Foto in bianco e nero dell'autore che guarda verso l'obiettivo reggendo la testa appoggiato al braccio destro
© Fotografia di Rachel Eliza Griffiths

Charif Shanahan – “Trace Evidence” (Tin House, 2023)

Traduzione di Piero Toto in esclusiva per Atelier Poesia

IMAGO

 

for Marvin

 

Stay, I repeated. Stay. And each time I said it

You stepped further away.

 

I needed you, and it was all you

Could see and the thing you questioned:

 

The borrowed chairs we sat in

 

Had the look of something once very dirty, then

Cleaned incompletely, the dimmed lights

 

Threw a shadow of your dog onto the white walls

As she circled our feet—were you

 

My self then, absent some days itself—?

 

I wish you a good night and all the joy you can build

In the time ahead, you said. And what I heard, what I knew

 

You were saying was, I will not figure

Into the time ahead, which I had expected to hear,

 

In some way—and so

The feeling was not one of loss, exactly—

 

Though I have lost, and lose—

But completion. The loss had occurred, I think,

 

Before we tried to give ourselves a name.

 

 

 

 

IMAGO

 

a Marvin

 

Resta, ripetevo. Resta. E più lo dicevo

Più ti allontanavi.

 

Avevo bisogno di te, ed era questo

Che ti importava e che mettevi in dubbio:

 

Le sedie in prestito su cui ci sedevamo,

 

Un tempo forse sporchissime, poi

Non del tutto pulite, le luci soffuse

 

Gettavano sui muri bianchi l’ombra del tuo cane

Mentre ci gironzolava ai piedi—eri tu

 

Il me di allora, anch’esso a volte assente—?

 

Ti auguro la buonanotte e tutta la gioia che porterai

Nel futuro che ti attende, dicesti. E quello che capii, che sapevo

 

Di aver sentito, era Io non figurerò

Nel futuro che ti attende, e me lo aspettavo,

 

In qualche modo—perciò

Il senso non era proprio di perdita—

 

Sebbene io abbia perso, e perda—

Ma di completezza. La perdita era avvenuta, credo,

 

Prima che provassimo a darci un nome.

 

 

*

 

 

EXILE

 

It happened inside a single room.

For me. Forgive me

If you feel with this assertion I diminish you

Or the integrity of your story.

 

But it’s true: I was nowhere, there,

On the frayed brown carpet, between two beds—

Mine to the right, my brother’s to the left—

Counting the tiny holes

In the radiator cover, dark eyes

Piercing through painted-white metal.

 

When I looked around, I saw nothing that I was.

Not even other nothings, like me.

Do you think I take from you?

I do not take from you, I am you.

 

 

 

 

ESILIO

 

Successe in una stanza singola.

Per me. Perdonami

Se ti sembra che questa affermazione sminuisca te

O l’integrità del tuo passato.

 

Ma è vero: io non c’ero, là,

Sul tappeto marrone sfrangiato, tra due letti—

Il mio a destra, mio fratello a sinistra—

A contare i forellini

Sul coperchio del radiatore, occhi scuri

Che bucavano il metallo bianco e verniciato.

 

Guardandomi intorno, non vidi nulla di ciò che ero.

Neanche altri nulla, come me.

Pensi che io abbia preso da te?

Io non ho preso da te, io sono te.

 

 

*

 

 

WOUND

 

It has taken me years to begin this poem.

    I have not known from where to speak.

 

Because I had not been positioned,

    I had not positioned myself to speak.

 

In this way, it has taken me years

    To begin not only this poem but being

 

A person at all, which is required

    For speaking, it turns out, which is,

 

Frankly speaking, the thing I have most

    Wanted, most needed to do,

 

Not for my ego, not exactly, but

    To clear what had positioned me

 

    In the first place in no place.

 

 

 

 

FERITA

 

Ci ho messo anni a iniziare questa poesia.

    Non sapevo da dove parlare.

 

Non essendo stato posto in nessun punto,

    Non avevo posto me stesso a parlare.

 

Così ci ho messo anni non solo

    A iniziare questa poesia ma ad essere

 

Di fatto una persona, dato essenziale

    Per poter parlare, a quanto pare, ed è,

 

In tutta onestà, la cosa che più avevo

    Voluto, la più necessaria da fare,

 

Non per il mio ego, non proprio, ma

    Per disfarmi di ciò che mi aveva posto

 

    In primo luogo in nessun luogo.

 

 

 

*        *        *

*Si ringrazia l’autore per gli ulteriori spunti di lettura offerti durante la traduzione e Andrea Carloni per la cura nella revisione dei testi

*        *        *

 

 

 

 

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Charif Shanahan è autore delle raccolte di poesia Trace Evidence: poems (Tin House, 2023) e Into Each Room We Enter without Knowing (Crab Orchard Series in Poetry/SIU Press, 2017), entrambe inedite in Italia. Suoi componimenti sono apparsi in diverse riviste, tra cui American Poetry Review, The Nation, The New Republic, The New Yorker, New York Times Magazine, The Paris Review. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui la borsa di studio per la letteratura del National Endowment for the Arts, la borsa Wallace Stegner per la scrittura creativa dell’Università di Stanford e la borsa del programma Fulbright Senior Scholar in Marocco. Nativo del Bronx, attualmente risiede a Chicago dove insegna letteratura inglese e scrittura creativa presso la Northwestern University.

 

Piero Toto è un poeta bilingue residente a Londra, dove lavora come traduttore dall’inglese e come senior lecturer in traduzione presso la London Metropolitan University. In Italia ha pubblicato la silloge tempo 4/4 (Transeuropa Edizioni, 2021), segnalata al Premio Internazionale Mario Luzi 2021. Sue traduzioni dall’inglese e inediti in italiano sono rinvenibili su «Atelier», «Interno Poesia», «Laboratori Poesia», «Menabò online», «La Repubblica» e «Queerographies». Le sue poesie in lingua inglese sono apparse su riviste e blog letterari britannici e internazionali. Twitter/Instagram: @pierototoUK.