The Making of a Smuggler
Wherever we travel, we carry
the whole country with us –
our rice terraces are folded garments,
we have pillars of trees, a rainforest
on a hairbrush. We dig alimasag crabs
out of sand and use them as tabs
to zip our bags. We immigrants
are experts in packing. It’s in our genes.
If the Border Officer stops us,
let him dive into our belongings
like a man trying to fish in an ocean
ruled by sharp corals, stinging anemones.
Let the smell of old socks swirl up like bats.
He can squeeze the yellow packet harder
and not know it is pig’s blood. He won’t
hear the squeal as he chucks it aside –
he wasn’t there, mud-soaked in a pen,
chasing after the erratic swine.
The officer might ask, No sauce?
No chicken feet? with a broken accent
as if it would be easier for us to understand
but he can’t smell my hands, see the sediments
under my nails – fermented fish and all
we dip in it. He can’t cup his ear
with my palm and hear the surfs
of Siargao beach. He can’t follow me
through the gate, even with his gaze.
He’ll miss the gleam of a red quill
in my lug sole, as when he didn’t hear
my uncle’s knife grind back and forth
on a whetstone, or how he slit the neck
of my rooster to teach me about survival.
The officer did not feel the pot
of hot water getting lighter
when I poured it over the carcass.
He wasn’t there, at that moment –
where I ripped out the feathers
I once used to caress.
*
Genesi di un contrabbando
Ovunque andiamo, portiamo
con noi l’intero paese –
le nostre risaie sono indumenti piegati,
nostri gli alberi a pilastro, una foresta pluviale
su spazzole. Caviamo granchi alimasag
dalla sabbia per usarli come linguette
chiudi-borsa. Noi che emigriamo
siamo esperti nel fare i bagagli. È la nostra natura.
Se ci ferma l’agente di frontiera,
lascialo tuffare nei nostri averi
come un pescatore in un oceano
invaso da coralli affilati e anemoni pungenti.
Il tanfo dei vecchi calzini lo assalirà come un pipistrello.
Lascia che con forza schiacci il pacchettino giallo
non sapendo che è sangue di maiale. Non
sentirà lo stridio mentre lo mette da parte –
lui non c’era, intriso di fango in un recinto,
a rincorrere il suino lunatico.
L’agente potrebbe chiedere, No salsa?
No zampe di gallina? con accento incerto
come se ci fosse più facile capirlo
ma non sente l’odore delle mie mani, non vede i detriti
sotto le mie unghie – pesce fermentato e tutto
il resto che ci inzuppiamo dentro. Non può mettersi la mia mano
a conca sull’orecchio per sentire le onde
della spiaggia di Siargao. Non può seguirmi
oltre l’imbarco, neppure con lo sguardo.
Si perderà il luccichio di una penna rossa
nella mia suola carrarmato, come quando non sentiva
mio zio affilare il coltello
su una cote, o sgozzare
il mio gallo per insegnarmi a sopravvivere.
L’agente non sentiva che la pentola
di acqua bollente si stava svuotando
mentre la versavo sulla carcassa.
Lui non c’era, in quel momento –
quando staccavo le piume
che un tempo accarezzavo.
“The Making of a Smuggler” si ispira a “The Rice Fields” di Zilka Joseph.
Traduzione di “The Making of a Smuggler” – originale estratto dalla raccolta Antiemetic for Homesickness di Romalyn Ante pubblicata da Chatto & Windus. Copyright © Romalyn Ante, 2020. Riprodotto su autorizzazione di The Random House Group Limited.
* * *
* * *
https://www.penguin.co.uk/books/439676/antiemetic-for-homesickness-by-romalyn-ante/9781784743000
* * *
Romalyn Ante è una poeta e saggista britannico-filippina, nonché Fellow of the Royal Society of Literature (FRSL). Cresciuta nelle Filippine ed emigrata a Wolverhampton nel 2005, è la co-fondatrice della rivista di poesia harana poetry, che dà spazio alla poesia in lingua inglese scritta da poeti per cui l’inglese è una seconda lingua o una lingua parallela. Sua l’idea del progetto Tsaá with Roma, una serie di interviste online con esponenti del mondo della poesia ed altri artisti. La sua raccolta d’esordio è Antiemetic for Homesickness (Chatto, 2020). Ante ha inoltre ricevuto il sostegno e il riconoscimento da parte di Jerwood Compton Poetry; attualmente fa parte del comitato redazionale della rivista Poetry London.
Piero Toto è un poeta bilingue, traduttore e docente di traduzione presso la London Metropolitan University. Le sue poesie in inglese sono apparse su lit-blog e riviste britanniche e internazionali. In Italia ha pubblicato la silloge tempo 4/4 (Transeuropa Edizioni, 2021) e collabora come traduttore di poesia britannica contemporanea con le redazioni di «Atelier» e «Laboratori Poesia».