Eleonora Conti nasce a Parma nel 1988. Laureata in Arti Visive a Bologna, oggi lavora come insegnante di lettere. Le sue poesie sono apparse su blog letterari come Pioggia Obliqua (presentate da una nota introduttiva di Alessandro Fo), Atelier e Interno Poesia. La sua prima raccolta poetica, “Umanità gallina” (RPlibri, 2023), uscita all’interno della collana L’anello di Möbius curata da Antonio Bux, vince nel 2024 il Premio Opera Prima all’XI edizione del Premio di Poesia Paolo Prestigiacomo e una Menzione Speciale al XXXVI Premio Camaiore – Francesco Belluomini. Una delle sue poesie qui proposte, Plessaura (la capitana), ha ricevuto una menzione di merito al XXIV Concorso nazionale di Poesia e Narrativa “Guido Gozzano”. Da settembre 2023 è co-fondatrice e organizzatrice insieme a Valentina Furlotti del reading collettivo Vianino in Poesia, che a settembre di quest’anno vedrà la sua terza edizione.
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Nota dell’autrice.
Le Oceanine od Oceanidi, le figlie della titanide Teti e del titano Oceano, erano secondo la mitologia greca divinità minori rappresentanti la vitalità delle acque. Nelle Oceanine dei superyacht il fil rouge è proprio quello del legame della donna (a bordo di yacht) con l’elemento dell’acqua. Le due poesie che seguiranno fanno parte di una collezione di ritratti nati dal desiderio e tentativo di raccontare un femminile la cui contemporaneità sia indagata attraverso l’occhio eterno del mito.
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Le Oceanine dei superyacht
Plessaura (la capitana)
La fonte dallo zampillo
che fende l’aria
“Meglio una gatta morta che al largo”
sibilano tra loro gli ammiragli a denti
stretti, scuotendo i sonagli, ricevuti
ordini incontrovertibili dalla massima
autorità a bordo: esemplare rarissimo
di donna al comando d’imbarcazione
a motore – tre ponti da tirare a lucido
quaranta le braccia alle dipendenze –
Stringe salda il timone e controvento
dissimula il timore, ride al dissenso
dei mozzi, si uniforma con la divisa
a una vita povera di trucco e parrucco:
lei sola conosce il supplizio, l’incubo
lucido dell’ammutinamento, l’amenorrea
fisiologica della nuotatrice quando
si addentra in acque popolate da squali.
Eppure questa polena vittoriosa termina
una traversata dell’Atlantico tra stupore
e riluttanza del grado minore: per tutti
resta un insolubile mistero come il seno
non le sia d’alcun intralcio alla virata
come ella riesca a governare la furia
del dio del mare e della ciurma senza
il peso ponderato di un paio di testicoli.
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Doride (la hostess)
La fonte che dà
giovamento all’uomo
I tatuaggi le affrescano luoghi
non concessi agli occhi, caucasica
al punto giusto e completamente
diseducata al suono del cirillico.
Così la cerca in annunci il magnate
russo del petrolio, un’under trenta
dalla falcata morbida e la docile
fedeltà di una cucciola di Border.
Di giorno puoi trovarla abbarbicata
su sgabelli ad acchiappare polveri
con cotton-fioc, regala paralisi
facciali per sorrisi, mentre cancella
con la pazienza del mare ogni segno
delle dita passeggere abbandonato
su superfici lustrate a farsi icona
d’igiene e immacolata concezione.
La notte, troppe miglia dalla costa,
non può sottrarsi ad altri servizi:
cinque giri belli ampi della cabina
a carponi, la ball gag allacciata
stretta a stroncare i latrati e intanto
il pensiero va a quante impronte
da pulire il giorno dopo, alla valigia
fatta, alla conta dei minuti, l’approdo.
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© Fotografia di proprietà dell’autrice.