Giovanna Rosadini, “Cicatrici” (Einaudi, 2025) — Anteprima editoriale

 

Giovanna Rosadini è nata a Genova nel 1963, si è laureata in Lingue e Letterature Orientali all’Università Ca’ Foscari, a Venezia. Ha pubblicato le raccolte Il sistema limbico (Atelier 2008), Il numero completo dei giorni (Aragno 2014), Frammenti di felicità terrena (LietoColle/Pordenonelegge 2019), Un altro tempo (Interno Poesia 2021) e, presso Einaudi, Unità di risveglio (2010), Fioriture capovolte (2018) e Cicatrici (2025). Per Einaudi ha inoltre curato l’antologia di voci poetiche femminili Nuovi poeti italiani 6 (2012). Nel 2023 ha vinto il Premio Pavese sezione poesia «per la qualità dell’opera». Vive e lavora a Milano.

 

 

 

*        *        *

 

 

 

 

*        *        *

 

 

Dalla quarta di copertina

 

Dopo i bilanci esistenziali dei libri precedenti, Giovanna Rosadini allarga lo sguardo sulla realtà e trova «nell’aperto orizzonte sgomberato» una via di fuga dalle ombre che ancora ingombrano il passato. Senza però nascondersi che per far finalmente schiudere «il cuore velato delle cose» sia prima necessario decifrare le tracce di voci remote, degli «amori spenti», intraprendere un commosso dialogo con le persone scomparse e con un mondo ormai svanito. Riaffiorano così le vite degli altri, la Cina d’altri tempi frequentata durante gli studi universitari, le amicizie tragicamente interrotte, echi di eventi bellici. Perché per lasciarsi accadere nel presente (ma «come in sogno»), nelle bellezze incerte ma vibranti di luce di una vita che si rigenera, bisogna saper convivere con l’assenza, con le cicatrici del passato.

 

 

 

*        *        *

 

 

Guardando a est

 

I.

Ci sono luoghi dove tutto
ancora si ripete, mai sazio
il ventre tellurico della fiera
feroce che possiamo essere,
che siamo, persi alla mano
custode del destinale brivido
azzurro della vita: luoghi
dove il margine è slabbrato,
l’occulto rovescio del mondo
rivelato nel ferro e nella pietra
che ingombrano lo sguardo,
nel vento sfibrato
che non trova più luce.

 

 

 

II.

Eppure ha un nome anche
il futuro dissanguato senza
ormai più bene dopo tanta
distruzione: il nome proprio
della perdita, che cerca ma
non trova una consolazione.

 

 

 

III.

Le vite degli altri ci riguardano
anche quando non vorremmo –
mobilia residua che ingombra
le stanze della mente, e cerca
un riparo all’eco della Storia.

 

 

 

*        *        *

 

© 2025 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino

© Fotografia di Dino Ignani