si davano a folli fioriture
si davano a folli fioriture purpuree
le battenti indiavolate corolle,
nel tridente di primavere, lucenti
steli di gambette chiare, un plotone
di linfe giovanissime e i libri,
le segrete astronavi con
devozioni eterne nelle mani
ora, nell’ondulato rivolo sotterraneo
dentro il vuoto che non offende,
le vie ematiche ferrate, la vena cava
di adorabile alienità
che affresca le catacombe di
questo squisito dissolvimento
*
le distanze sono orbite aliene
le distanze sono orbite aliene,
falene scavate nella croce dell’estate
quando i cieli tersi della stanchezza
curano le scaglie sollevate dei pesci
sollevano
l’agonia dei metalli
alla curva pietà dei magneti
dai polsi vediamo le eclissi,
filogenesi dei rossi profondi, la notte
canta una melodia di accenti lentissimi
mentre l’amore che ci stringe al petto
è l’ombra del Padre, l’aporia di un ardore
che vibra e brilla
di ogni suo intimo andare via
*
disegnami il viso di buio lentissimo
disegnami il viso di buio lentissimo
quando scivola l’isola della pioggia
si apre in soffio questa foresta
morendo la voce a crinali di viole
posami sul viso i petali delle correnti
uno stormo di labbra sussurrate in volo
se vieni da me sei arco nel palmo
scafo di sterno all’onda che sale
se tremi e cadi tra le mie croci
si alzano farfalle dai gusci rotti
si gira sul fianco la schiena del mare
*
il pensiero di noi più accorto
il pensiero di noi più accorto
vive nel buio d’alga di un lago
se sale distende un bagliore
ai segnati altipiani, guardiani
di chiuse serre al petto
dove fa equatore
quest’azzurra pena
dal pomeriggio scalzo
la città s’appende a una nube
è all’acqua, agli altari
il vederti attendere gli androni,
i tabelloni, portarmi pace
al meridiano astrale
raggio d’oro – tu – in una cattedrale
*
gli amanti
gli amanti si tremano gli occhi
come specchi di calore
inarcano corpi appena nati
nei fondali del sole
da nubifragi lontanissimi
piegano nidiate di mani
sono tutti nei loro petti battenti
spalancati al maestrale
non sai salvarti
quando si allarga l’universo nel viola
e quel filo di orizzonte risale il pozzo
nell’asse pronunciato degli abeti
oh, ruotare
in quest’aquila interminabile
esistere enorme
essere dentro tutto
un pentagramma ti guarda tacere
sei qui, violino a corde d’acqua
nel lasciarti trasparente
oltrepassata da ciò che brilla
l’amore tantissimo
e tu arco senza sponda
fai cerchi nella pioggia
freccia che non sa tornare
Isabella Bignozzi (Bologna, 1971) in poesia ha pubblicato: Le stelle sopra Rabbah (Transeuropa 2021, prefazione di Elio Grasso) e Memorie fluviali (MC edizioni, collana Gli insetti, a cura di Pasquale di Palmo).
In prosa i romanzi Il segreto di Ippocrate (2020), e Cantami o diva degli eroi le ombre (2023), entrambi editi da La Lepre Edizioni.
È nell’antologia Splendere ai margini. Narrazioni emergenti (Oligo 2023) a cura di Andrea Temporelli; è con l’artista Daniele Ferroni nella plaquette Come tintinni ceste d’incenso (settembre 2023), uscita per Lumacagolosa, in collaborazione con le Edizioni Pulcinoelefante. Con alcune poesie è in Riflessi. Rassegna critica alla poesia contemporanea, a cura di Patrizia Baglione, Edizioni Progetto Cultura 2023.
Nella rivista «La foce e la sorgente», a cura di Marco Ercolani e Lucetta Frisa, è presente con alcune liriche (n. 6, seconda serie, dicembre 2021), e con una prosa artistica (n. 7, seconda serie, gennaio-giugno 2022).
Alcune sue poesie sono state pubblicate in «Osiris Poetry − International Poetry Journal» n. 98, June 2024.
È presente con suoi testi, saggi e interventi critici in numerose riviste letterarie, cartacee e on line, tra cui «Filigrane» (Ronzani Editore), «L’anello critico» (CartaCanta Editore), «Avamposto», «Metaphorica» (Efesto Edizioni); ha curato come prefatore alcuni libri di poesia, e numerosi suoi saggi sono on line in «Pangea», «La Poesia e lo Spirito», «blanc de ta nuque», «Nazione Indiana», «Poesia del nostro tempo», «Larosainpiu», «Morel – voci dall’isola», «Culturificio». Cura lo spazio web «L’Astero rosso – luogo di attenzione e poesia».