseppe Acerbi, 2006). Con il filosofo Fulvio Papi ha scritto Dialogo sulla poesia (Pavia, 1997) e ha pubblicato il libro di poetica L’arte di non morire (Udine, 2002). Nel 2005 ha pubblicato La Transilvania Liberatapoema epiconirico (Milano) in dodici canti, frutto di un lavoro di venti anni  (Premio Montano 2006). Nel 2012 ha pubblicato Poemetto gastronomico e altri nutrimenti (Jaca Book). E’ uno dei fondatori della Casa della Poesia di Milano, di cui è vicepresidente.

Tomaso Kemeny
da Nella bolgia della vergogna
(Inedito)
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“Ogni mattina nel farmi la barba

scrivo un libro: sul frontespizio

di ogni libro vergo al vetriolo
l’essere umano onde mi vergogno                                                                1765
echeggiando l’Inferno”78
così si tormenta il Malcontento
nato a Trieste settantatre anni fa.

Si muore di vergogna
evocando fatti come quelli di                                                                         1770
San Saba, crimini eccedenti
ogni possibile perdono

Un edificio per la pilatura
del riso divenne un cratere
a gas per la soppressione                                                                             1775
di molti inermi e non li soccorse
il prodigio come nel territorio
di Moria,79 dove lo stesso Dio
provvide l’agnello per l’olocausto.
I superstiti furono lì di transito                                                                       1780
per Buchenwald, Dachau e Auschwitz.
Ed è più ripugnante di un ufficiale
della Gestapo il fanatico di oggi
che nega di potere riconoscere
forni crematori, baracche,                                                                                 1785
filo spinato, fili
elettrici ad alta tensione,
torrette guarnite di mitra
e di riflettori, fanatico
accorto solo quando si tratta                                                                            1790
di cancellare dalla memoria
corpi decomposti in fosse
comuni, di ignorare
brandelli di stoffa
corrosi dalla calce viva,

frammenti di scrittura

quasi disciolti nei taschini
posteriori dei pantaloni
inzuppati di pioggia…

E nessuno difese gli inermi!                                                                                   1800

”   In un lampo di insensatezza
bande di Caini erranti per l’eternità
indossando la divisa del Terzo Reich
(ma sono propensi a indossare
qualsiasi uniforme consacrata                                                                          1805
alla ‘disinfezione’ del mondo)
ci trascinarono, noi ebrei,
noi gentili sovversivi,
in un parco boscoso
e in mezzo ai cipressi                                                                                            1810
fecero fuoco finché caddi
su un sasso coperto di muschio
e su di me cadde mio fratello,
‘stattene fermo e non respirare’
furono le sue ultime parole.                                                                              1815
‘Questi due respirano ancora’
sancì la voce di un giustiziere
e poi sangue e fango si rappresero
sulle vanghe degli scavafossi…”

“Voci di inermi straziati                                                                                     1820
mi tornano in incubi a occhi aperti
sommersi nelle schiume da barba
ricche e cremose, seit Generationen
geniessen! apprezzate da intere
generazioni (ma pur senza profitto                                                               1825

si sciacqua, si sciacqua facilmente)…”


 

78 La risiera di San Saba fu l’unico lager nazista sul suolo italiano. Dal 1965 è monumento nazionale.
79 Cf. Antico Testamento, Genesi, 22, 1-13. Per mettere Abramo alla prova, Dio lo invita ad andare nel territorio di Moria e di offrire in olocausto il suo unico figlio Isacco. Ma nell’estremo istante un angelo interviene, facendo sostituire Isacco con un ariete.
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Tomaso Kemeny (Budapest 1938).Dal 1948 vive a Milano ed è professore ordinario di Letteratura Inglese presso l’Università di Pavia. Ha scritto articoli, saggi, libri sull’opera di Ch.Marlowe, Coleridge, Shelley, Byron, Scott, Thomas, Pound e Joyce. Ha pubblicato libri di poesia, a iniziare con Il guanto del sicario (New York, 1976), e proseguire con Qualità di tempo (Milano, 1981), Recitativi in rosso porpora (Udine, 1989), Il libro dell’angelo (Milano, 1991), Melody (Milano, 1997), Desirèe (Milano, 2002) e Se il mondo non finisce (Faenza, 2004). Ha composto il testo drammatico La conquista della scena e del mondo (rappresentato per la prima volta nel 1996) e ha pubblicato il romanzo Don Giovanni innamorato (Milano, 2002). Ha curato e tradotto l’opera di Lord Byron (Segrate, 1993) e volto in italiano l’epilio Ero e Leandro di Ch. Marlowe (Milano, 1994) e Poesie scelte di Jozsef Attila (Roma, 2005. Premio speciale per la traduzione, Giuseppe Acerbi, 2006). Con il filosofo Fulvio Papi ha scritto Dialogo sulla poesia (Pavia, 1997) e ha pubblicato il libro di poetica L’arte di non morire (Udine, 2002). Nel 2005 ha pubblicato La Transilvania Liberata, poema epiconirico (Milano) in dodici canti, frutto di un lavoro di venti anni  (Premio Montano 2006). Nel 2012 ha pubblicato Poemetto gastronomico e altri nutrimenti (Jaca Book). E’ uno dei fondatori della Casa della Poesia di Milano, di cui è vicepresidente.
Fotografia tratta dal sito di Dino Ignani