Alessandro Niero (San Bonifacio, Verona, 1968) insegna letteratura russa all’Università di Bologna. In poesia ha esordito con la plaquette Tendente a 1 (Verona, Colpo di Fulmine Edizioni, 1996; presentaz. di Milo De Angelis), confluita poi, assieme ad altro, nel volume Il cuoio della voce (Roma, Voland, 2004). In seguito ha pubblicato una miscela di poesie e prose all’incrocio fra calcio e “autobiografia”, A.B.C. Chievo (Firenze, Passigli, 2013; prefaz. di Massimo Raffaeli), la silloge Poesie e traduzioni del signor Czarny (Brescia, L’Obliquo, 2013) e il volume Versioni di me medesimo (Massa, Transeuropa, 2014; postfaz. di Andrea Afribo). Sue poesie sono apparse su «Galleria» (1994), «Tratti» (2002), «In Forma di Parole» (2008), «Poesia» (2012).
Alessandro Niero
(inediti)
…without shaking off the dread
that how we live measures our own nature…
Philip Larkin
Le coppie calano all’IKEA persuase
che nello spazio si celi altro spazio.
Tramite trucchi aggeggi ammennicoli
cercano scampo al realizzarsi di una sorte
comune e unica:
l’incompenetrabilità dei corpi.
Così fan tutti – anch’io rimiro l’ara
delle pareti intonacate,
mi arrendo all’horror vacui sgomentato
che il bianco e quella poca cubatura
siano lo specchio della mia comune
e unica natura.
Pertanto acquisto un parco di dettagli
dove rifrangere il mio personale
io proprio mio pluviale.
5B
Un tempo ribadivo a stilografica
la mia presenza sui poderi bianchi
dei frontespizi, aravo il territorio
con timbri date luoghi
e svolazzanti loghi.
Ora che il corpo del Tempo smagrisce
afflitto da normale anoressia
anch’io assottiglio la mia traccia, passo
dal buio vivo dell’inchiostro al grigio
delle matite
sempre più morbide a mimarmi scomparso –
alato polverìo della grafite.
Je suis là
Alla stazione termale fotografo
l’avanzata letargica d’un treno.
Gli astanti mi soppesano irretito
da quel risucchio molle d’aria quasi
fossi uno scimunito. Fra sé sibilano:
se passasse una Freccia, capirei.
Ma accodare, accordare io non saprei
verbo a quel trancio di vita scondita
che però va spiccata rubandola
a ogni partito preso,
pur se dall’altro lato d’una mini-
cinepresa.
Così risolvo in un clic di telefono
quell’ora senza nome e senza tono
dove però io sono.
Alessandro Niero (San Bonifacio, Verona, 1968) insegna letteratura russa all’Università di Bologna. In poesia ha esordito con la plaquette Tendente a 1 (Verona, Colpo di Fulmine Edizioni, 1996; presentaz. di Milo De Angelis), confluita poi, assieme ad altro, nel volume Il cuoio della voce (Roma, Voland, 2004). In seguito ha pubblicato una miscela di poesie e prose all’incrocio fra calcio e “autobiografia”, A.B.C. Chievo (Firenze, Passigli, 2013; prefaz. di Massimo Raffaeli), la silloge Poesie e traduzioni del signor Czarny (Brescia, L’Obliquo, 2013) e il volume Versioni di me medesimo (Massa, Transeuropa, 2014; postfaz. di Andrea Afribo). Sue poesie sono apparse su «Galleria» (1994), «Tratti» (2002), «In Forma di Parole» (2008), «Poesia» (2012).
Fotografia di proprietà dell’autore