Isabella Bignozzi — Inediti

 

Isabella Bignozzi (Bologna, 1971) è una poetessa italiana. In poesia ha pubblicato Le stelle sopra Rabbah (Transeuropa 2021), Memorie fluviali (MC edizioni 2022) e I bimbi nuotano forte (Arcipelago itaca 2024). Fermagenesi, in pubblicazione per Anterem Edizioni, è l’opera vincitrice, nella sezione prosa artistica, della 38^ edizione (2024) del premio Lorenzo Montano. In prosa ha pubblicato Il segreto di Ippocrate (2020) e Cantami o diva degli eroi le ombre (2023), entrambi editi da La Lepre Edizioni. È inclusa in alcune opere collettive e antologie.
Ha tradotto il Salmo 131 per il Salterio dei poeti, volume realizzato per la cura di Roberta Rocelli e Davide Brullo in occasione del Festival Biblico 2025. È presente con suoi testi, saggi e interventi critici in diverse riviste letterarie cartacee, tra cui «Poesia» (Crocetti Editore), «Filigrane» (Ronzani Editore), «L’anello critico» (CartaCanta Editore), «Avamposto», «Metaphorica» (Efesto Edizioni); «Osiris Poetry – International Poetry Journal». Ha curato come prefatore o postfatore alcuni libri di poesia; numerosi suoi testi poetici e saggi critici sono on line.

 

 

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da un rasoterra io ti guardo

 

da un rasoterra io ti guardo,
fedele allo scarto del tuo brillare
e in quest’agonia di guardarti
entro nell’amore finale, rosario
in pieno sole, un’afa di oppiacei lenti

fiato rotto del mio guardarti
da questo rasoterra, crivellato di voli,
mi si frantumano le tempie in cielo
e le tue ali arcuate, in sogno
sfiorare le tue immense, cupe ali,

dalla balena dell’inverno
la mia povertà con la porta aperta,
dammi ancora il luogo della grazia
nel corpo che mi resta

 

 

 

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i grandi amori infelici sono vascelli

 

i grandi amori infelici sono vascelli
che ruotano vuoti sul mare,
e dal vuoto che piange, piangono
l’eterno canto del bambino vicino a Dio

che è nudo e canta il mare
dall’enorme mare, canta il suo morire
e nel gelo delle onde guarda, infelice
l’infinito celeste che lo rischiara

nessuno mi ama, l’acqua è
una notte cattiva, nel cobalto del cuore
affoga il mio cuore

coi bulbi accecati di lealtà,
leale all’acqua è la sentinella
che ha sulle mani le stelle lentissime

dal vascello dei grandi amori infelici
il vuoto intona l’eterno, con celeste dolore
è il canto del bambino vicino a Dio

 

 

 

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io amo chi tratta il suo dolore

 

io amo chi tratta il suo dolore come un altare
e vi si prostra, le gote cremisi al freddo,
una nenia all’infarto dell’inverno,
la tramontana sul povero amore e
piangerne le onde dagli occhi, perché
un oceano è il dolore, e ripete

il lutto del firmamento
dove dolorosamente per profondi respiri
mi avanza come un resto il tuo mancarmi,
mille giorni dispari nel fuoco sprangato,
e bianchi i cronicari dell’adolescenza che
ha preso per mano il suo male,

nelle trasparenze interminabili
io amo chi tratta il suo dolore come
un angelo, perché un angelo è il dolore,
la notte vi siedo accanto spezzando
l’infinito, cherubino scurissimo che
fa scempio del volto,

tengo fermo l’oro dello strazio,
sul bordo franato di questa mulattiera

 

 

 

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© Fotografia di Daniele Ferroni.