“Per me la poesia è diventata una presenza fastidiosa
è sempre in me e ogni tanto devo assolutamente
riuscire a liberarmene scrivendo”.
Costanzo Ioni
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Selezionatori a chi?
Questo secondo volume di Napolesía è dedicato allo scomparso Costanzo Ioni, poeta/curatore che con noi condivise il progetto di accogliere testi inediti di autori di Napoli e dintorni e con il quale avevamo già elaborato parte delle scelte editoriali che oggi vedono la luce. Costanzo è stato per molti anni uno dei nostri poeti più attivi, un infaticabile organizzatore di rassegne originali e dense di impegno civile, una persona dedita ad alimentare e a far crescere la comunità poetica partenopea. Dell’amico fraterno, “poeta dei mille reading” (per ricordarne la scelta di radicale oralità) pubblichiamo in esergo un fulmineo testo che ne testimonia il gusto ludolinguistico e l’inestinguibile amore per la scrittura. Le due raccolte di Napolesía costituiscono un’opera molteplice e unitaria di 60 autrici/ autori che mirano a dare il segno di una esperienza collettiva in un mondo in cui, anche gli artisti verbali, sono dispersi e silenziati dal frastuono di un linguaggio omologato e svuotato di senso. Le voci partecipanti rappresentano parte del magma tellurico che muove una città straordinariamente stratificata e che continua dai suoi “pori” ad assorbire e rilasciare una cultura osmosi di tradizione e contemporaneità: il titolo della raccolta è proprio crasi di Neapolis (città nuova) e poiein (fare poesia). Questa identità aperta in movimento sta attraendo milioni di persone che cercano in Partenope la bellezza di forme non standardizzate, inconsuete, inattuali. Se questa riscoperta internazionale della “Città Antica onomasticamente Nuova” volgerà ad un’idea di memoria sulla quale fondare un futuro consapevole e innovativo o si tradurrà in una selvaggia riaccensione e cannibalizzazione di stereotipi ce lo diranno i posteri, sta a noi tutti denunciare i rischi di una turistificazione di massa che potrebbe ledere bellezza, identità e cultura. I poeti di queste lande formatisi in un contesto estremamente stimolante appaiono stranamente poco presenti sulla scena nazionale in particolare anomalia a quanto accade per musicisti, cantanti, teatranti e registi cinematografici. Chissà perché! Forse perché essere napolesiane/i significa non indulgere alla “napoletanitudine” e coltivare nelle forme più varie la paradossale libertà di chi è fuori mercato. Certo, in ogni caso, non quadra che i tanti fermenti neapolitani vengano cassati o sottovalutati nella geografia della poesia nazionale. Forse la debolezza dell’industria culturale locale rende Napoli un catino di urgenze con pochi sbocchi, meno capace di costruire un sistema letterario autonomo rispetto ad altre aree del Paese.
Luca Ariano e Ferdinando Tricarico