Roberto Diodato, docente di estetica all’Università Cattolica di Milano, è un raffinato interprete di Giordano Bruno, Spinoza, Leibniz, ha affrontato più recentemente problematiche inerenti l’impatto estetico nella vita sociale e individuale, delle recenti innovazioni tecnologiche. Ma negli ultimi tempi ci ha sorpresi pubblicando L’ultimo nemico, un libro di poesie, scritte in un lunghissimo arco di tempo a partire dagli anni Ottanta. Dunque potremmo dire poesie “nascoste”, che Diodato ha sempre tenuto per sé. Una poesia nella quale risaltano immediatamente versi di rara limpidezza: “c’è un oceano di ombre in questo cielo…” oppure: “sarai solo / un povero corpo dimenticato / e nessuno ti chiamerà per nome”. Gemme preziose, che emergono, “invasioni di limpidità” (come si esprime), da una lingua trasparente, rara nella stessa poesia contemporanea, per la precisione del dettato e una musicalità sobria, necessaria che richiama la nostra tradizione novecentesca, senza tuttavia riferirsi a una corrente o un autore in modo preciso, se non forse al Caproni dell’ultimo periodo (Il muro della terra, Conclusione quasi al limite della salita) [*1: leggi nota in fondo all’articolo].
Nella continuità tra testi scritti quarant’anni or sono e i recenti, pur nella varietà delle materie e progressione della solidità dello scrivere, non appare una differenza sostanziale di tono, di sguardo poetico sul mondo, di sensibilità metaforica e simbolica. Sembra che Roberto Diodato abbia accolto sempre la stessa necessità di scrivere che si rivela originale, solidale al suo stesso modo di essere ed esprimersi.
Nella chiara trasparenza di questi versi vi è una tensione costante tra l’apertura ariosa di cieli e mari come pure condizioni dell’essere, e il loro precipitato in frammenti di vissuto. Se da una parte le immagini aeree assumono una forza simbolica, dall’altra, condensate in dettagli concreti, avvicinano improvvisamente l’afflato poetico a un qui ed ora, nella dolorosa, serena o felice partecipazione ad un ricordo interiorizzato, al suo permanere come tangibile farsi dell’esistenza. “Corro nel buio / avanzo nella notte / il cielo nero su di me / intorno a me, striato / di nubi poco – appena – meno nere / Accarezzo questa plastica / ruvida, laggiù / il rosso di un fanale / È nulla, è tutto / non voglio abbandonare / tutto questo”. “[…] Così abbiamo atteso… / nubi senz’acqua spinte dal vento, alberi senza frutti / ondeverdi del mare / La borsetta e le scarpe marroni, il tacco / basso, la voce che un poco tremava / anche dentro la testa… le ombre erranti / è lei, vorresti trattenerla […]”.
La natura non è solo un contorno o un coro, spettatore del dramma sulla scena della soggettività, ma pare esserne il riflesso, il risvolto aperto verso l’immenso, di questo piccolo, costretto agire in una apparente contingenza di dettagli di vita rilanciati sempre verso l’ignoto, verso la possibilità di essere altro. Vi è quasi uno stupore in questo “cercare nei cerchi il sacro lattice della memoria”, uno stupore abbacinato dall’inconcepibile dell’esserci, in cui coincidono la presenza così concreta dei sensi, a cui ci aggrappiamo come unica certezza, e il loro essere già altrove nel tempo, ricordi moltiplicati e dissolti nei riflessi di una luce, in bilico sul crinale del buio.
“La fissità di una luce / e nemmeno la pienezza di una vita, / un bambino che corre nell’ombra del soggiorno / le gambe nude un poco magre e storte. / Non chiudo gli occhi per sempre in questo istante, / ma se accadesse io lo rivedrei / con gli occhi sgranati, in quella luce nera / così limpida, e sentirei la corsa leggera e rapida / dei suoi piedini scalzi, in questa luce / che filtra dalle tende.”
La morte, “l’ultimo nemico” [*2], non è più un’astrazione o un simbolo, ma si presenta così, quasi un frammento rivissuto nella fitta della memoria, quasi un calco negativo (un opposto), che segue il nostro imperterrito procedere nel tempo, fissandolo verticalmente nell’assenza, restituendone l’essenza atemporale.
Nicola Vitale
*1: G. Caproni, L’opera in versi, i Meridiani, Mondatori, Segrate 1998.
*2: “L’ultimo nemico che sarà distrutto è la morte” Prima lettera ai Conrinzi (1 Corinzi 15:26).
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Roberto Diodato si è laureato in Filosofia all’università Cattolica di Milano (1982) e specializzato in Estetica all’Università degli Studi di Pavia (1985). Dal 2017 è Professore ordinario di Estetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore (Dipartimento di Filosofia), dove insegna anche Filosofia dell’esperienza estetica presso la Laurea Magistrale in Filosofia e coordina la Laurea Magistrale in Progettazione pedagogica nella formazione dei minori. Dal 2002 è professore invitato presso il Bachelor in Filosofia della Facoltà di Teologia di Lugano.
Nicola Vitale esordisce come poeta nel 1984 pubblicando sulle riviste Prato Pagano, Poesia, Nuovi Argomenti, sull’Almanacco dello Specchio dello specchio (Mondadori, 1987) e Nuovo Almanacco dello specchio (Mondadori, 2005). È presente nell’antologia Poeti italiani del secondo Novecento, a cura di M. Cucchi e S. Giovanardi, (Mondadori, 2004) e sull’antologia Braci. Poesia Italiana Contemporanea, a cura di A. Colasanti (Bompiani, 2021). Con la raccolta Condominio delle sorprese (Mondadori, 2008) vince nel 2009 i premi Reghium Julii e Laurentum. Le sue poesie sono state tradotte in albanese e spagnolo. Suoi articoli di critica e di estetica sono stati pubblicati sulle riviste Concertino, Flash Art, Quadri e sculture, Juliet, Exibart, Almanacco dello Specchio, Atelier, Itinera, Materiali di Estetica. Dal 2001 tiene conferenze sull’arte visiva in prevalenza alla Casa della Cultura di Milano, con cui collabora stabilmente.
Poesia
- La città interna, in Primo quaderno Italiano Con A. Riccardi, S. Dal Bianco e M. Marotta, Poesia contemporanea, Guerini e Associati, Milano 1991, pref. F. Buffoni.
- Progresso nelle nostre voci, Mondadori, Lo Specchio, Milano 1998, finalista premio Gozzano 1998.
- La forma innocente, Stampa, La Collana, Varese 2001, pref. M. Cucchi. Secondo classificato Premio Frascati.
- Condominio delle sorprese, Mondadori, Lo Specchio, Milano 2008. Premio Nazionale Rhegium Julii 2009, Premio Laurentum 2009, Finalista Premio Metauro 2009, Unica segnalazione oltre il vincitore Premio Lionello Fiumi 2009.
- Chilometri da casa, Mondadori, Lo Specchio, Milano 2017. Terzo classificato Premio Città di Como, 2018, Finalista Premio Lorenzo Montano, 2018.
- Baci fuori bersaglio, Stampa 2009, Varese 2025, Secondo classificato Premio Carducci.
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