Legati i maiali, edito da Marco Saya Editore nel 2019, ha segnato un passaggio importante per la poesia italiana antispecista. L’autrice, Teodora Mastrototaro, voce impegnata contro la mercificazione e la violenza animale, ci ha accompagnati al margine della porta reiteratamente chiusa, dei macelli, oltre la quale l’uomo è orrore, distruzione, portatore di morte.
A distanza di alcuni anni da questa opera folgorante ad ogni verso, è oggi disponibile al pubblico, della stessa autrice, Zoologia Abitativa, raccolta poetica segnalata al Premio Montano 2022, e, pertanto, pubblicata nella collana Mari Interni, dalla casa editrice Arcipelago Itaca.
Qui, trasportati in uno scenario altro, ci troviamo ancora di fronte ad una porta, questa volta, però, a noi familiare. Lo zerbino ci indica la direzione infrastrutturale entro la quale le nostre vite si fanno intime, fintantoché un pugno fermo bussa alla porta irrompendo, generando uno squilibrio (Ancora non è una casa/ ma in un punto, in un punto/ mi inganno,/ dove una lampada spenta/ annulla gli oggetti).
Primevo l’uomo, al dunque, torna nella tana, muta celatamente, si riflette negli animali ad ogni poesia. Serpente dal morso che appartiene alla bocca/ e alle dita, e si perde in duplice copia. Acari della polvere così,/ nelle cose – nascosti. Gatta, pianura in sospeso, senza un orizzonte definito.
Gemina l’animale. Umano e non umano sprofondano nella zoologia abitativa di questi versi presi in prestito dalla vita quotidiana di ognuno di noi, soggiogati ad una sensazione di vivido annientamento, confinati nell’esilio crudo/ dove le persone sono scadute e/ si fanno la guerra e non vogliono niente.
Di pagina in pagina, il corpo chiuso in casa si indurisce. Le ombre bramano, nella condizione senza luce tracciano una fuga – tra la zecca, il pesce nella boccia, la nonna nell’urna, il cardellino nella gabbia – sorvolano aneddoti e vecchie storie nei quali nessuno, a parte la memoria, è mai sopravvissuto.
Percorso ogni metro quadrato della casa, espulsi dalla porta di emergenza, ci ritroviamo, in ultimo, ad un limite – un’anticamera temporale – dove le vite, sole e liberate, vengono proiettate oltre ogni processo sociale ed estensione architettonica della pelle per lasciare una traccia di sé e del proprio passaggio tra il fuori e il dentro, in un confine psichico e materiale.
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La muta del lunedì sera,
la camicia l’ho riposta qui
sotto la mattonella crepata in superficie
dove rifletto il cranio sporco.
Adagiata al sentirti stupore
di fatica, e sotto il pavimento un destino
che ti somiglia.
Per ogni tuo aspetto un altro esce marcio
così come l’anno che ricade al limite
dove il corpo si consuma come fosse un
calendario.
Nel tuo morso, che appartiene alla bocca
e alle dita, si rompe il mio gioco
dove tutto si perde in duplice copia
— affrancata e non:
il tuo circolo eterno, il seno.
(serpente)
*
Il suicidio dura
quanto la parola balbuziente.
Al mio posto sul davanzale
volevi solo una donna immobile.
Sono diventata una di quelle
perché ti mantenessi in vita
nel tuo sottile sillabare di carne:
don-na. Ricordo che tra le ciglia
conservo un pezzo della tua coda,
ti curo e sono contenta.
La nostra amicizia ha un rumore:
il tuo spavento
le mie scarpe azzurre.
(lucertola)
*
Con la testa sollevata
guardi cieco. Mi pare di sfiorare
una paralisi che resta svilita.
Se l’amore è un boccone,
l’amore che provi tu ha sete.
Tuo fratello l’ho sentito squittire
sui detriti, tra i detriti ha cercato
il mio sudore, in questa casa dove
ogni briciola è un avanzo di mani.
Ho impiegato anni a farti
addormentare – a due chilometri
da me perché i morti non capiscano
il nostro riconoscerci.
(topo)
*
In gabbia,
dove i vivi sono complici.
Sulla parete ti condanno.
Il corpo chiuso in casa si indurisce.
Il cielo è la malattia quando rischi di
planare sulle dita. Non conto più,
l’addizione mi ha fatto invecchiare.
Tra l’ala destra e la finestra c’è
un segreto: se chiudi gli occhi vivo
la mia ora d’aria.
(cardellino)
*
Tua figlia è tutta bianca, ciglia
sopracciglia capelli e anche le ossa.
Le dicono topo, albina, bambola di ghiaccio.
Vorresti conservarla dentro al freezer
per non farle invecchiare la pelle
che al sole cambia colore e gli viene il
tumore. Ma la morte è solo una formalità
per un fiocco di neve.
Il camaleonte
ad ogni emozione varia colore,
il vuoto
è la sua forma migliore.
(camaleonte)
*
A Largo Ascianghi
un’impresa funebre,
un fruttivendolo,
un negozio di cellulari.
Lo disegni a tuo padre
sulla mappa accartocciata
come la corteccia celebrale
danneggiata.
(Caccia all’indovinello,
caccia al tesoro, caccia
al palloncino. Caccia
casalinga, caccia con il nonno.
Caccia alla pancia padre botte
piena figlia ubriaca).
“Ti prometto che sarai
l’ultima fermata”.
Padre senza fretta
senza senso
senza perdita.
Padre Alzheimer
demente — assente.
Padre museo.
Padre pesce rosso
giri in tondo dentro al vetro.
(pesce rosso)
* * *
Teodora Mastrototaro, drammaturga, poetessa e attivista antispecista è nata a Trani nel 1979, vive a Roma. Ha pubblicato due raccolte di versi, Afona del tuo nome (La Vallisa, 2009), tradotta dal poeta americano Jack Hirschman con il titolo Can’t voice your name (CC. Marimbo, 2010), e Legati i maiali (Marco Saya, 2020), finalista al Premio Arcipelago itaca 2020 per la sezione raccolte inedite, vincitrice del Premio Speciale del Presidente di giuria al concorso Bologna in Lettere 2021, segnalata al Premio di poesia e prosa Lorenzo Montano 2021. La sua nuova raccolta di versi, Zoologia abitativa, ha ricevuto la segnalazione al Premio di poesia e prosa Lorenzo Montano 2022, per la sezione libro inedito. Le poesie Carne e Gabbia sono state pubblicate nella rivista di critica antispecista Liberazioni (n. 50, 2022). Il racconto Il Mattatoio è stato pubblicato sul magazine radicale internazionale Menelique. Il monologo Il riflusso (dalle reali testimonianze dei lavoratori dei mattatoi) è stato pubblicato su Liberazioni (n. 51, 2022). È inoltre presente nel volume collettivo, tutto al femminile, Bestie — femminile animale (Vita Activia Nuova APS 2023).
Tra i suoi spettacoli: A pelle è figlio di Apollo. Ciò che conta è la carne (Festival Filecenza-Libri Sotto gli alberi), Le pareti di Antigone (Festival Internazionale di Andria Castel Dei Mondi), Delirio registico (Roma Fringe Festival), La seconda stanza (Festival delle donne e dei saperi di genere), A Senza nome (col patrocinio di Amnesty International Italia e dell’Associazione nazionale Antigone, Arci Puglia, Artisti 7607), Felicia – Frammenti di Felicia Impastato, Inumanimal (vincitore al Festival delle Arti Luccica come Miglior Atto Performativo), Rape Rack – Asse da stupro. Concerto scenico.
Massimo D’Arcangelo (Martina Franca, 1982), vive nella Riserva Naturale dell’Alto Merse, in Toscana. Redattore di Atelier. Ha pubblicato Intatto. Ecopoesia/ Intact. Ecopoetry (La Vita Felice, 2017). Ha curato la prima edizione italiana in volume del racconto Stickeen. Storia di un cane, di John Muir (La Vita Felice, 2022). Di prossima pubblicazione Voce del verso animale. Poesie antispeciste per ragazze e ragazzi (Pietre Vive, 2023), con Teodora Mastrototaro. Suoi lavori sono reperibili online e su riviste nazionali e internazionali a tema ecologico.