"Scrittura e/o Paesaggio", di Stelio Maria Martini

AA.VV. – “Napolesía” (Bertoni, 2024)

A cura di Costanzo Ioni e Ferdinando Tricarico. Nota di Valentina Furlotti

Trenta poeti e poetesse, trenta voci legate a Napoli per nascita o altre vicende racchiuse in un’antologia. Come scrivono i curatori, Ioni e Tricarico, nella prefazione, la città partenopea oggi è «al centro di uno spasmodico interesse internazionale» caratterizzato da produzioni artistiche di vario genere e instancabili richieste di cittadinanza. Da qui l’esigenza di interrogarsi sullo stato della poesia contemporanea in questi luoghi, consapevoli che, nonostante sia «assurdo non sconfinarsi nell’era della transmedialità», sarebbe «miope non cogliere gli elementi distintivi della parola in relazione al contesto in cui questa prende forma».

Il lettore si addentra così in un flusso alfabetico senza soluzione di continuità, in cui si susseguono piacevolmente stili, temi e metri diversi, con qualche punto di contatto. Torna, per esempio, l’attenzione al mito e al mondo antico – sia questo greco o latino –, così come l’intromissione di elementi metropolitani o di scene legate ai pasti: «c’era roba da mangiare» (Viola Amarelli), «e diciamo così la mangia» (Mariano Bàino), «le briciole persino sulla pancia» (Bernardo De Luca), «pane pianto e caffè nell’acqua» (Anna Ruotolo), «Mamma cucina. Da lontano una stella / arrugginisce il mondo» (Mattia Tarantino).

Gli autori e le autrici presenti sono Viola Amarelli, Mariano Bàino, Fabio Barissano, Emanuele Canzaniello, Floriana Coppola, Carmine De Falco, Bernardo De Luca, Paola Di Gennaro, Bruno Di Pietro, Francesco Filia, Vincenzo Frungillo, Carmen Gallo, Mimmo Grasso, Daphne Grieco, Giuseppe Andrea Liberti, Eugenio Lucrezi, Giovanna Marmo, Francesca Martuscelli, Marco Melillo, Melania Panico, Marisa Papa Ruggiero, Antonio Perrone, Antonio Pietropaoli, Federico Preziosi, Eleonora Rimolo, Anna Ruotolo, Giulia Scuro, Mattia Tarantino, Daniele Ventre e Salvatore Violante.

Manca certamente qualche nome – come quello di Giovanni Ibello e Valerio Grutt –, ma i curatori hanno già annunciato il desiderio di pubblicare un secondo volume per completare il lavoro. Nel frattempo noi aspettiamo e ci lasciamo incantare dal prisma.

 

 

Valentina Furlotti

 

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Tutti i segni diventeranno cuneiformi d’argilla indecifrabili, sfaldati, erosi. I caratteri su questa pagina lo diventeranno, lo sono già, segni che non distinguo, neri e addensati, potrebbero non significare nulla. Un demente terrore. Seguito al demente sogno di fagocitare tutto, dire e percorrere tutte le mappe, le strade, le rotte, i porti, il fango, le vele, gli alberi, i tessuti, i volti, le ferite, le corde, le lingue, i sessi, i seni, gli accoppiamenti, le resine, i frutti, le spiagge, le onde, i soli, i tramonti, le lune, le eclissi, le sevizie, gli stupri, le menzogne, le volontà, i documenti, i falsi, i veri, i nulli, il nulla. Un demente terrore di sentire che il nome America sia emerso da perenne demente terrore involontario. Che sarà dimenticato e tornerà illeggibile, argilla cuneiforme del tempo. Nulla sarà mai esistito, nulla è esistito. Non il terrore, non il nome di America, o la sua invalicata estensione di mondo. Nulla sarà stato fagocitato, assorbito, detto, perché nulla era o è stato. E scompare in questi segni neri che si accorpano, si addensano, non lasciano uscire luce, tornando ai primi millenni senza luce. Su questa pagina, in questo diario, in questo Breviario di preghiera, nulla sarà stato, nulla sarà stato scritto.

 

(Emanuele Canzaniello)

 

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Bari

 

La turista tedesca si aggira nella cripta
con le spalle coperte, la pelle arrossata,
la borsa da mare. Trascina i sandali
tra le colonne ritorte e i fiori artificiali.
Dietro le grate il corpo del santo è circondato
da monetine brillanti sul pavimento anni settanta.
Le volte ribassate fino a toccarci la testa.
Le macchie di umido sul muro, e ancora il senso
di queste candele di plastica accese in eterno.
Dietro di loro l’alone scuro del fuoco che è svanito
ma un tempo c’era. Risaliamo nella navata.
Ci perdiamo tra le panche e le tele
degli altari laterali, e ci ritroviamo fuori
sul piazzale, mentre alle nostre spalle
la messa comincia e noi prendiamo posto
sulle scale, tra la gente che si affretta per entrare.

 

(Carmen Gallo)

 

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Il dio che si favoleggia non è cielo
lì ci sono bombe a grappolo, granate
fino a quando il drone dell’allegoria
non squarcia il velo dei pensanti.
Io li vedo come dei demòni, tutti quanti
invece il pubblico parteggia
con un click dagli occhi dolci
accetta i vinti dalla parte
deve non si può più stare.

 

(Marco Melillo)

 

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Il cappotto chiuso per pudore
il freddo non ancora nelle ossa
la reticenza al dirti eccomi, sono questa

Se dentro, al fondo
avessi atteso ancora
avrei trovato il pieno, il vuoto, la grandine che cercavo
il limite della parola, il silenzio, io come ostaggio del silenzio
la conversione dell’isola

Avevo offerto me invece
alla porta del tram
alla rotaia, ciao ci vediamo presto
ciao, a presto.
Poi non era successo nulla.

 

(Melania Panico)

 

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Mamma cucina. Da lontano una stella
arrugginisce il mondo. Ci sediamo come
squillasse la Tromba del Giudizio. Un piatto
di pasta, un po’ di vino. Mi dici: “Non mostrare
il collo al cane”. Saremo il Pasto, il sacrificio,
il grasso attorno all’osso. “Mattia, snerva
la sillaba. Lascia che ciondoli”. Un colpo
di clacson. Ridiamo. Domani cercheremo
lavoro. Qualche bozza, dei piatti
da lavare, un po’ di inglese ai bambini:
dobbiamo pagare il debito
che nessuno ha contratto.

 

(Mattia Tarantino)

 

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Avevano una sola mucca, l’alluvione
l’aveva trascinata via, non c’era
più da mangiare, dormire tra le macerie
sotto la luna era spaventoso, primitivo.
Un grande esodo verso la città, tua nonna
tra i chiodi e il cuoio delle suole: vedi,
Carlotta, oggi noi siamo quello che abbiamo,
la fabbrica, la vita al secondo piano, la
memoria lontana del pericolo dentro
questo impasto di sabbia, malta, acqua,
la camera vergine con la tua culla, l’argine
che nasconde la strage agli occhi del futuro.

 

(Eleonora Rimolo)

 

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Valentina Furlotti nasce a Parma nel 1993. È laureata in Filosofia e si è specializzata come insegnante di sostegno. Fosforescenze (Interno Libri, 2023) è la sua prima raccolta poetica, con prefazione di Valerio Grutt. Ne hanno scritto su la Repubblica di Bari, l’Anello Critico 2023, l’EstroVersoAtelierLaboratori PoesiaReWritersVersoliberoPoetarum Silva e Fara Poesia. È tra i finalisti del Premio Prato Poesia.  Suoi versi appaiono sul nono Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea (Raffaelli, 2022) e su vari lit-blog e riviste. Fa parte della redazione di Atelier. Co-organizza Vianino in Poesia con Eleonora Conti.