I SOGNI DEL MATTINO
I sogni del mattino
mi ricordano che
l’inconscio è strutturato
come un linguaggio
eppure non ha
niente da dirmi
che io non sappia già.
Al risveglio rimangono parole
o brandelli di conversazioni
ascoltate in metropolitana:
il segreto per un rapporto
duraturo è l’assenza di dialogo,
stamattina il boss del brand era
angry al punto che ho temuto per la
mia incolumità, pensavo di rifarmi
l’ombelico tale e quale a quello di
Emily Ratajkowski.
Penso al centro commerciale più grande
d’Italia e alla sfilza di negozi chiusi, alla
burocrazia dei rapporti sentimentali, a un
appuntamento dall’otorinolaringoiatra, agli
anziani che fanno tai-chi la domenica mattina
ai Giardini Montanelli, a un’altra strage di
migranti, alla riproduzione di una crocifissione
di Masaccio, i corpi a galla nel Mediterraneo.
È da troppo tempo che non nevica: esistono
solo i fatti, non le interpretazioni.
I SOGNI DELLE COSE
Fanno sogni le cose
si affezionano alle case
immaginano una vita
svincolata dall’obsolescenza
programmata, pregano di
essere riparate sopra ogni
altra cosa. L’odio per il
consumismo non è una postura
ideologica, semmai una questione
di sopravvivenza come quando
sperano di non essere lanciate
con violenza nei litigi familiari:
vorrebbero chiudersi in se stesse
ogni volta che si aprono le ostilità.
Testimoni silenziose,
se potessero consegnerebbero
intere vite all’eternità.
QUALCOSA RITORNA
Si cresce per consapevolezze
progressive
immaginando soluzioni
che non si rivelano mai
definitive.
Prima o poi qualcosa ritorna
fosse anche solo un certo
modo di sorridere o arrossire,
un intercalare alla moda
cioè nel senso
o un messaggio appena
prima di andare a dormire
in una notte che non somiglia
a nessun’altra.
Abbiamo aspettato treni
in stazioni di provincia
pregando che il sole
facesse la sua comparsa,
un biglietto nella tasca
interna della giacca
per raccontare in modo
sommario un desiderio
di assoluto, la voce
dell’altoparlante che
gracchiava nomi di paesi
in cui la vita si ripete
sempre uguale.
La salvezza era tutta
in uno sguardo rivolto
altrove: l’acqua del
distributore automatico
come una fonte battesimale.