Ksenja Laginja
Ventitré modi per sopravvivere
Kipple Officina Libraria, 2021
ph Giulio De Paoli
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Anche se autrice e prefatore negano intenzioni speculative o rievocazioni esoteriche attorno al numero 23 – ché si tratterebbe, alla fine, solo di una dimostrazione del “potere consolatorio della ripetizione” – le ventitré poesie di questa raccolta, sulle pari declinazioni del numero 23, ci dicono molto altro. Ci dicono, ad esempio, che proporre “ventiré modi per sopravvivere” sullo base della sola variazione di contesto e significato di un numero è operazione ardita e suggestiva. I testi sono molto brevi, una o due strofe in verso libero, e ciascuno reca, in calce alla pagina, il proprio 23 (le ventitré lettere dell’alfabeto latino, il 23 quale numero atomico del vanadio, le 23 coltellate inferte a Cesare, i 23 gradi di inclinazione dell’asse terrestre… addirittura il 23 dell’equazione di Valenzetti che “basata su specifici geroglifici egizi indica quanto tempo manca alla fine del mondo”). Il confronto tra numero e parola è lucido e razionale: Alla fine della conta/ resteranno queste solitudini/ biologiche, particelle/ ripetibili che smuovono/ il quando senza un dove;/…/ questa apparenza/ è il nostro fine. Al poeta dunque il compito di sempre, quello d’intermediario tra mondi e linguaggi lontani. Un lavoro notevole perché, nonostante la potenza evocatrice di questo polisemico numero primo, la parola poetica è controllata, pesata e governata, chiamata com’è a dare istruzioni di sopravvivenza e a mantenersi fedele a ciascun significato. Ksenja Laginja rivela solo la fonte, la descrive, talvolta osa di più e qualcosa predice. Tutte le derive misteriche, invece, sono lasciate al lettore, avverranno solo nella sua mente.
Antonio Fiori
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Ksenja Laginja è nata a Genova, vive e lavora tra la sua città e Roma dove alterna alla sua attività letteraria e pubblicitaria una ricerca sull’illustrazione legata al mondo del Fantastico. Ha esordito con Smokers Die Younger (Annexia edizioni, 2005), a cui ha fatto seguito Praticare la notte (Ladolfi Editore, 2015). Nel 2020 ha vinto i premi “Europa in Versi” e “Arcipelago Itaca”, nella sezione inediti. Suoi testi sono presenti su antologie poetiche, blog e riviste letterarie. Co-organizza la rassegna di poesia e musica elettronica Poème Électronique.
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III
Incompiuti e rari
come il vanadio
siamo metalli saldati
nella rabbia, processo
ossidativo in esilio.
Chimica atomica ventitré
la bilancia pende
nomina 50,94.
Hanno peso le vocali
indugiano sulla lettera
la consonante in bilico
nella periodica sconfitta.
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Il vanadio è l’elemento chimico di numero atomico 23 e di peso atomico 50,94 u. Si trova sotto forma di composto in certi minerali, ed è un metallo di transizione duro, grigio argenteo, duttile. Puro si trova raramente in natura. La formazione di uno strato di ossido stabilizza il metallo libero contro ulteriori ossidazioni.
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VII
I colpi giunsero violenti
e ci nominarono ventitré
volte alla sorgente di tutto;
all’appello corrisponde
un affondo, la vocazione
naturale al tradimento.
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Gaio Giulio Cesare venne assassinato con 23 coltellate il 15 marzo del 44 a.C. (Idi di marzo)
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X
Questa è la rivelazione
enunciarsi divisibili per uno
e per se stessi, l’amore
rivendica sempre tutto.
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23 è un numero primo di Eisenstein.
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XIII
Resteremo inclinati a terra
pallidi e impenetrabili
nel roteare senza destinazione
apparente, comprenderemo
la successione degli eventi
arriveremo a conoscere l’esilio
che ci hanno imposto.
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L’asse terrestre è inclinato di circa 23°, ma può variare ciclicamente.